Nell’affollatissimo panorama degli shonen manga, e nell’ancora più affollato genere che chiamiamo per convenzione Battle Shonen (commettendo spesso l’errore di pensare che lo shonen sia un genere, ma questo è un altro discorso) emergono ciclicamente alcuni titoli destinati a diventare hit mondiali: a volte dipende dall’effettiva qualità del prodotto, altre volte da un anime che traina il successo editoriale, a volte entrambi i fattori sono fondamentali. A quale di queste descrizioni corrisponde Gachiakuta, manga di Kei Urana che ha debuttato in questi giorni in Italia grazie a Star Comics?

In una baraccopoli abitata da discendenti di fuorilegge, il giovane Rudo racimola qualche soldo raccogliendo spazzatura tra continue discriminazioni. Un giorno, accusato di un crimine che non ha commesso, viene gettato in un luogo temuto da tutti: il Baratro. Laggiù, Rudo conoscerà il “ripulitore” Enjin, comincerà a intravedere la verità sul mondo e a manifestare la capacità di estrarre uno strano potere dagli oggetti dopo aver dato loro vita. Il ragazzo ha ora la possibilità di cambiare una realtà tremendamente ingiusta…

Quello che colpisce, fin dalla copertina e man mano che ci addentriamo nelle pagine del primo volume di Gachiakuta, è un’estetica con un’impronta decisamente personale, che si discosta molto dagli stilemi classici del genere e dei trend attuali, pur mantenendone alcune caratteristiche intatte: da questo punto di vista, il lavoro di Kei Urana è fin da subito encomiabile, con un design ed un tratto che richiama diverse influenze, da Boichi a Masashi Kishimoto, con la giusta dose di follia estetica che tutti i mangaka delle ultime generazioni hanno mutuato da Hirohiko Araki e Le Bizzarre Avventure di Jojo. È poi ovviamente innegabile l’influenza di Soul Eater di Atsushi Okubo, maestro del quale Urana è stato assistente su Fire Force: le stranezze, le inquadrature esagerate e stretchate, anche alcune scelte in fatto di regia ricordano le soluzioni viste nelle avventure di Maka Albarn e Black Star. Infine, ma probabilmente più difficile da riconoscere, si possono notare, soprattutto nella parte finale del primo volume, alcune vibes che ricordano Trigun.

Tutto il manga è poi impreziosito (e andando avanti nei volumi successivi lo sarà sempre di più) dai graffiti ideati da Hideyoshi Andou: Gachiakuta ha infatti, tra i tanti punti di forza, anche un potente rimando alla cultura hip hop e al mondo dei writers, rimando evidentissimo anche e soprattutto dalle cover dei volumi e dai vari artwork presenti nelle lamincard della limited edition. Sempre in tema estetico e di disegno, Kei Urana brilla decisamente quando deve dar sfogo ai sentimenti dei suoi personaggi, soprattutto del protagonista Rudo, con un tratto che di colpo si fa più sporco ed inquadrature sempre più strampalate e distorte, che ben sottolineano la violenza e la follia latenti nel protagonista di Gachiakuta.

Parlando poi della scrittura, Gachiakuta non si discosta molto dagli stilemi classici degli shonen, pur declinandoli in salsa più “cattiva”: siamo di fronte ad un protagonista emarginato e accusato ingiustamente, con sete di vendetta e di rivalsa, ed alla classica divisione tra “sopra e sotto”, con gli abitanti dei piani alti implicitamente visti come cattivi e quelli del deserto mortale dei piani bassi che ricoprono il ruolo di vittime, vandali e persone in cerca di redenzione o vendetta. Visto così, potrebbe sembrare davvero il solito shonen, e per certi versi lo è: quel che rende estremamente promettente Gachiakuta, oltre al grande comparto estetico, è il sottotesto ecologista, la poco velata cattiveria, la follia latente nel protagonista che, qualora non dovesse sfociare nel classico redemption arc, potrebbe dare soddisfazioni e una ventata d’aria fresca. Come sempre, il vero banco di prova per questo genere di prodotto sarà la gestione sul lungo periodo.

In conclusione, il primo volume di Gachiakuta di Kei Urana, edito da Star Comics, mostra un prodotto che ha tutte le carte in regola per replicare in Italia l’ottimo successo riscontrato in patria: tutti i punti di forza dei classici battle shonen, un’estetica decisamente unica, una scrittura che, almeno per ora, fa scorrere in maniera fluida la lettura. Per i più navigati, sicuramente nulla di sconvolgente ma con una buona spruzzata di novità ma, per i meno avvezzi al genere, decisamente un prodotto che potrebbe fare breccia.


Il primo volume di Gachiakuta è ora disponibile in tutte le fumetterie, librerie e store online in tre edizioni: Regular, Variant Cover Edition Box e Limited Edition Exclusive Trash Box.

RASSEGNA PANORAMICA
Gachiakuta #1
8
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Il vecchio della redazione: un cocktail a base di supereroi, battle shonen, videogiochi, basket, fantasy e metal. Agitare, ma non troppo (che poi sta male), prima dell'uso.
gachiakuta-di-kei-urana-graffiti-battle-shonen-recensioneIl primo volume di Gachiakuta di Kei Urana, edito da Star Comics, mostra un prodotto che ha tutte le carte in regola per replicare in Italia l'ottimo successo riscontrato in patria: tutti i punti di forza dei classici battle shonen, un'estetica decisamente unica, una scrittura che, almeno per ora, fa scorrere in maniera fluida la lettura. Per i più navigati, sicuramente nulla di sconvolgente ma con una buona spruzzata di novità ma, per i meno avvezzi al genere, decisamente un prodotto che potrebbe fare breccia. 

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