Erik Larsen è un nome che non ha bisogno di presentazioni. Il disegnatore americano classe 1962, dopo i primi lavori d’esordio approda sul finire degli anni’80 sulla testata The Amazing Spider-Man, conquistando il cuore dei fan per il suo tratto caratterizzato da un forte dinamismo. Dopo l’avventura sulla testata ammiraglia dell’Arrampicamuri e una breve parentesi come autore completo su Spider-Man, Larsen assieme alle altre superstar dell’industria Todd McFarlane, Jim Lee, Rob Liefeld, Jim Valentino, Marc Silvestri e Whilce Portacio danno vita nel Gennaio 1992 all’Image Comics, ora il terzo publisher dell’industria. Da 27 anni, Larsen lavora incessantemente a Savage Dragon, scrivendo e disegnando le avventure di Dragon e Malcom in un vortice di azione e colpi di scena. Ospite di Editoriale Cosmo alla 53esima Lucca Comics, grazie alla casa editrice emiliana abbiamo avuto il piacere di intervistare il leggendario Erik Larsen, spaziando dalle origini di Savage Dragon alla politica, passando per l’Image fino ad arrivare al suo nuovo progetto per Marvel.
Ciao Erik, ti diamo il benvenuto su RedCapes e a Lucca! Siamo davvero onorati di poter intervistare una leggenda del fumetto mondiale del tuo calibro.
Ciao RedCapes, grazie a voi e grazie a Lucca per la meravigliosa accoglienza.
Senza alcun dubbio sei uno degli ospiti principali della kermesse lucchese di quest’anno e di questo dobbiamo ringraziare Editoriale Cosmo per averti riportato nel nostro paese. Da quest’estate la casa editrice emiliana ha cominciato a ristampare Savage Dragon in Italia, ma proponendo anche materiale ancora inedito qui da noi e, a tal proposito, è dal 1992 che lavori incessantemente alle avventure di Dragon e della sua famiglia, mi domandavo come ci si senta a scrivere, disegnare e editare il proprio fumetto da più di 25 anni?!
È davvero grandioso, anche se talvolta la mole di lavoro è talmente tanta da farmi tremare (ride). Scherzi a parte, sono davvero contento e orgoglioso del mio lavoro contando che agli inizi la mia preoccupazione era riuscire a mantenermi. Sapere che negli ultimi 25 anni Savage Dragon si è ritagliato una notevole fetta di fan che, mese dopo mese, sostengono il mio lavoro non può che rendermi felice.
E oltre ad essere la serie più longeva scritta e disegnata dallo stesso autore, il prossimo anno Savage Dragon raggiungerà lo storico traguardo del numero 250.
Esatto, sono molto contento di questo traguardo che simboleggia un sacco di lavoro (ride). Mentre lavori non pensi al fatto che sia il 200esimo o il 250esimo numero, ma semplicemente a disegnare una pagina alla volta e a dare il tuo meglio per portare a termine il numero.
Avresti mai immaginato di raggiungere questo traguardo?
In tutta onestà no, anche perché la mia idea iniziale per Savage Dragon consisteva in circa 60 numeri. Nel corso degli anni mi sono accorto di avere sempre più cose da dire e di voler espandere sempre più il mio universo narrativo. Ironicamente scherzo dicendo che smetterò di lavorare alla serie solo quando sarò morto, quindi a questo punto spero di riuscire ad arrivare al 500 (ride).
Ci speriamo anche noi. Tornando invece agli inizi, Savage Dragon assieme a Spawn e Youngblood è stato uno dei primi fumetti dell’Image, ma in realtà le sue origini risalgono alla tua infanzia, ci puoi dire in che modo la tua idea iniziale di Dragon è cresciuta e si è sviluppata nel tempo?
All’inizio, quando ero solo un bambino, Dragon era molto simile a Batman: al posto della maschera dalle lunghe orecchie aveva la cresta, e del costume blu e grigio Dragon ne aveva uno verde. Sempre ripresi da Batman, Dragon aveva anche il mantello, i guanti e la cintura multiuso.
Davvero?
Davvero, il Dragon di quando ero piccolo aveva tutti gli elementi caratteristici del Cavaliere Oscuro (ride). A un certo punto però mi sono stancato di disegnare tutti questi elementi, quindi ho deciso di riplasmare da zero il mio personaggio, mantenendo però alcuni elementi come la cresta e il verde, modellandolo nel Dragon che tutti conoscono. Inoltre l’identità segreta che da bambino avevo dato al personaggio, ho deciso di trasformarla in un personaggio vero e proprio all’interno dell’universo di Savage Dragon ossia William Johnson.
Il poliziotto con cui si era fuso Dragon per un periodo.
Proprio lui.
Uno degli aspetti più interessanti della serie è lo scorrere del tempo, che ti permette di mantenere il titolo in costante evoluzione. Durante questi 27 anni i tuoi personaggi sono nati, vissuti e morti, passando il testimone alle successive generazioni di eroi e lettori. Cosa ti ha spinto a scegliere un approccio così anticonvenzionale?
Sicuramente è stato un insieme di fattori. Da lettore di fumetti Marvel e DC arrivi per forza ad un momento dove improvvisamente ti rendi conto di essere più vecchio degli eroi di cui hai letto le avventure per anni.
