No, non c’è nessuna calma prima della tempesta in realtà nel nuovo blocco di episodi di The Witcher su Netflix. Ma in confronto a quello che sembra possa accadere nelle restanti tre puntate che arriveranno in streaming a fine luglio allora sì, quello che si assiste in questo Volume 1 della terza stagione delle avventure dello strigo di Henry Cavill si può benissimo definire così. La calma (o forse meglio la “calma”, sì) prima della tempesta. Vien facile capire allora per quale motivo la piattaforma streaming abbia deciso di dividere il terzo capitolo di The Witcher in due parti: una prima di costruzione e una seconda – ci si può aspettare – di completamento del climax narrativo, che verosimilmente dovrebbe portare alla chiusura di un buon numero di linee narrative della serie. In ogni caso, bisognerà aspettare il 27 luglio per poter capire cosa riserverà la chiusura della terza stagione per il passato del Continente e soprattutto per il futuro. Per il momento, quindi, meglio concentrarsi sul presente.

Mentre re, maghi e anche mostri cercano per tutto il Continente di catturarla, Geralt (Henry Cavill) continua a protegge Ciri (Freya Allan) aiutato anche da Yennefer (Anya Chalotra), incaricata dallo strigo di insegnare alla giovane principessa di Cintra come sfruttare i suoi poteri magici. Il loro viaggio li porterà verso Aretutza, con l’obiettivo di aiutare e proteggere Cirlla nella fortezza. Tuttavia, intrighi politici, magia e tradimenti hanno ormai avvelenato tutto il Continente e nulla è come sembra.

Nulla è come sembra e infatti c’è da fare attenzione, guardando The Witcher. Arrivati alla terza stagione lo si è ampiamente capito: questa è una di quelle serie che vanno guardate restando molto concentrati, se non altro per il gran numero di personaggi che ormai è protagonista delle vicende. Si è lontani, certo, da quel tipo di narrazione tipica della prima stagione e il ritmo è più simile a quello della seconda, con una storia raccontata in maniera più lineare, in favore del colpo di scena, dietro l’angolo e pronto a tenere incollati allo schermo.

The Witcher

Una Questione di Dettagli

I fan dei videogiochi e ancor prima quelli dei libri lo sanno bene: uno strigo nel mondo di The Witcher concepito da Andrzej Sapkowski gira per il continente con due spade. Una in ferro per i nemici umani e una in argento per i mostri, deboli e vulnerabili a quel materiale. E la prima stagione, pur non mostrando un Geralt di Rivia costantemente con due spade sulla schiena, aveva dato qualche indizio in tal senso, mostrando per esempio il protagonista intento a prendere una spada diversa e riporre la precedente nelle sacche di Rutilia. Dettagli, che fanno piacere, certo, ma pur sempre dettagli.

Si tratta però di un dettaglio che rendeva molto bene l’essenza della prima stagione di The Witcher: quella di raccontare una storia che fosse in qualche modo anche fedele ai racconti di Sapkowski, andando a far felici praticamente tutti. La stessa struttura episodica – nel vero senso della parola – sembrava quasi ripercorrere le raccolte di racconti della saga letteraria, per abbracciare un linguaggio seriale più televisivo solo quando i nodi vengono al pettine nelle ultime fasi della prima stagione, quando allo spettatore è palese l’artifizio delle linee temporali sfalsate. Dalla seconda stagione in poi, com’è noto, viene scelto un approccio più lineare, per raccontare sin da subito la storia portante, anche perché ormai i protagonisti – se non tutti, in parte – si sono riuniti e quindi è più sensato seguire la narrazione invece che continuare a stagnare nella ricerca di qualcosa di eccessivamente complesso (più che complicato).

