Dopo il folgorante esordio alla regia con Mine nel 2016, e la sceneggiatura e produzione di Ride lo scorso anno, Fabio Resinaro si separa momentaneamente da Fabio Guaglione e dirige Dolceroma, film action comedy ambientato a Roma (e a Praga) tratto dal romanzo “Dormiremo da Vecchi” di Pino Corrias. Resinaro porta nuovamente aria fresca nel panorama del cinema italiano, proponendo al pubblico un interessante film, dove il cinema è al centro di tutto.
Il film parte con una scena non particolarmente riuscita, con protagonista un fuoco realizzato con una CGI non eccelsa, che ritroveremo anche nell’ultima parte della pellicola. All’inizio del film avremo modo avremo modo di fare subito la conoscenza di quelli che saranno i protagonisti della vicenda, ovvero Andrea Serrano, portato sullo schermo da Lorenzo Richelmy , e Oscar Martello, interpretato in maniera perfetta da un rinato Luca Barbareschi (qui anche nelle vesti di produttore oltre che di attore).
Dopo titoli di testa rivedibili, abbiamo modo di vedere i due protagonisti dialogare insieme e riscontrando fin da subito una bella chimica tra di loro, che è condita da battute divertenti e spesso anche molto intelligenti. Essendo una pellicola che parla di cinema, al suo interno vedremo anche delle scene del bruttissimo film girato dal protagonista, ma anche delle sequenze, una tra tutte, nella quale il protagonista immagina il film sotto un altro livello, che sono davvero ben costruite sia a livello di effetti che a livello registico. Una cosa davvero poco riuscita del film sono le finte pubblicità o finti programmi che vediamo all’interno della pellicola: diciamo che da un film con un budget cosi alto ci saremmo aspettati qualcosa di più. Il film procede bene, con un bel ritmo, con scene ben realizzate ed altre molto meno interessanti e fatte abbastanza male, tra quelle fatte bene possiamo citare quella nella quale un ottima Claudia Gerini che completamente nuda, a quasi 50 anni di età fuoriesce da una vasca di miele, oppure le scene di festa a Praga, mentre quelle meno riuscite riguardano soprattutto il finale, che pecca purtroppo di un eccessiva CGI che compre completamente la scena rende il tutto mal realizzato , complice anche di colpi di scena telefonatissimi e reazioni di personaggi che non esistono.
Resinaro dimostra comunque di essere un buon regista, in grado di saper scrivere battute brillanti e saper usare bene la macchina da presa. Certo, siamo ad un altro livello rispetto a Mine, che non sembrava neanche un film italiano: in questo caso la pellicola ha un’identità forse un po’ troppo italiana, che perde un po’ l’idea che il film voleva trasmettere.
Un altro particolare che non ci ha convinto del film è il sonoro: non sappiamo se il problema fosse dovuto alla sala nel quale è stato proiettato, ma l’audio è sembrato piuttosto basso e spesso alcune battute erano poco comprensibili. Tra gli attori possiamo dire che tutti hanno fatto un ottimo lavoro, a partire da Luca Barbareschi (che speriamo venga candidato al David di Donatello il prossimo anno, e chi vedrà il film poi capirà), per poi passare a delle ottime prove attoriali di Richelmy , di Valentina Bellè, ma anche Francesco Montanari e Libero De Rienzo sono stati molto bravi, insomma gli attori non sono il problema del film.
In sostanza si tratta di un esperimento interessante per il cinema italiano che, se fosse riuscito a mescolare meglio alcuni punti di sceneggiatura e di effetti visivi, avrebbe reso ancora meglio.