Il 14 maggio arriva DOMINA su Sky Atlantic e Now Tv, nuovissima serie tv in otto episodi che svela un volto inedito dell’Impero Romano. La serie sarà interamente disponibile (come già successo per ANNA) a partire proprio da questa data, anche on demand. Grazie a Sky abbiamo avuto la possibilità di vedere i primi quattro episodi della serie, e questo è in nostro parere, rigorosamente no spoiler.

Nella sinossi ufficiale riportata da Sky si legge:

La storia segue la crescita l’ascesa al potere di Livia Drusilla (Kasia Smutniak), da ragazza ingenua il cui mondo si sgretola sulla scia dell’assassinio di Giulio Cesare, fino a diventare l’imperatrice più potente di Roma, mossa da un profondo desiderio di vendicare il padre e di garantire il potere ai suoi figli. Ci riuscirà, brillantemente, sposando l’uomo che tutto le aveva tolto, ma scoprirà presto che non basta conquistare il potere: occorre essere in grado di tenerlo in pugno quando tutti gli altri lo bramano per sé.”

Serie originale creata e scritta da Simon Burke, con la regia di Claire McCarthy, David Evans e Debs Patersen, DOMINA si unisce alle produzioni Sky Original che specialmente negli ultimi due anni si sono fatte notare per qualità e tematiche trattate. Tra le più interessanti non possiamo che ricordare Il Miracolo, dallo scrittore Niccolò Ammaniti, ZeroZeroZero, basata sul romanzo di Roberto Saviano, Romulus di Matteo Rovere, spin-off spirituale de Il Primo Re, film con Alessandro Borghi, e l’ultima, uscita qualche settimana fa e che sta facendo molto discutere di sé, la bellissima ANNA, scritta e diretta sempre da Niccolò Ammaniti.

DOMINA, serie Sky Studios prodotta in collaborazione con Fifthy Fathoms e Tiger Aspect Productions, come già visto per ZeroZeroZero, è una serie in lingua inglese ambientata nell’Antica Roma e girata interamente negli ormai inconfondibili studios di Cinecittà a Roma. Dopo un blocco delle riprese dovuto all’emergenza sanitaria, i lavori sono ricominciati nell’agosto 2020: da quel momento in poi, finalmente, il progetto ha potuto concludersi per essere mandato in onda proprio nel 2021.

Partiamo con il dire che forse, ad oggi non c’è probabilmente più nulla da dire sull’Impero Romano che non sia già stato detto. Gli anni dell’Impero, della Repubblica, delle conquiste e delle guerre sono stati per decenni al centro di numerosi prodotti cinematografici e seriali, per non parlare dei documentari. DOMINA quindi si inserisce all’interno di un ormai noto filone che prende e, in parte, riscrive la storia per raccontare momenti inediti o mostrare la vita di quel tempo dal punto di vista di chi, solitamente, viene escluso. La storia di Livia Drusilla, imperatrice romana e moglie di Augusto viene raccontata in DOMINA con una contemporaneità tale da essere una serie che potrebbe essere ambientata in qualsiasi epoca, ma siamo sicuri che questo espediente sia riuscito? Probabilmente solo in parte.

La volontà di cambiare punto di vista all’interno di narrazioni che per anni sono state “le vite degli uomini” non è un espediente del tutto nuovo, specialmente quando si toccano momenti storici o presunti tali, come la mitologia greca o la storia romana. Basti pensare in letteratura a due enormi romanzi besteller come Circe di Madelaine Miller, storia delle origini della maga che ama Odisseo e trasforma i suoi compagni in maiali, e Il Silenzio delle Ragazze di Pat Barker, che riscrive l’Iliade dal punto di vista della schiava Briseide e delle donne che popolano il poema omerico. DOMINA, come per i due romanzi appena citati, tenta di dare una voce alle donne dell’Impero romano, purtroppo (per ora) riuscendoci solo in parte. La voglia di essere contemporanea a tutti i costi porta il prodotto, almeno in alcuni momenti di questi primi episodi che abbiamo avuto la possibilità di vedere, ad essere completamente fuori contesto, vista l’aggiunta di dialoghi e momenti decisamente poco credibili e consoni per l’epoca. Sia chiaro, riscrivere, adattare e modificare un contesto storico per esigenze narrative o artistiche non è un difetto, ma potrebbe esserlo nel momento in cui si vuole raccontare una storia che risulti più vera e grounded possibile. Ma facciamo un passo indietro.