Scelta che nel caso del secondo capitolo si è rivelata vincente, anche perché quel blocco di episodi si portava con sé l’inserimento di una serie di elementi ancora molto cari al fan letterario/videogiocatore di The Witcher: Vesemir, Kaer Morhen, Nivellen, la bruxa, il leshen e, soprattutto, la Caccia Selvaggia. Insomma, gli elementi da inserire erano tanti e il ritmo doveva essere per forza di cose più serrato, proprio perché non c’era da perdere tempo. Si stava entrando quasi in una nuova era della serie, nonostante ci fosse alle spalle appena una sola stagione. La scelta di Lauren Schmidt Hissrich quindi si rivelò corretta e su Netflix arrivò una serie sicuramente più semplice ma comunque di pari livello e che anzi, in un certo senso, raccontando la sua storia, finiva per alzare la posta in palio.

Proprio per questi motivi, è un peccato constatare che questa prima parte della terza stagione non è all’altezza della precedente in termini di narrazione. Lo show Netflix decide di continuare sulla strada della storia lineare, saltando qua e là per seguire i vari personaggi, che ora sono riuniti, ora separati e poi nuovamente riuniti. Insomma, si è nei canoni più classici di una trama d’avventura. Una trama d’avventura che, però, soffre terribilmente di problemi di ritmo. In questa terza stagione di The Witcher si parla veramente tanto e questo di base non è un male. Perché in un mondo in cui ci si sta per affacciare su una grande guerra è giusto che ad avere la meglio siano le parole, le spiegazioni e le intenzioni. Ma spesso e volentieri i personaggi della serie si perdono in dialoghi eccessivamente lunghi che non riescono ad incalzare quanto dovrebbero. Il lavoro fatto dalla sceneggiatura con Geralt, Ciri e Yennefer è quasi perfetto, perché tutta la loro impalcatura regge benissimo ed è chiara l’intenzione della showrunner di voler costruire una vera e propria famiglia (già lo era dalla scorsa stagione) che deve difendersi dal mondo esterno, ma è tutto quello che sta attorno che risulta troppo ampolloso e troppo forzato, al netto di alcune idee funzionanti ma messe in scena veramente in maniera troppo lenta.

Il tutto assume dei contorni ben più gravi se si considera che l’ultima puntata di questo Volume 1, ossia la quinta, è in realtà un piccolo capolavoro di sceneggiatura e narrazione. In questo episodio niente viene lasciato al caso e c’è una cura nei dettagli che non avrebbe fatto male anche negli eventi precedenti, evitando magari spiacevoli buchi di trama inerenti a personaggi che si incontrano per puro caso o altri che si allontanano senza che ci sia effettivamente una spiegazione. La chiusura di questa prima parte della terza stagione di The Witcher è, infatti, semplicemente sublime e perfetta. Sublime e perfetta perché prepara il terreno per questo grosso season finale che sarà lungo tre puntate e lo fa recuperando piccoli dettagli lasciati intelligentemente in giro negli episodi precedenti. Come detto, ottime idee ma inserite in un contesto decisamente poco funzionante. E vien da chiedersi allora se allontanarsi così tanto dai paletti letterari sia stata effettivamente una scelta giusta.

«Amore, quali atti si compiono in tuo nome»

Sì, è una citazione al Trono di Spade di George R.R. Martin, ma le parole di Jaimie Lannister sono perfette per raccontare l’evoluzione che hanno i protagonisti di The Witcher. In un mondo che per volere di sceneggiatura appare sempre più politicizzato e meno mostruoso (perché, bisogna arrendersi a questo messaggio banale che la serie vuole trasmettere, i mostri sono gli uomini), il rapporto che Geralt riesce a instaurare con Cirilla e Yennefer è forse l’highlight più importante di tutta la stagione.

