A partire da oggi è ufficialmente disponibile su Netflix la seconda stagione di Tenebre e Ossa (Shadow and Bone), la serie tv fantasy basata sul famoso “Grishaverse” di Leigh Bardugo, l’universo immaginario creato dall’autrice statunitense per i suoi celebri romanzi. Prodotta da 21 Laps Entertainment, la stessa casa di produzione dietro Stranger Things e il ciclo di Una Notte al Museo, sviluppata da Eric Heisserer (Arrival, Bird Box) e affiancato da Daegan Fryklind per la seconda stagione (che aveva preso parte anche alla prima in veste di sceneggiatrice), Tenebre e Ossa sta lentamente prendendo posto al fianco dei progetti originali Netflix di punta più ambiziosi e amati dal pubblico.
Abbiamo avuto l’occasione di vedere gli episodi in anteprima, e vi riportiamo il nostro parere senza spoiler, insieme ad una guida che speriamo vi aiuti a navigare meglio il vasto universo Grisha.
La fuga di Alina Starkov (Jessie Mei Li) è destinata ad avere vita breve; l’evocaluce si ritroverà presto alle prese con un compito ben preciso: abbattere la faglia d’ombra e salvare il suo paese dalla distruzione. Questa volta il gioco si fa più difficile: le creature che abitavano nell’oscurità sono in grado di uscirvi e sterminare tutto ciò che incontrano nel loro cammino, guidati dalla volontà del temibile Generale Kirigan (Ben Barnes) . Per riuscire nella sua missione Alina sarà costretta a stringere nuove alleanze e a ricongiungersi con la banda di ladri che l’aveva inaspettatamente aiutata a fuggire. I Corvi (Freddy Carter, Amita Suman, Kit Young) torneranno ad aiutarla, ma non prima di venire a capo di questioni irrisolte nel loro piccolo mondo.
Se non avete mai sentito parlare di questa saga o non vi è ancora capitato di imbattervi nella serie tv non preoccupatevi; sono qui per darvi un’infarinatura generale su quello che secondo molti è uno dei fantasy Young Adult migliori degli ultimi anni. Si tratta di un ciclo di racconti ambientati in un mondo alternativo di influenza “steampunk”, ispirato alla Russia Zarista e agli stati Europei di fine 800′. Un universo popolato da essere umani e da individui capaci di manipolare la materia, i cosiddetti “Grisha”, che lottano per essere accettati da chi li guarda con disprezzo e paura o li avvicina soltanto per sfruttarli e trarre profitto dalle loro innaturali capacità. L’antologia del Grishaverse, edita da Mondadori, si suddivide in:
- Trilogia di Tenebre e Ossa; segue la classica linea drammaturgica dell’eroe riluttante che si ritrova tra le mani un potere diverso dal comune e ha il compito di “salvare la situazione”. Si svolge a Ravka, la nazione dove i Grisha hanno apparentemente trovato una casa grazie ad un misterioso generale “evocaombre” che li addestra per arruolarli nel Secondo Esercito della nazione. Qui Alina Starkov, una semplice cartografa del Primo Esercito (l’armata composta da persone senza poteri), scopre di essere l’unica Grisha al mondo capace di manipolare la luce. L’intera trilogia ruota intorno alla sua “battaglia” per la distruzione della faglia nera, un immensa distesa di oscurità che ha diviso Ravka a metà, portandola sull’orlo del collasso.
- Dilogia di Sei di Corvi; ambientata a Ketterdam, la vasta capitale portuale di Kerch conosciuta per essere al centro del commercio. Simile all’Amsterdam del diciottesimo secolo e con richiami alle cupe atmosfere della Londra vittoriana, la città è la culla nella quale viene offerto ad una banda di giovani ladri (i Corvi) un lavoro quasi impossibile; liberare uno scienziato da una fortezza militare inespugnabile per fermare la diffusione di una pericolosa droga da lui ideata che rende incontrollabili i Grisha.
- Le vite dei Santi; una raccolta di storie che raccontano le vite dei personaggi folkloristici e mitologici venerati dai protagonisti dei libri precedenti, i cosiddetti Santi.