A dicembre Bridgerton, serie originale Netflix, che raccontava una versione alternativa della Londra del 1800 è diventata la serie più vista nella storia della piattaforma, il che non è stato di certo una sorpresa. La serie tratta da una serie di romanzi rosa bestseller, solo in parte metteva la “storia vera” nella narrazione, dedicandosi più al racconto inedito di una particolare famiglia fittizia. In questo caso la verità storica subiva una sospensione per dare spazio ad una vicenda solamente inserita nel contesto (sui generis) londinese ottocentesco. DOMINA, al contrario, vuole essere un racconto il più veritiero possibile, che da voce a chi voce in quel momento non l’ha avuta, o almeno ad oggi non viene ricordato. Si tratta sicuramente di un intento nobile ma non del tutto riuscito.

Un abuso del termine “fuc*ing”, momenti stile pigiama party o discorsi sul “traffico serale dell’Appia” sono decisamente troppo, soprattutto se inseriti in un contesto che vorrebbe essere storico. Essere contemporanei non deve per forza significare utilizzare modi ed espressioni tipici di oggi, piuttosto mettere in scena atteggiamenti universali che potrebbero trovare il loro ruolo all’interno di qualsiasi momento storico si voglia approfondire, come i due romanzi precedentemente nominati, che ad esempio tentano di emulare il linguaggio aulico della mitologia greca veicolando messaggi assolutamente contemporanei. Si tratta di una serie di caratteristiche che la serie avrebbe potuto tranquillamente mettere in scena senza dover ricorrere ad un abuso di suddetti momenti.

Come molti prodotti ambientati in questo preciso momento storico, la serie si focalizza sui tradimenti amorosi e sulle vicende personali dei personaggi, veicolando allo stesso tempo un messaggio politico innovativo. Il problema è che le vicende e le storyline dedicate ai singoli personaggi sembrano sovrastare quelle politiche che, seppur narrate in maniera originale, restano sempre e comunque in secondo piano. La stessa protagonista Livia, nelle prime due puntate è un’adolescente che si ritrova a fronteggiare un importante lutto e una serie di incarichi forse troppo grandi per la sua età, nelle restanti due puntate sembra quasi esser messa in ombra per spostare l’attenzione sui personaggi fino a quel momento secondari. Mossa a nostro avviso sbagliata, in quanto le puntate dedicate alla sua adolescenza avrebbero potuto ricoprire un arco narrativo più ampio, mostrando allo spettatore la sua storia di formazione ed emancipazione.

La regia di questi primi episodi è affidata a Claire McCarthy (Ophelia), capace di conferire agli episodi uno sguardo nostalgico e particolarmente appagante. A risaltare sono sicuramente anche i costumi curati da Gabriella Pescucci. Gli ormai noti studios di Cinecittà, già luogo di riprese di serie come ROMA (disponibile sempre su Sky), fanno da sfondo alla narrazione. Le scene che utilizzano il set costruito sono sicuramente le migliori, quelle che ricorrono all’utilizzo di green screen all’intento di teatri di posa finiscono per essere quelle visivamente meno appaganti, in cui l’impiego del mezzo digitale è sin troppo visibile.

C’è comunque da fare la solita premessa, come ogni volta giudicare una serie solo dagli episodi iniziali non è facile, le cose potrebbero cambiare in corso d’opera, ma è pur vero che le prime puntate sono quelle che dovrebbero far leva sul pubblico e attirarlo nella visione. Detto ciò confidiamo che la seconda parte della serie corregga il tiro, perché resta comunque carica di spunti di riflessione inediti che meritano, tuttavia, un approfondimento decisamente più approfondito..


DOMINA è una serie Sky Original in otto puntate, che saranno distribuite il 14 maggio. La serie è visibile su Sky Atlantic, Now TV e On Demand. Ecco il trailer della serie:

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