Ha fatto il suo debutto giovedì 16 novembre su Netflix la prima parte della sesta ed ultima stagione di The Crown. La sesta stagione riprende un anno dopo la fine del matrimonio tra Lady Diana Spencer (Elizabeth Debicki) e il Principe Carlo (Dominic West), mostrandoci la neo divorziata Diana intrattenere una vita mondana e finire in maniera ricorrente sui tabloid internazionali. La vita di Diana ed i continui tentativi di Carlo di dare legittimità al suo rapporto con Camilla Parker Bowles (Olivia Williams) sono al centro di questi primi quattro episodi, che seguono l’avvicinamento tra Diana e il figlio di Mohamed Al-Fayed (Salim Daw), Dodi Al-Fayed (Khalid Abdalla). A complicare le cose per l’ex coppia reale, ci sarà anche la gestione dei figli, il Principe William (Rufus Kampa) e il Principe Harry (Fflyn Edwards), che diventano armi di questa diatriba e iniziano a mostrare i primi effetti della pesante situazione.

Peter Morgan con questa stagione ci dimostra ancora una volta come il giusto casting possa essere veramente la chiave di volta di una produzione di qualità. Infatti, la storia di Diana poteva essere gestita in tanti modi e tutti avrebbero portato una certa gravitas anche e soprattuto a causa della storica tragedia che aleggia come un fantasma su tutta questa prima parte, ma a fare di questi epidosi e anche della quinta stagione una perla è soprattutto Elizabeth Debicki, l’attrice che è riuscita in queste ultime due stagioni a diventare una perfetta Diana. La scrittura di Morgan e l’interpretazione della Debicki sono croce e delizia di questo primo ciclo di episodi.

Morgan avrebbe tranquillamente potuto mettere al centro la vita mondana della Principessa di Galles, ma non lo fa in maniera preponderante, bensì mettendo anche in luce il suo lato umano e le sue opere di bene, sia come ambasciatrice per il disarmo delle mine anti uomo sia come portavoce del lato più umano della corona. Diana in questa stagione ha trovato la sua strada, mentre Carlo cerca attivamente di seguire quella che è la sua “Way forward”, un progetto ambizioso che per ora trova davvero poco interesse nella famiglia reale: lo spettatore percepisce la stanchezza e la delusione di Carlo, sempre grazie alla ottima interpretazione di Dominic West. Infatti, anche sul personaggio del Principe, Morgan svolge un lavoro eccezionale decidendo di mostrare sia l’uomo che l’erede al trono, con tutti i suoi dilemmi e i sentimenti contrastanti verso Diana e verso al corona.

The Crown 6The Crown ha da sempre mostrato numerosi personaggi concentrandosi sulla natura umana di essi, mai giudicandoli: lo ha fatto con Winston Churchill (John Lithgow) nelle prime stagioni, con la Principessa Margaret (Vanessa Kirby) e lo fa anche in questi primi quattro episodi della sesta stagione, ma se c’è un personaggio che suscita astio nello spettatore e di cui non si vede quasi un fondo di umanità è Al Fayed, soprannominato Mou Mou, un uomo che viene così consumato dal desiderio di essere qualcuno all’interno del regno e che incastra nelle sue macchinazioni anche il figlio. Dodi, interpretato in maniera convincente da Khalid Abballa, è un figlio che cerca disperatamente l’amore del padre ed ora deve gestire anche l’amore per Diana e la posizione che a breve prenderà a causa di questa relazione appena nata. Una relazione che viene dipinta con un piglio reale e come tutte le relazioni ne descrive i momenti piacevoli e quelli spiacevoli, mostrandoci sia quanto ci sia di sincero amore e quanto sia invece una costruzione di Mou Mou.

Oltre alla vita di Diana, Carlo e degli Al Fayed, la serie trova ancora il modo di dare spazio agli attuali regnanti, la Regina Elisabetta (Imelda Staunton) combattuta sempre tra la famiglia e la corona, con un Principe Filippo (Jonathan Pryce) che sempre di più incarna quest’ultima. In questi primi quattro episodi, infatti, i due regnanti sembrano immagini residuali di una vecchia monarchia che deve essere portata nel nuovo millennio. Questa idea viene espressa in maniera convincente dagli atteggiamenti dei due attori, in privato rimuginanti ma stoici e apparentemente inscalfibili in pubblico. Morgan non dimentica però che anche loro sono essere umani e ne mostra tutta l’umanità soprattutto nella puntata “Aftermath” che va a concludere la prima parte della stagione e che ci mostra due personaggi che, seppur ancora ingessati, lasciano spazio all’umanità.

The Crown si conferma una delle produzioni di Netflix più convincenti e che migliora di stagione in stagione, che corregge i propri errori e non asseconda la morbosità delle storie, ma si pone un obiettivo, ossia mostrare la vita della corona, scevra di complotti, giudizi o altro. Così come nelle precedenti stagioni non c’è giudizio ma solo storia ed essere umani. Peter Morgan è fedele alla storia, non travisa, non espande, se non con libertà artistiche intime sui personaggi che portano umanità ai monarchi, mentre la storia si dipana brutale davanti agli occhi degli spettatori. The Crown non sarebbe sicuramente però la stessa cosa senza Victoria Stable, scomparsa lo scorso 3 maggio, che viene anche omaggiata nei crediti della quarta puntata. Stable è stata colei che ha permesso che la serie rasentasse la pedissequa narrazione storica, ed il suo lavoro di archivista si vede in tutte le sei stagioni dello show, la sua conoscenza della famiglia reale e la sua ricerca hanno reso questa serie quello che è ora, un gioiello da vedere e rivedere. La seconda e ultima parte di The Crown Stagione 6 è attesa per il 14 Dicembre su Netflix e dopo questa prima parte non vediamo l’ora di vedere la conclusione della serie ideata da Peter Morgan.


La prima parte della sesta e ultima stagione di The Crown è ora disponibile su Netflix. Di seguito il trailer ufficiale:

RASSEGNA PANORAMICA
The Crown: Stagione 6 Parte 1
8
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Sono Luca, fin da piccolo mi sono interessato ai fumetti e successivamente alle serie tv, quando mi è stata data la possibilità di parlare delle mie passioni mi sono ficcato in questo progetto. PS: Ryan Ottley mi ha chiamato Tyrion non ricordandosi il mio nome.
the-crown-stagione-6-parte-1-il-fantasma-della-tragedia-recensioneThe Crown si conferma una delle produzioni di Netflix più convincenti e che migliora di stagione in stagione, che corregge i propri errori e non asseconda la morbosità delle storie, ma si pone un obiettivo, ossia mostrare la vita della corona, scevra di complotti, giudizi o altro. Così come nelle precedenti stagioni non c'è giudizio ma solo storia ed essere umani. Peter Morgan è fedele alla storia, non travisa, non espande, se non con libertà artistiche intime sui personaggi che portano umanità ai monarchi, mentre la storia si dipana brutale davanti agli occhi degli spettatori. The Crown non sarebbe sicuramente però la stessa cosa senza la scomparsa Victoria Stable, che viene anche omaggiata nei crediti della quarta puntata. Stable è stata colei che ha permesso che la serie rasentasse la pedissequa narrazione storica, ed il suo lavoro di archivista si vede in tutte le sei stagioni dello show, la sua conoscenza della famiglia reale e la sua ricerca hanno reso questa serie quello che è ora, un gioiello da vedere e rivedere.

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