Le scene in cui tutt’e tre i personaggi sono insieme sullo schermo sono di una tenerezza incredibile e la regia in tal senso fa un ottimo lavoro perché riesce a trasmettere una sensazione veramente familiare al pubblico, perché si ha veramente l’impressione che lo strigo, la maga e la giovane principessa si stiano godendo quel tempo insieme, salvo poi constatare l’incedere dell’ennesimo pericolo che fa tornare tutti i protagonisti – specialmente Geralt – alla (triste) realtà, quella di un Continente che quasi non ti permette il lusso di restare tranquillo. E per assurdo, questo quadretto familiare praticamente perfetto viene addirittura superato nella purezza della messa in scena dell’amore tra Geralt e Yen.

In passato il loro rapporto era stato definito quasi come esclusivamente carnale e fisico, anche perché indotto (o potenziato) dalla magia. Bene, tutto questo è stato messo da parte e una volta che lo stesso strigo riesce a mettere da parte il suo risentimento per ciò che la maga ha fatto nella seconda stagione, la serie dipinge un amore insolito per due personaggi così duri e spigolosi ma che è la diretta conseguenza di quello che vivono insieme e anche del tempo passato “in famiglia”. Una novità assoluta per Geralt, la conquista di una vita per Yennefer. Ed è forse proprio questo amore, quello tra i due e quello familiare, ad essere il motore della serie, perché adesso ci sono motivazioni vere per intraprendere determinate battaglie. Una cosa impensabile fino a qualche tempo (episodio) fa, specialmente per Geralt, visto che lo strigo è il personaggio neutrale per eccellenza. Ma insomma, amor vincit omnia e non lo si scopre di certo adesso, nel Continente.

Argento per i Mostri

Intrighi, nuove famiglie, colpi di scena. Tutti elementi che fanno parte di The Witcher e che sono fondamentali in questa versione da piccolo schermo della saga. Assolutamente. Ma se si parla di Geralt di Rivia è quasi obbligatorio parlare anche degli combattimenti all’arma bianca presenti nella serie. E per quanto ci sia tantissimo da dire, in realtà ce n’è veramente poco: le scene d’azione sono il fiore all’occhiello della serie. Tanto quelle che mostrano scontri tra umani che quelle in cui ci sono dei mostri da abbattere.

Le coreografie sono come al solito ottime e la regia accompagna bene i movimenti, permettendo al pubblico di seguire senza problemi l’azione, che in alcuni casi è veramente frenetica. Forse in alcuni momenti l’effetto al rallentatore poteva restare inutilizzato perché viene usato in un modo che non dà nulla di più veramente alla sequenza, ma comunque non si sta parlando di niente che vada a dare fastidio, ovviamente. Discorso diverso, invece, per la computer grafica. La CGI è buona, ma non sempre buona allo stesso livello. In alcuni momenti l’utilizzo è veramente ottimo, come al solito quando le scene sono in penombra. Quando invece viene utilizzata in momenti più luminosi, allora le immagini digitali prestano il fianco a una serie di incertezze che vanno un po’ a rompere l’armoniosità della scena, se paragonato a quanto si vede poi nel resto della serie. Discorso diverso invece per gli effetti speciali: utilizzati soprattutto per le arti magiche e gli effetti particellari, si può parlare di un uso ben dosato e di qualità.

La serie poi è cresciuta sotto il punto di vista registico e della fotografia, ma per una disamina più completa è meglio aspettare fine luglio, in modo tale da riuscire ad avere un giudizio complessivo su questa terza stagione.

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L’ultimo rodeo di Henry Cavill

Per parlare di tutto il cast si può rimandare ogni discorso alla recensione del Volume 2, che verosimilmente sarà composto da tre episodi della stessa cifra stilistica di questi cinque e quindi si potranno tirare le somme delle prove attoriali. Ma per Henry Cavill si può fare un discorso a parte, perché se è vero che sarà importante vedere come concluderà l’attore la stagione (sicuramente oltre a momenti action ci sarà qualcosa di emozionale ed emozionante), bisogna anche ricordarsi che questo terzo capitolo di The Witcher sarà l’ultimo con Henry Cavill nei panni di Geralt di Rivia.