- Dilogia di Nikolai; segue le vicende di Nikolai, il principe di Ravka, che si ritrova alle prese con le conseguenze geopolitiche degli avvenimenti finali della trilogia e alla scoperta di una terribile forza magica che era rimasta addormentata nelle fondamenta del suo regno.
La particolarità della serie tv sta nell’amalgamare elementi presi da tutto il filone scritto pur restando fedele all’essenza del materiale di partenza. Lo showrunner e sceneggiatore Eric Heisserer ci introduce la prima stagione con la storia di Alina e gli eventi del primissimo libro, creando una nuova linea temporale in cui i protagonisti di Sei di Corvi si ritrovano immersi in prima persona nelle vicende di Tenebre e Ossa. Per farlo ha utilizzato una sorta di backstory inedita che vuole andare a raccontare i Corvi prima del famoso colpo che li ha resi noti ai lettori. Una scelta che ha fatto storcere il naso agli appassionati dei libri, e che appare abbastanza forzata nella prima stagione per via di alcuni personaggi che risultano troppo distaccati dalla trama principale.
Il vasto cast corale disorienta lo spettatore che non ha letto l’opera di partenza, e rende molto difficile capire il motivo della loro presenza all’interno della narrazione che sembra prendere una strada completamente diversa. Ciò accade in modo perspicuo con Nina e Matthias, che si avvicinano agli altri soltanto alla fine. Nella seconda stagione questo difetto strutturale viene quasi del tutto eliminato. Viene data equa importanza ai personaggi della trilogia e a quelli della dilogia, che finalmente iniziano a prendere forma e a mostrare i connotati che li hanno fatti amare da pubblico. Heisserer è molto affezionato ai Corvi, la sua idea iniziale era infatti quella di adattare una serie tv basata solo sull’omonimo romanzo, ma è dovuto scendere ad un compromesso perché Netflix riteneva necessario un preambolo per introdurre il vasto universo grisha e le meccaniche alla base della sua magia. Proprio per questo si è scelto di iniziare da Tenebre e Ossa, anche se i piani per il futuro sembrano essere altri, e da questa seconda stagione si evince in modo chiaro l’obiettivo del colosso streaming; quello di arrivare alla dilogia di Nikolai (Patrick Gibson) e chiudere la saga nella sua interezza, seppur apportando alcuni cambiamenti.
A tal proposito consigliamo anche una rilettura di Le Vite dei Santi, in quanto prende inaspettatamente un posto significativo all’interno della sceneggiatura dei nuovi episodi. Leigh Bardugo stessa si è dichiarata sorpresa e allietata quanto noi nello scoprire l’escamotage adottato dagli sceneggiatori per anticipare quello che avverrà nelle prossime stagioni. Il team di sceneggiatori composto da Heisserer, Shelley Meals, Christina Strain, Vanya Asher e Daegan Fryklind ha guadagnato nuove aggiunte: Donna Thorland e Nick Culbertson, tutti con pochi crediti alle spalle ma con molte idee originali che hanno sicuramente aiutato il prodotto a raggiungere il risultato finale, correggendo alcuni espedienti narrativi non del tutto funzionali nei libri. Grazie al nesso tra le due trame vengono eliminati dei punti morti che rendevano gli ultimi due capitoli della trilogia (Assedio e Tempesta e Rovina e Ascesa) lenti e confusionari. Il montaggio alterna la dinamicità delle azioni dei Corvi alle prese con una vendetta che li porterà a salire di rango nella gerarchia della criminalità di Ketterdam, e il lungo viaggio di Alina alla ricerca delle misteriose creature che l’aiuteranno ad amplificare il suo potere e distruggere una volta per tutte la faglia d’ombra. Come se i protagonisti di Peaky Blinders si trovassero improvvisamente immensi nell’universo di The Witcher. Quella che ne deriva è una stagione più coinvolgente, pregna di azione e novità. Sbalordirà anche i più fedeli fan della saga e neanche loro saranno capaci di prevederne gli avvenimenti, si spera in modo positivo.
