Sundown di Michel Franco – Farsi una nuova vita ad Acapulco | Recensione | Venezia 78

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Sundown

Dopo il Leone d’Argento vinto con Nuevo Orden nella scorsa edizione di Venezia, Michel Franco torna alla Biennale con un nuovo film, che lo vede nuovamente dirigere Tim Roth, già nel cast di Chronic, pellicola del 2015 del regista messicano. Franco torna a Venezia con Sundown, pellicola ambientata ad Acapulco e che vede nel cast, oltre al già citato Roth, anche Charlotte Gainsbourg, Iazua Larios, Henry Goodman, Albertine Kotting McMillan e Samuel Bottomley.

Alice e Neil Bennett sono il cuore di una ricca famiglia inglese, in vacanza ad Acapulco con i giovani Colin e Alexa, finché un’emergenza arrivata da lontano non interrompe il loro viaggio. Quando si sconvolge un saldo ordine familiare, vengono allo scoperto tensioni inaspettate e Neil cercherà di abbandonare la famiglia e farsi una nuova vita.

SundownSundown era sicuramente uno dei film più attesi, vista la premiazione di Nuevo Orden dello scorso anno, ma è anche quanto di più diverso ci si potesse aspettare rispetto al precedente lungometraggio di Franco: siamo di fronte infatti ad un film breve, della durata di circa ottanta minuti, i cui eventi principali potrebbero benissimo essere raccontati in un mediometraggio; nella prima ora siamo di fronte infatti ad un ripetersi delle routine giornaliere del protagonista, con le principali svolte narrative che arrivano negli ultimi venti minuti di pellicola. E’ questo sicuramente uno degli aspetti più controversi e discutibili di Sundown, che soffre di un ritmo narrativo davvero lento, dove per due terzi della pellicola siamo di fronte alla routine giornaliera di un uomo che trasmette una potentissima e quasi insopportabile apatia nei confronti del mondo e della propria famiglia.

L’apatia di Neil è splendidamente resa da un Tim Roth incredibile, che riesce nel compito di rendersi totalmente insopportabile, proprio a causa della sua apatia, agli spettatori, portando in scena uno dei personaggi più intollerabili che ci si possa immaginare: ennesima grande prova per un attore che non ha bisogno di presentazioni e non ha più nulla da dimostrare, coadiuvato da un’ottima Charlotte Gainsbourg e dal resto del cast decisamente azzeccato, perfettamente nella parte e vero punto di forza della pellicola di Michel Franco.

Sundown

E proprio il regista ha voluto dare alcuni indizi sul significato della pellicola, che si concentra sullo studio dei personaggi e delle dinamiche familiari in un ambiente che non sia quello domestico:

“Non è un caso che Sundown sia ambientato ad Acapulco. È sconvolgente per me vedere la città in cui ho passato le vacanze da bambino trasformata in un epicentro di violenza. Sundown nasce dalla necessità di esplorare un luogo che sembra sempre più distante ed estraneo. L’esplorazione di tutte le prospettive che emergono ad Acapulco è anche uno studio sui personaggi, e un’analisi di dinamiche familiari. Il sole occupa un posto di primaria importanza: colpisce sempre in modo aggressivo e diretto. L’immagine deve assolutamente riflettere due cose: gli stati emotivi dei protagonisti, e la prorompente violenza attorno a loro.”

Sundown è un film che possiamo definire “strano”: un ritmo narrativo che potrebbe stancare ed affaticare lo spettatore rischia di rovinare l’esperienza di una pellicola che può fregiarsi di un grande regista e soprattutto di un grande protagonista, dando vita ad un lungometraggio che potrebbe non essere apprezzato da tutti, pur avendo una buonissima qualità complessiva ed alcuni sviluppi narrativi decisamente interessanti.

RASSEGNA PANORAMICA
Sundown
5,5
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Ho 23 anni, vivo a Perugia e studio a Roma. Dirigo, scrivo e produco cortometraggi per la Nostalghia Prod., società di produzione da me creata e diretta. Ho all' attivo 16 cortometraggi diretti da me, oltre che altri 16 solamente prodotti. Scrivo e collaboro per RedCapes.it da Gennaio 2019.
sundown-di-michel-franco-farsi-una-nuova-vita-ad-acapulco-recensione-venezia-78Sundown è un film che possiamo definire "strano": un ritmo narrativo che potrebbe stancare ed affaticare lo spettatore rischia di rovinare l'esperienza di una pellicola che può fregiarsi di un grande regista e soprattutto di un grande protagonista, dando vita ad un lungometraggio che potrebbe non essere apprezzato da tutti, pur avendo una buonissima qualità complessiva ed alcuni sviluppi narrativi decisamente interessanti. 

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