Sulla sua uscita di scena si è chiacchierato tanto, motivazioni ufficiali – come spesso in questi casi – non ne sono state date e dunque i fan possono solo teorizzare: si è parlato del suo imminente ritorno nei panni di Superman e per questo l’agenda non avrebbe potuto più permettere all’attore di interpretare lo strigo, per esempio. Solo che Clark Kent non avrà più il volto di Cavill e quindi questa motivazione è venuta meno. Si è parlato del suo coinvolgimento, come vero e proprio burattinaio, nel Warhammer Cinematic Universe: da buon fan del brand, l’attore magari ha giudicato abbastanza ciò che ha fatto in The Witcher e si è detto pronto a nuove avventure. Questa delle varie teorie sembra la più accreditata e che lascia fuori tutte quelle spiacevoli chiacchiere su un Henry Cavill intrattabile sul set e che ha quasi fatto la guerra alla produzione nella realizzazione dell’ultima stagione. Difficile a dirsi, ma in qualche modo queste voci potrebbero combaciare con quelle che vogliono l’ormai ex-Geralt di Rivia fuori dalla serie per sua precisa scelta, perché ormai il prodotto stava (sta) prendendo una deriva che lo porta lontano dalle avventure letterarie e videoludiche che lo hanno fatto appassionare a questo universo.

Insomma, non si sa perché, ma si è davanti a più della metà dell’ultimo rodeo di Henry Cavill nei panni dello strigo più famoso del Continente. E forse è meglio così. Sia chiaro, niente contro l’attore inglese che anzi, ha regalato a tutto il mondo probabilmente il miglior Geralt di Rivia che si potesse desiderare. E non c’è dubbio che lo si rimpiangerà, nonostante magari un’ottima performance del suo successore, Liam Hemsworth.

The WitcherMa. C’è sempre un ma e anche questo caso non fa la differenza. Henry Cavill nel 2019 ribaltò tutte le previsioni di un disastro della serie per “aver scelto un belloccio come Superman”. Certo, quel famigerato screen test non aiutò, ma tutti erano scettici. Poi a dicembre arriva la prima stagione di The Witcher e il mondo intero è estasiato. Cavill nei panni di Geralt è semplicemente perfetto: monocorde, tutto d’un pezzo, solido, imbronciato, corrucciato. Oltre le più rosee aspettative. Se poi ci si aggiunge il lavoro fatto sulla voce, che assomiglia terribilmente a quella di Doug Cockle, doppiatore di Geralt nei giochi di CD Projekt RED, ecco allora che tutto il pubblico non può che essere d’accordo sul fatto che ci si trovi davanti al casting più azzeccato degli ultimi anni.

Poi, però, qualcosa cambia. Qualcosa cambia nella serie, non in Henry Cavill. Come già detto, la narrazione diventa più serrata, ci si allontana dall’immaginario che i fan conoscono e anche le sfumature di Geralt sono diverse. Appunto, ci si ritrova davanti ad un Geralt più morbido, più dolce, più paterno. E questo è qualcosa che in realtà nei libri già è successo, ma vederlo in carne e ossa è qualcosa di diverso. Vederlo con le espressioni di Henry Cavill, che prima era stato bravissimo nell’essere imperscrutabile e anzi, quasi imbarazzato davanti ai sentimenti, è in un certo senso sbagliato. O forse strano. L’attore fa il suo e lo fa anche bene, ma finisce con l’essere troppo (troppo) espressivo per un personaggio come Geralt. Forse è una questione di abitudine, ma più probabilmente serviva un lavoro diverso sul personaggio questa volta: un lavoro che permettesse di evidenziare quella scala di grigi che stava portando Geralt a diventare più aperto e perché no, anche più fragile. Lo si ripete, Henry Cavill non sbaglia l’interpretazione del personaggio. Solo serviva qualcosa di diverso, di più profondo e approfondito.