Oltre ai nuovi sceneggiatori abbiamo anche un nuovo team di registe interamente al femminile; Bola Ogun, Laura Belsey, Karen Gaviola e Mairzee Almas. Le cinque padroneggiano l’azione e il dramma in modo efficiente, dando vita a degli episodi che salgono di livello sotto il punto di vista tecnico rispetto alla prima stagione e alla struttura prevalentemente scolastica. Ad aiutarle ci sono soprattutto le nuove macchine da presa a disposizione e gli effetti speciali ben realizzati. La serie ha chiaramente ricevuto un aumento il budget che è stato sfruttarlo al meglio dagli showrunner. Possiamo dedurlo dai risultati impeccabili del reparto tecnico e creativo. La costumista Wendy Partridge (Thor: The Dark World, Underworld) è riuscita, insieme al suo team, a portare alla luce la multiculturalità presente all’interno del Grishaverse, con costumi che si ispirano alla Russia imperiale, alla tradizione celtica, ai colori dell’Africa Occidentale e all’abbigliamento tradizionale di Cina e Mongolia, il tutto lavorando a stretto contatto con consulenti culturali che hanno aiutato a mantenere l’autenticità degli abiti. Anche il reparto scenografia ha lavorato al meglio, rendendo finalmente viva la città di Ketterdam, la protagonista indiscussa di Sei di Corvi. Le viene donata la giusta attenzione di cui aveva bisogno per apparire come una grande città tridimensionale, con il suo fascino pericoloso e accattivante ispirato a città industriali del diciannovesimo secolo come Amsterdam, New York e Londra, insieme all’energia della vita notturna tipica della Parigi dello stesso periodo.
Possiamo aggiungere alla lode anche le numerose scene articolate intorno al cosiddetto “fanservice” (in modo letterale “dare ai fan quello che vogliono”), espediente adottato dagli sceneggiatori che hanno preso in prestito interi dialoghi direttamente dalle pagine dei libri e li hanno lasciati recitare agli attori per filo e per segno, senza risultare eccessivi ai fini della trama o fuori contesto. Lo stesso cast si riconferma all’altezza del ruolo, tra veterani e nuovi arrivati, tutti riescono a onorare i personaggi. Spiccano tra le performance quella di Freddy Carter nei panni di Kaz Brekker, il ragazzo a capo dei Corvi, che diventa un personaggio centrale al pari di Alina (Jessie Mei Li) e Amita Suman nei panni di Inej Ghafa, che riesce a rispecchiare sullo schermo tutta la forza e la vulnerabilità che caratterizzano la famosa spia dei Corvi. Come nota finale consigliamo di guardare la serie in lingua originale, poiché nonostante il doppiaggio italiano sia ben fatto per i personaggi principali, con voci riconoscibili del panorama del doppiaggio italiano, nei nuovi personaggi e nelle voci in sottofondo si lasciano sfuggire gran parte dell’impeccabile lavoro David Peterson, il linguista glottoteta conosciuto per aver creato le famose lingue fittizie parlate in “Il Trono Di Spade”, e che in questo caso ha ideato ben cinque nuove lingue originali per dare una reale identità a tutti i personaggi che popolano il Grishaverse.
Se la prima stagione gettava le basi e ci lasciava con buone premesse questa non fa che soddisfare tutte le nostre aspettative. Mettendole a confronto non possiamo non notare come la seconda stagione sembri essere uno sviluppo definitivo e concreto di quello che gli autori volevano realmente mostrare, e che nella prima stagione veniva fuori solo in parte, penalizzati dalle difficoltà produttive e dal budget limitato. In un mondo saturo di adattamenti di altri media è facile perdere di vista molte cose, e serie come Tenebre e Ossa meriterebbero una maggiore risonanza mediatica nel panorama delle serie tv fantasy, che sembrano essere alla ribalta nell’ultimo periodo. Netflix ha dimostrato di essere disposto ad investire nel progetto e a portarlo avanti, ma tutto dipenderà dagli ascolti che porterà, come accade per ogni prodotto della piattaforma, e da come sarà recepito dal pubblico.
La seconda stagione di Tenebre e Ossa è disponibile a partire da oggi, 16 marzo 2023, in esclusiva solo su Netflix. Di seguito il trailer ufficiale della serie: