Un film sconvolgente, The Perfect Candidate della regista saudita Haifa Al Mansour è, al momento, la vera rivelazione della Biennale di Venezia 76. Prodotto interamente in Arabia, il film narra delle vicende di un medico donna (Mila Al Zaharani) alle prese con un regime dittatoriale dove al vertice di tutto c’è “l’uomo”.
Mila Al Zahrani, Dae Al Hilali, Khalid Abdulraheem, Shafi Al Harthy, ottimamente diretti dalla regista de La Bicicletta verde, mettono in scena le difficoltà a cui una donna deve far fronte in una società maschilista, nella quale continuano ad esserci stereotipi di genere che condizionano scelte, comportamenti e limitano la libertà personale. Intenta a cambiare la realtà, Maryam decide di candidarsi nell’amministrazione comunale, per cercare di cambiare, nel suo piccolo, qualcosa.
La pellicola ha un fascino paragonabile a quello di un grande film d’autore occidentale, che riesce a trasformare i luoghi più disparati in piena arte visiva.
Il cast è ben amalgamato e pronto alla grande distribuzione internazionale, con le attrici secondarie che mantengono un ritmo alto e ironico nelle situazioni più disparate, pur non avendo un fascicolo di battute. L’intensità di Mila Al Zahrani è paragonabile al ruggito di un leone in gabbia che, non avendo niente da mangiare, incomincia ad aggredire tutto ciò che si avvicina al proprio confine. L’evoluzione del suo personaggio è ben stabile e scritta in pieno regime occidentale ma, al contrario del nostro classico “Woman Power”, in The Perfect Candidate troviamo un reale motivo per avere un incisivo potere.
Vedere delle donne che non possono decidere chi votare o dove andare, per paura del proprio “tutore uomo”, mostra la tristezza abissale di situazioni attuali e reali.
Registicamente parlando il lavoro Haifa Al Mansour non ha nulla di così eclatante, ma troviamo dei piani totali esterni che sono tremendamente incisivi nell’oculare del visore, tanto che sembra quasi di memorizzarli tutti senza consapevolezza. Le immagini sono in una chiara evidenzia materna, con una responsabilità da percepire, che rende la chiave di visione molto più complessa rispetto agli altri film alla quale siamo abituati. Parliamo dunque di tecnicismi poco evidenti, ma il tutto riesce a passare in secondo piano grazie ad una trama senza troppi artefatti ma con un grande spirito d’iniziativa, che ci ricorda come ancora oggi, in parte del mondo arabo, ci sia una censura totalitaria sulle donne e sull’arte.
Dopo aver visionato questo prodotto bisognerebbe riflettere in modo denso sulle reali possibilità e libertà che abbiamo, e che ancora oggi non riusciamo a capire quanto fortunati siamo. The Perfect Candidate si rivela essere un film forte, godibile ed ironico Interpretazione maestrale e trama succulenta riusciranno a tenervi incollati allo schermo, anche se non è sicuramente una pellicola per tutti.