Lo capisco benissimo, infatti da qualche anno sono diventato più grande di Spider-Man.
Proprio così e quindi ho pensato, dato che loro [Marvel e DC] non lo farebbero mai, poichè è nel loro interesse mantenere i loro personaggi in questa maniera, perchè non provare ad andare in questa direzione? È stato sicuramente un esperimento e una sfida, ma in questo modo ho avuto la possibilità di creare e gestire i personaggi nella maniera che volevo.
E a tal proposito, essendo ambientato ai giorni nostri, Savage Dragon ti ha permesso di mostrare e di raccontare la società nella quale viviamo. In particolare, la politica è un argomento ricorrente, prima con il governo Bush, passando da quello di Obama e arrivando fino a Trump. Da cittadino potresti spiegarci quanto è importante per te la politica e invece da artista come ci si sente quando la propria arte aiuta le persone a riflettere su argomenti importanti come la politica?
Credo che sia evidente che la politica è un argomento a me caro che, inevitabilmente, è finito anche all’interno del fumetto, ma senza alcun fine propagandistico, questo mi preme sottolinearlo. Ambientare Savage Dragon ai giorni nostri mi permette di sfruttare eventi reali, per creare una sorta di punto di demarcazione temporale per legarlo alla storia recente, quindi se per caso ci fosse un evento legato alla politica che possa usare all’interno di una storia, come ad esempio quello su un tizio che decide di espellere dal Paese tutti gli alieni giunti sulla Terra illegalmente, non vedo perché non raccontare questa storia (ride).
Parlando invece in maniera più pratica, come suddividi il lavoro dietro un numero di Savage Dragon? Scrivi prima lo script e poi lo disegni, il contrario o una combinazione dei due?
In realtà agli inizi scrivevo una linea guida per ogni pagina, ma spesso capitava che mentre disegnavo non rispettavo la mia stessa linea guida, quindi ho deciso di abbandonare questa suddivisione. Generalmente ora ho un’idea di fondo da cui inizio a disegnare, prima abbozzo delle pagine con un tratto molto rapido e leggero per poi rifinirle. Molte volte mi capita di realizzare più di 30 pagine per numero, ma alla fine seleziono le 22 migliori e di conseguenza modifico ed edito la storia in base a queste scelte. Finito di disegnare, formalizzo lo script e mi occupo dei dialoghi del numero.
È davvero un sacco di lavoro.
Puoi ben dirlo! Talvolta ammetto che possa diventare un pò confusionario, ma resta sempre divertente nonchè molto stimolante a livello creativo.
Mi sembra una giustissima osservazione.Tornando invece indietro agli inizi della Image Comics, tu assieme a Todd, Rob e gli altri fondatori avete scritto un importante capitolo della storia del fumetto. Abbandonare una realtà solida e sicura come quella in Marvel e fondare una nuova casa editrice deve essere stato una sorta di atto di fede non credi?
Sicuramente, ma ormai le divergenze creative erano diventate insostenibili per tutti noi. Per quanto possa amare Spider-Man, se avessi continuato a lavorare per la Marvel tutte le mie creazioni non sarebbero state di mia proprietà, ma della Marvel, dovendo perciò sottostare a scelte editoriali inderogabili che sarebbero andate a scontrarsi con quello che avrei potuto progettare per loro. Sostanzialmente quindi, la Image è nata per rispondere alle nostre esigenze di raccontare le storie a modo nostro, senza dover sottostare a decisioni editoriali o di marketing, e sono contento che negli anni sia cresciuta e che sempre più autori abbiano deciso di raccontare le loro personali storie per Image.
A 27 anni dalla sua fondazione e dopo essersi affermata come il terzo publisher sul mercato, per te quale è la cosa più bella dell’Image?
Secondo me, è la possibilità di poter realizzare i tuoi sogni, il poter realizzare la tua storia secondo le tue regole, senza che nessuno ti dica no.
Passando invece a parlare di progetti futuri, oltre a Savage Dragon, qualche settimana fa la Marvel ha annunciato una serie di one shot della linea The End tra i quali figura Captain America: The End scritto e disegnato da te. Cosa puoi dirci del progetto? La copertina richiama molto Kirby e so che tu sei un grande fan del Re.
È proprio così. Già dalla copertina ho voluto omaggiare il suo Captain America, riprendendo l’azione e il dinamismo tipico di Jack, senza però riproporlo in ogni suo aspetto. L’idea dietro a questo one shot è quella di proporre l’ultima vera storia di Cap, dove il Teschio Rosso ha uno spray, ripreso dalle avventure di Jack, che infetta le persone rendendole simili a lui, portandole però alla morte. In The End questo spray ha subito una mutazione e le persone infettate diventano a tutti gli effetti il Teschio Rosso, quindi ora ogni persona al mondo è il Teschio Rosso ed è alla ricerca di Captain America.
Mamma mia, che bomba! Si prospettano tempi bui per Steve.
Puoi ben dirlo (ride)!
Non vedo l’ora di leggerlo! Mister Larsen, io non posso fare altro che ringraziarla per il tempo che ci ha concesso. È stato un vero piacere avere la possibilità di poter parlare con una leggenda del suo calibro e, sperando di rivederla presto in Italia, a nome di tutta la redazione di RedCapes le auguriamo un buon proseguimento di Lucca Comics.
Grazie mille a voi e alla prossima.