The Witcher

Il Mondo Brucerà

Questa prima parte terza stagione di The Witcher, quindi, è veramente la calma prima della tempesta. I cinque episodi rilasciati su Netflix preparano il terreno per il maxi-season finale che probabilmente chiuderà un capitolo importante della storia sul piccolo schermo del Continente e sicuramente ne aprirà un altro altrettanto importante. Resta da capire il futuro su cosa si concentrerà, ma vedendo questi episodi qualche idea già se la si potrebbe fare. Il Volume 1 è un blocco di episodi che inizia e procede, però, a rilento, con un ritmo fatti di pochi alti e troppi bassi ed è un peccato, perché gli alti sono tutti di pregevole qualità e accompagnati da scene d’azione veramente degne di nota. Tutti i difetti però quasi spariscono davanti al quinto episodio, il finale di questa prima parte: a mani basse lo spettatore guarderà una delle puntate più belle di tutte la serie, per messa in scena, musiche, artifici narrativi e colpi di scena. Certo, è un peccato constatare che non si sia riuscito a fare un lavoro di pari livello per il resto della serie, ma alla fine, seppur con l’ultimo episodio, questo primo blocco fa quello che doveva fare: preparare nel migliore dei modi il pubblico al climax finale del Volume 2, che sarà anche l’ultimissimo rodeo di un Henry Cavill che ha reso iconico il personaggio di Geralt di Rivia sul piccolo schermo ma che forse lascia lo strigo proprio al momento giusto, vivendo quella che ha tutta l’aria di essere un’epica conclusione.


Il Volume 1 della terza stagione di The Witcher è disponibile su Netflix. Di seguito il trailer ufficiale della serie:

RASSEGNA PANORAMICA
The Witcher: Stagione 3 Volume 1
7.5
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Il mio primo film visto al cinema è stato "Dinosauri" della Disney, il mio primo libro "La fabbrica di cioccolato" e il mio primo videogioco "Tip Top - Il mistero dei libri scomparsi". Nel 2002 mi sono innamorato di Spider-Man e nel 2008 del grande schermo, grazie a "Bastardi Senza Gloria". Parlerei per ore di cinema, serie tv e fumetti. Sto aspettando la quinta stagione di "Sherlock".
the-witcher-stagione-3-volume-1-la-calma-prima-della-tempesta-recensioneQuesta prima parte terza stagione di The Witcher, quindi, è veramente la calma prima della tempesta. I cinque episodi rilasciati su Netflix preparano il terreno per il maxi-season finale che probabilmente chiuderà un capitolo importante della storia sul piccolo schermo del Continente e sicuramente ne aprirà un altro altrettanto importante. Resta da capire il futuro su cosa si concentrerà, ma vedendo questi episodi qualche idea già se la si potrebbe fare. Il Volume 1 è un blocco di episodi che inizia e procede, però, a rilento, con un ritmo fatti di pochi alti e troppi bassi ed è un peccato, perché gli alti sono tutti di pregevole qualità e accompagnati da scene d'azione veramente degne di nota. Tutti i difetti però quasi spariscono davanti al quinto episodio, il finale di questa prima parte: a mani basse lo spettatore guarderà una delle puntate più belle di tutte la serie, per messa in scena, musiche, artifici narrativi e colpi di scena. Certo, è un peccato constatare che non si sia riuscito a fare un lavoro di pari livello per il resto della serie, ma alla fine, seppur con l'ultimo episodio, questo primo blocco fa quello che doveva fare: preparare nel migliore dei modi il pubblico al climax finale del Volume 2, che sarà anche l'ultimissimo rodeo di un Henry Cavill che ha reso iconico il personaggio di Geralt di Rivia sul piccolo schermo ma che forse lascia lo strigo proprio al momento giusto, vivendo quella che ha tutta l'aria di essere un'epica conclusione.

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