Il 20 luglio 2023 sarà ricordato come il giorno dell’uscita di Barbie. L’attesissima e anticipatissima pellicola di Greta Gerwig, co-scritta da Noah Baumbach e interpretata da Margot Robbie, nei panni della bambola più famosa del mondo prodotta da Mattel, e Ryan Gosling, in quelli di Ken, suo compagno, insieme ad un ricchissimo cast, ha già – nel bene e nel male – segnato la cinematografia contemporanea. Dopo una vastissima campagna marketing, un press tour impeccabile – interrotto a causa dello sciopero che sta interessando gli sceneggiatori e gli attori di Hollywood – merchandise tematico e tanto altro, è pronta a tingere di rosa i cinema di tutto il mondo, rosa che è ormai simbolo di emancipazione femminile e uguaglianza. Grazie a Warner Bros. Italia abbiamo potuto vedere il film in anteprima e questo è il nostro parere.
Vivere a Barbie Land significa essere perfetti in un luogo perfetto. A meno che tu non stia attraversando una crisi esistenziale. Oppure tu sia un Ken.
Barbara Millicent Roberts o per gli amici Barbie, nasce il 9 marzo 1959 quando Ruth Handler, moglie del comproprietario della Mattell, dopo aver scoperto dell’esistenza di una bambola tedesca regalata ai militari per “allietarsi” decide di progettare un nuovo giocattolo solo per bambini che avesse solo quello scopo. L’idea si concretizza quando la donna osserva sua figlia (Barbara, non a caso) giocare con ritagli delle modelle sui giornali. Fino a quel momento le bambine di tutto il modo avevano giocato con bambolotti impersonando fin da piccole il ruolo di madre, di protettrice. Con la nascita di Barbie, che raffigura una donna all’incirca di diciannove/vent’anni, bionda, slanciata, stereotipata nell’aspetto – ma capace di rivestire qualsiasi ruolo – le bambine hanno da subito potuto immaginare un mondo in cui non è necessario essere madre ma voler diventare un’avvocata, una presidentessa, un’astronauta è possibile anche in un mondo dove tutto ciò sembra appartenere al “sesso forte”. Barbie, icona femminista, ha accompagnato generazioni di bambine (e bambini) a vivere in un mondo fantastico, fatto di pari opportunità, un mondo purtroppo troppo diverso da quello reale. Ed è da qui che parte la storia diretta e scritta da Greta Gerwig (Piccole Donne, Lady Bird) co-scritta da Noah Baumbach (Rumore Bianco, Marriage Story) suo marito.
Barbie (Robbie) vive la sua vita perfetta, monotona, colorata, a Barbie Land insieme alle altre Barbie, tutto è perfetto, tutto è amore. Barbie pur avendo un compagno, Ken (Gosling) – bambola presentata da Mattel per la prima volta nel 1961 – non sembra aver bisogno di lui perché “lei è tutto, lui è solo Ken”. Quando però durante una festa, fatta di glitter, discoball, e “coreografie già preparate”, inizia ad avere pensieri di morte si rende conto che qualcosa sta cambiando. Solo la conoscenza con Barbie Stramba (Kate McKinnon), che le rivelerà la presenza di un Mondo Reale in cui le emozioni delle bambine e dei bambini si riversano su Barbie e possono influire il modo di vivere anche a Barbie Land, la spinge a scoprire cosa sta davvero succedendo. Gerwig confeziona quella che potrebbe essere definita come una perla camp (n.d.r camp è l’uso deliberato, consapevole e sofisticato del kitsch nell’arte, nell’abbigliamento e negli atteggiamenti.) nell’estetica e nelle intenzioni, dirigendo e scrivendo un film manifesto, esplicito e senza mezzi termini, utilizzando forse una delle icone femministe più d’impatto.
Barbie è una commedia in pieno stile anni ’90 fresca, originale, adorabile, è un dramma cupo e riflessivo, è uno specchio dei nostri tempi, è un grido che vuole parlare della condizione delle donne oggi, che vuole riflettere il loro ruolo nella società moderna e patriarcale, che si serve del giocattolo più famoso del mondo che per primo ha – forse inconsapevolmente – iniziato questa lotta. Barbie mostra come siano gli uomini, a prendere decisioni che spettano alle donne sulle donne ma allo stesso tempo mostra come gli uomini con un pizzico di volontà possono loro stessi sovvertire questo sistema, dando origine ad una società veramente paritaria. Al contrario di quanto scritto da alcuni che ancora non hanno avuto modo di vedere il film, Barbie non è un film “per donne” o “per ragazzine”, ma è un film che Gerwig ha realizzato “per tuttə, come una grande festa dove sono TUTTƏ invitati”.
Erano anni che non si assisteva ad una promozione così massiccia per un film. Barbie in vendita create ad hoc per il film, linee di cosmetici, costumi, abbigliamento, gadget. Il prodotto è estremamente versatile e vendibile e questa strategica mossa di marketing ha fatto in modo che più persone possibili si interessassero al progetto. Progetto che vede al timone Margot Robbie, produttrice e attrice del film, eterea, meravigliosa e bravissima. Ryan Gosling, la più grande sorpresa. Il Ken perfetto nello stile, nelle movenze, nel fascino. Ma il cast si compone di un insieme di stelle non indifferente: America Ferrera, in un ruolo d’eccezione che la vede protagonista di uno dei monologhi più belli e simbolici dell’intera pellicola, Will Farrell, Emma Mackey, Simu Liu, Michael Cera, Dua Lipa e tanti, tantissimi altri.
Barbie gioca con gli attori, a partire dai dialoghi (specialmente quelli della prima parte) ridotti all’osso, infantili, come se a dar voce alle parole siano proprio i bambini nell’atto del giocare per diventare via via sempre più maturo nel momento in cui la consapevolezza prende il sopravvento. Gioca con i movimenti del corpo, gioca con l’ambiente circostante, coloratissimo e vivace a Barbie Land, più spento e deprimente nel mondo reale, gioca con i costumi, eccentrici, meravigliosi, e gioca con gli spettatori, li interroga li chiama in causa, li accusa. Ma soprattutto gioca con sé stesso. Si ironizza, si prende in giro, prende in giro la sua società produttrice mostrata come un branco di uomini noiosi intenti a prendere decisioni che spetterebbero a donne, relegate al di fuori di una stanza, lontane, che solo a gioco finito, dopo aver raccontato una fiaba a lieto fine, che forse resterà solo e per sempre una fiaba, si conclude, facendo comprendere quanto si è fatto, ma quanto ancora c’è da fare.
Greta Gerwig dirige e scrive, insieme al suo compagno di vita, la sceneggiatura di un film manifesto che rafforza il concetto femminista servendosi di uno dei giocattoli più famosi del mondo che dal 1959 è sinonimo di emancipazione, femminismo e pari opportunità in un’esplosione di colori, glitter, abiti, eccentrico e strabordante in perfetto stile camp, sorretto da interpretazioni magistrali, scenografie mozzafiato, coreografie, musica e danza. Ma Barbie è pur sempre una fiaba, a lieto fine, ma una fiaba, e forse lo resterà per sempre.
Barbie, diretto da Greta Gerwig e distribuito da Warner Bros. Italia arriva al cinema a partire dal 20 luglio. Ecco il trailer italiano del film: