Dopo parecchi anni di silenzio, o comunque battaglie isolate, sembra che sempre più fumettisti stiano parlando degli effettivi pagamenti dietro alla creazione di amati personaggi a fumetti, siano essi della Marvel o DC Comics e del loro utilizzo al cinema, con incassi record.
Infatti, se siete tra i tanti che sono rimasti fino alla fine dei titoli di coda di molti film Marvel o anche DC, avrete notato sicuramente la scritta “Basato sui fumetti di”, credito che di solito viene riconosciuto a chi ha, di fatto, creato il personaggio titolare del film, e poi i successivi “Un grazie speciale a”, con una sfilza di nomi di autori ed autrici, che hanno plasmato il personaggio nei decenni e che lo hanno reso quello che poi state vedendo sullo schermo. Basti pensare al lavoro fatto da Frank Miller su Batman che è stato anche d’ispirazione per Batman V Superman e anche due progetti animati basati proprio sul suo The Dark Knight Returns, o l’evidente lavoro di Walter Simonson che è finito poi nei film su Thor, o ancora personaggi e storie come quelle di Ed Brubaker che hanno fatto parte del canone cinematografico di Captain America, come il famigerato Soldato d’Inverno.
Si può dire che un tempo i film tratti dai fumetti erano veramente pochi e anche spesso deludenti a parte quale sparuto successo di grandi registi come Superman e Superman II di Richard Donner, Batman e Batman Returns di Tim Burton, ma a partire dalla fine degli anni ‘90, con film come Blade, X-Men e Spider-Man di Sam Raimi, il genere è esploso. Con l’arrivo poi del Marvel Cinematic Universe nel 2008 ora si tratta di pellicole da miliardi di dollari. Dunque, sorge spontanea la domanda, “quanto viene corrisposto a chi ha creato questi personaggi e le storie che stanno venendo adattate e rimescolate sullo schermo?”. Ben poco e qualche volta solo ringraziamenti, come rivelato da Ed Brubaker in una newsletter:
“La maggior parte di quello che è stato dato a me e Steve Epting per aver creato il Soldato d’Inverno e la sua storyline è stato un grazie qua ed uno là, e negli anni devo dire che è sempre stato più difficile convivere con questo. Ho una grande carriera come scrittore e scrivere di Cap e del Soldato d’Inverno mi ha permesso di farmi conoscere ai lettori, ma non posso negare che sento un peso sullo stomaco quando nella mia posta trovo persone che mi chiedono di commentare questo o quello show dato che ci sono legato.”
Inoltre, essendo stato un commento di Ed Brubaker chiaramente a mettere in vista la situazione dei pagamenti, il Guardian ha anche cercato di contattare Marvel per capire meglio la situazione, ma la compagnia, per rispetto nei confronti delle discussioni private, non ha voluto condividere dettagli effettivi sulla corrispondenza tra i due autori e la Casa delle Idee.
Certamente, va detto che gli scrittori ed i disegnatori di fumetti sono lavoratori che vengono assunti per fare un lavoro, così le compagnie per cui lavorano non devono nulla più di quanto pattuito, se non una cifra simbolica e qualche royalty. Ma sia Marvel che DC Comics continuano ad incentivare e riescono ad avere sempre più autori alle loro dipendenze, grazie alle promesse di lavoro costante e quella che chiamano equità: una piccola percentuale in caso un personaggio da loro creato venga usato al cinema, in tv o entri in qualche modo nel merchandising della compagnia. Per molti autori tra l’altro, alcuni anche veterani e più fuori dalla scena, questa “equità” rappresenta l’unica entrata in molti casi: questi autori proprio in ragione di questo e del rapporto che hanno con le case, instaurato nel tempo, sono riuscite ad avere profitti maggiori, ma stiamo comunque parlando sempre di una fetta della torta che per alcuni è minuscola, a fronte di spese per determinate situazioni come quella in cui versa Bill Mantlo, creatore di Rocket Racoon; ma questi sono discorsi che già erano stati affrontati in qualche modo e c’è da dire che per alcuni è andata meglio, come stiamo per vedere.
Vediamo un attimo i due tipi di contratto delle due Major: la DC ha un contratto che prevede un pagamento qualsiasi volta un personaggio creato da un fumettista venga usato, ed è di dominio pubblico, invece per la Marvel è un’altra storia; in teoria sembra che il contratto sia molto simile a quello della DC, ma non vi è modo di controllare in quanto non vi sono informazioni abbastanza fondate in rete e sembra che persino alcuni autori neanche sapessero dell’esistenza di queste clausole all’atto di stipula del contratto base.
Un rappresentante della Marvel ha dichiarato che gli autori possono in qualsivoglia momento andare a discutere del loro contratto: in alcuni casi è successo ma, nonostante queste precisazioni e rassicurazioni, spesso la cifra è contestabile o comunque non così significativa come vorrebbero far pensare. DC Comics invece non ha risposto sull’argomento.
Per quel che i riguarda i casi che “l’hanno avuta vinta”, tra i più recenti e noti e che spiegano bene come funziona la retribuzione ad “equità” delle big two, ci sono Jim Starlin e Roy Thomas. Il primo grazie ai suoi avvocati e al fatto che la creazione di Thanos e delle storie che sono state adattate al cinema per film importanti nel Marvel Cinematic Universe è riuscito ad avere un riconoscimento più ampio, mentre Roy Thomas dopo un po’ di dibattiti, è riuscito a vedere il suo nome legato alla serie di Loki. C’è un però in questi due casi: sia Starlin che Thomas sono due veterani del mondo a fumetti a stelle e strisce. Starlin oltre ad aver creato Thanos ha lavorato su amati personaggi a fumetti come gli Avengers, Batman, I Nuovi Dei e la Justice League, mentre Roy Thomas è fautore di una lunga run degli Avengers, di Spider–Man, della Justice Society of America ed ha anche lavorato come editor, ben conoscendo quindi il mondo che c’è dietro le matite, le chine e i balloon. Dunque, come al solito, è facile comprendere come anche in queste situazioni conti il nome e la risonanza che questo può avere in determinati contesti.
Questa dinamica è stata segnalata anche da Ta Nehisi–Coates, scrittore di Black Panther e di Captain America. Secondo l’autore premio Pulitzer, la Marvel ha obblighi morali verso i suoi autori.
“Molto prima che toccasse a me scrivere Captain America, ho letto La Morte di Capitan America. di Brubaker ed Epting, e il Ritorno del Soldato d’Inverno ed è stata una delle letture che ho preferito. Preferisco rileggere quella che guardare i film, mi piacciono anche quelli, ma non mi sembra giusto che con quello che hanno fatto Ed e Steve abbiano creato un franchise miliardario.”
Coates ha poi continuato dicendo di essersi sentito trattato bene per quello che riguarda il suo lavoro, ma ha ammesso che i nomi meno conosciuti meritano meglio di quello che danno loro i grandi studios. Secondo lo scrittore non è possibile costringere le persone a firmare un contratto che all’atto pratico, testuali parole, “li fotte”, perché non famosi.
Inoltre, come se non bastasse, negli ultimi anni secondo vari autori è diventato ancora più difficile farsi pagare dalla Marvel: alcuni, dopo una battaglia legale hanno dovuto spendere in avvocati la somma ricevuta ed altri non ci hanno neanche provato a portarli in tribunale.
“Rivolgetevi sempre ad un avvocato quando firmate contratti con queste case editrici”, ha dichiarato Jimmy Palmiotti, autore presso DC Comics che insieme ad Amanda Conner ha scritto per anni la popolare serie a fumetti di Harley Quinn.
Secondo numerose fonti interne la Marvel, di solito, quando un personaggio creato da un autore viene usato al cinema o in televisione o comunque in un prodotto live action, riceve un invito alla premiere e 5000$, non vi è un obbligo di presenziare all’anteprima, ma la somma sembra sia dovuta. La casa editrice, inoltre, non ha voluto commentare questa voce dicendo che serve per mantenere la segretezza sugli accordi tra di loro e i loro autori.
