Uno degli ospiti della scorsa edizione di Lucca Comics and Games 2017 è stato Paco Roca, uno degli autori di punta di casa Tunuè che lo ha nuovamente portato in Italia anche quest’anno. Molto gentilmente, Paco si è preso una pausa da una sia sessione di sketch e autografi e ci ha accompagnati nel “backstage” dello stand Tunuè per rispondere ad alcune domande.
Ringraziamo i ragazzi di Tunuè per la loro disponibilità.
Si ringrazia Daniele Lella per la traduzione.
Siamo allo stand Tunuè con Paco Roca! Bentornato a Lucca! Come stai? Tutto bene?
Molto bene, grazie! Sono felice di essere a Lucca un’altra volta!
Erano tanti anni che non tornavi qui, dal 2014 precisamente, cos’è successo in questo periodo?
Sono stato in molti altri festival, a Napoli, alla Feria del Libro di Roma e nel mentre ho lavorato; comincia tutto a complicarsi quando i tuoi libri iniziano a venire pubblicati in tanti paesi, quando rimane poco tempo per lavorare, dovendo anche combinare tutti i festival e gli altri impegni.
Non posso non chiederti qualcosa di “Rughe“, è una storia molto tenera ma allo stesso molto cruda e molto forte; perché hai voluto scrivere della perdita di memoria, dell’Alzheimer, in un tuo fumetto, cosa volevi comunicare?
Volevo parlare della vecchiaia, in quel momento i miei genitori erano avanti con l’età, erano anziani, e allora mi sono reso conto che la vecchiaia è stata a malapena trattata non solo nei fumetti ma anche nella letteratura o nel cinema. C’erano poche storie che avevano come protagonista la vecchiaia, per cui volevo raccontare una storia dal punto di vista degli anziani, per cercare di comprenderli, per comprendere anche i miei genitori, per comprendere anche quello che significa convivere con una persona con l’Alzheimer. Il padre di un mio caro amico ne era affetto e quindi ho potuto tristemente seguirne il deterioramento.
Sempre parlando di memoria, ne “I Solchi del Destino” ne parli sotto un’altra prospettiva. Viene subito da pensare a quello che sta succedendo adesso in Spagna, in Catalogna. Credi che questo tipo di storie, questo tipo di fumetti, possa essere in qualche modo d’insegnamento, un monito per imparare, per ricordarci degli errori degli esseri umani?
Io credo che gli studi storici siano necessari e siano una forma di apprendimento e comprensione della storia, ma d’altra parte credo che il potere della passione, sia nei fumetti, sia nel cinema, sia nella letteratura, ti permetta di entrare in empatia con le persone. E’ qui dove più apprendiamo dai nostri errori, che quindi non debbano ripetersi. Volevo davvero raccontare questa parte di storia della Spagna, questa lotta contro le intolleranze, contro il fascismo. E’ un discorso che possiamo ricondurre anche a molti altri momenti, anche nell’Europa attuale pensiamo ad esempio a tutti questi esiliati dalla Siria, a cui viene riservato lo stesso trattamento che è stato riservato ai repubblicani spagnoli ai quali non era permesso entrare in altri paesi e che venivano male accolti quando cercavano soltanto di fuggire da una guerra. Questo lo stiamo vedendo ora in Europa, anche in Spagna, quando le persone si fanatizzano in un’estremo o nell’altro, e con le loro bandiere generalizzano l’altra parte. Questo è il miglior modo che noi abbiamo per imparare dal passato e per capire meglio il presente.
In racconti come “La Casa” invece ci racconti qualcosa di te e della tua intimità. Facendo una panoramica generale, quanto c’è di tuo nei tuoi fumetti e nelle tue storie che racconti?
Molto, ovviamente. Avrei potuto raccontare perfettamente la mia storia in un’autobiografia, tutto quello che dico è reale e cambio molto poco, però mi sono preso una certa libertà, raccontando una specie di “fiction”, soprattutto quando parlo della mia famiglia. Io sono abituato a parlare di me senza problemi, ma ho una certa esitazione quando si tratta dei miei fratelli o di mio padre, anche se lui non c’è più, soprattutto per il timore di raccontare qualcosa che li possa infastidire. Quindi, per non dover autocensurarmi, lascio che siano i miei personaggi a parlarne. Ma come ho detto potrebbe benissimo essere una storia perfettamente autobiografica.
Quali sono i tuoi prossimi progetti, i tuoi prossimi lavori?
In Italia sta per uscire l’ultimo volume di “Memorie di un uomo in pigiama” che terminerà la trilogia, per il momento ho deciso di lasciar riposare il suo protagonista. In Spagna, invece, è in stampa “La Encrucijada” [“Il Bivio“, ndr], l’ultimo libro che ho scritto, un libro-disco, una conversazione con un amico musicista rock, dove parliamo della creatività, da dove nascono le idee, delle vite di un musicista e di un vignettista vissute giorno per giorno, raccontandone i successi e i fallimenti. Credo che uscirà in Italia nel 2018.
Ultima domanda: cosa significa per te essere un fumettista?
Per me credo sia aver esaudito il mio sogno da bambino, di aver avuto la fortuna di potermi dedicare a quello che mi piace. Da quando ero piccolo avevo chiaro che mi piaceva raccontare storie e che questo mi riusciva meglio attraverso il disegno. Non posso immaginarmi una professione migliore di questa, avere la libertà di poter dare forma a quello che sento dentro di me, di riuscire a mettere nero su bianco quello che sento, quello che mi motiva, quello che mi preoccupa e permettere che arrivi al lettore in questa forma con totale libertà.
Grazie mille Paco, buona continuazione e buona Lucca.
Grazie a te!