Diverse fonti che hanno lavorato con Marvel hanno anche dichiarato che la somma sopracitata non sempre corrisponde a quel livello, spesso è nulla, e solo chi possiede un contratto specifico, lo “special character contract”, può richiedere un compenso se i personaggi o le storie che creano vengono usati in degli adattamenti. Infatti, secondo questo contratto ed altri usati dalle major, alcuni autori possono anche figurare come produttori esecutivi della pellicola o della serie, ma quello va oltre gli obblighi legali.
“Mi hanno offerto un contratto [special character contract] che era orribile, ma o quello o niente. E poi, invece di onorarlo, mandano una nota di ringraziamento, cinque sacchi e loro erano tipo ‘ecco alcuni soldi, non ti dobbiamo altro’, e insomma, il film ha fatto un miliardo di dollari”, ha dichiarato un autore Marvel che non vuole rendere pubblica la propria identità.
Questi contratti esistono da circa gli anni ‘70, quando a seguito delle controversie tra Jack Kirby e la Marvel a causa dei diritti di Capitan America e anche delle tavole originali, il Re, come colonna portante della Marvel, per riavere le sue tavole ha dovuto firmare un contratto in cui cedeva i diritti di tutte le sue creazioni alla Casa delle Idee e rinunciava a compensazioni economiche. Questa forma di “equity contract”, è stata sperimentata dalla DC Comics che al tempo la offrì a Frank Miller e Alan Moore, rispettivamente per Ronin e Watchmen (salvo poi cambiare i termini qualche anno dopo).
Tra l’altro, come abbiamo visto, ci sono diversi problemi con le due major, ma secondo alcuni, la cosa è anche più problematica di come possa sembrare a diversi livelli. Infatti, se la DC ha fatto dei suoi equity contract uno strumento utilissimo di pubbliche relazioni, salvo poi cambiarli in corsa, per quello che riguarda quelli Marvel, molti autori neanche sapevano che la casa editrice avesse predisposto qualcosa di simile ai contratti DC, esempio pratico di asimmetria informativa in materia di contratti.
Eppure c’è stato un momento che sembrava che qualcosa stesse cambiando nell’industria, negli anni ‘80 l’allora presidente della DC, Jeanette Kahn e Paul Levitz, quest’ultimo editor, tentarono di rimediare ad alcuni errori, cercando di riavvicinare i rapporti con i loro autori. Ci sono numerose storie di come Levitz e Kahn sono stati fautori di importanti decisioni in merito al trattamento dei talent, una storia simbolo è stato il lavoro di Levitz nell’assicurarsi che nessun sequel o anche prequel di Watchmen venisse alla luce fino al 2009, quando anche l’ultimo baluardo di un certo tipo di impresa come lui lascia DC Comics e di lì a poco, anche quel poco di trasparenza nell’industria inizia a svanire ed inizia l’era delle creator owned productions.
Dal 2010, sono sempre di più le case editrici che gestiscono la pubblicazione ma non i diritti dei fumetti di autori come Mark Millar ed Ed Brubaker ad esempio come Image Comics, o anche la stessa Dark Horse Comics, che ha ospitato dopo la chiusura della Vertigo un altro importante baluardo della trasparenza nel comicdom, Karen Berger.
Alla luce di tutto questo, sicuramente non ne esce un quadro gratificante per le due major, ma allo stesso tempo spiega, anche cronologicamente come mai ora le produzioni indipendenti siano in costante aumento ed allo stesso tempo molti grandi nomi legati da anni alle major come Scott Snyder decidano di lasciare un lavoro stabile e pagato bene sulla carta presso le big two per passare all’indipendenza sia essa presso Image Comics, Dark Horse Comics o una delle tante nuove imprese che stanno nascendo. Tra gli ultimi nomi caldi dell’industria che lasciano DC vi è anche James Tynion IV (Batman, Justice League Dark) che ora è passato ad una nuova casa di fumetti digitali che gli permetterà di diffondere i suoi fumetti in tutto il mondo grazie al digitale e poi vederli magari in vendita pure in libreria con una compensazione giusta, anche nel caso di adattamenti.
Fonte: The Guardian