Sotto la pioggia incessante, sta volgendo al termine l’ultimo giorno di Lucca Comics and Games 2017. Tra frotte di ragazzini e file di appassionati in attesa di incontrare il loro autore preferito, incontriamo Matteo Casali allo stand Saldapress, rimasto quasi del tutto senza voce, ma che accetta molto gentilmente di rispondere ad alcune domande.
Bentrovato Matteo! Come sta procedendo questa Lucca Comics?
E’ stata molto bella e davvero impegnativa, visto che mi ha completamente lasciato senza voce.
Sei ospite degli stand Saldapress e Rw Lion, divisione che rispecchia anche un po’ quella che è stata la tua produzione degli ultimi anni. Come hai bilanciato i tuoi impegni italiani e quelli americani?
Qui a Lucca, grazie all’alcool [ride, ndr]. Scherzi a parte, la tipologia di lavoro ha delle tempistiche molto diverse a seconda di cosa si parli. In fiera, bisogna organizzarsi bene per quanto riguarda le varie sessioni per evitare che si sovrappongano. Lavorativamente parlando, al momento non sono impegnato su nessuna serie Americana, ma ho un paio di progetti in cantiere.
Hai realizzato per Saldapress la serie in due volumi (per ora) di Quebrada, ambientato nel mondo della lucha libre messicana che ho apprezzato davvero molto. La sua particolarità è che nata parzialmente come un progetto crowdfunding. Raccontaci tutta la sua gestazione.
Quebrada è un po’ un caso particolare all’interno dell’etichetta Radium. Infatti, I sostenitori hanno finanziato soltanto il secondo volume, Seconda Caduta, realizzato per l’occasione. Quebrada però esisteva già, la sua prima incarnazione risale al 1999 e ci sono state varie fasi a seguire che hanno poi portato a questa raccolta, ristampata da Saldapress dopo la campagna di crowdfunding. È stata integrata con diverse aggiunte e revisioni, compreso la breve storia inedita realizzata insieme a Matteo Scalera. Potete aspettarvi più di un seguito: Quebrada è la mia personale Sin City, il mio Game of Thrones, tutto può succedere, non c’è un unico protagonista, ci sono dei personaggi chiave del racconto, ma potrei tranquillamente ammazzarli tutti.
Una delle tue ultime produzioni, o meglio, una delle ultime serie a cui hai collaborato, è Batman Europa, una corsa del Pipistrello di Gotham attraverso le principali capitali europee. Assieme a te c’erano anche nomi come il tuo amico Giuseppe Camuncoli e Brian Azzarello e Jim Lee. Come vi siete organizzati per lavorare? Come è stato lavorare con dei grandi nomi del media del fumetto?
Per essere una storia che sarebbe dovuta essere molto veloce, Batman: Europa ci ha messo 11 anni per crescere. Doveva essere una storia divertente, niente di epocale, e forse lo è diventata per via della lunga gestazione. Fortunatamente è piaciuta, stiamo avendo degli ottimi riscontri anche per quanto riguarda le vendite. Tutto è nato in occasione del soggiorno di Jim Lee a Reggio Emilia, dove è rimasto per un anno, e da quello che doveva essere uno “scherzo” ragionato e concepito per il mercato europeo, si è sviluppata l’idea di una corsa di Batman attraverso le principali capitali europee. Abbiamo coinvolto Brian Azzarello per dare più forza a questo lavoro, visto che non avevo ancora pubblicato nulla per la DC o per la Vertigo. Abbiamo cominciato a discutere il soggetto e poi ho scritto e consegnato tutte le sceneggiature nel Dicembre del 2005, che poi Brian ha rimaneggiato con molta calma, visti I continui rallentamenti dovuti in particolare dagli impegni di Jim che stava diventando sempre più importante in casa DC. Sono seguite un paio di false partenze, durante le quali Giuseppe ha realizzato i layout di tutte e 120 le pagine, incluso quelle poi realizzate dagli altri tre artisti, così da avere una coerenza narrativa. A Novembre del 2010 siamo arrivati sulla copertina di Previews, ma abbiamo affrontato un’altra falsa partenza, sempre dovuta agli impegni di Jim Lee in occasione del rilancio dei New 52. Finalmente, nel 2015, abbiamo reclutato come disegnatore anche Gerard Parel e abbiamo realizzato in tempo record tutti gli albi, rispettando tutte le nuove scadenze.
Ho fatto la stessa domanda anche a Giuseppe, so che vi conoscete da tanto tempo e che avete realizzato diversi fumetti insieme. A quale progetto sei più affezionato?
Mi fai questa domanda proprio in occasione del ventennale del nostro esordio professionale, con Bonerest, avvenuto proprio qui a Lucca. E’ una serie a cui teniamo molto, e chissà che per il venticinquennale si riesca finalmente a concluderla. È ovviamente una scelta difficile, un po’ come scegliere quale sia il proprio figlio preferito, però c’è stato uno di questi bambini di carta e inchiostro molto particolare. Si tratta de Gli Scorpioni del Deserto. Per realizzare questa storia siamo stati in Africa, in Etiopia, nei posti dove Hugo Pratt ha vissuto da ragazzino e che poi ha riportato nelle sue storie. Ho visto posti incredibili, sono tornato cambiato da questo viaggio, e ho potuto lavorare su un progetto grandioso.
Sei uno dei pochissimi italiani, forse l’unico a mia memoria, che è riuscito a proporsi in America come sceneggiatore. Come sei riuscito ad arrivare fino ai tuoi livelli attuali e come ti spieghi questa cosa?
Sono l’unico ad aver lavorato per tutte e tre le major principali (Marvel, DC e Image), ma ci sono altri esempi, come il mio allievo Massimo Rosi che lavora per la Caliber, oppure come Carmine di Giandomenico che ha realizzato insieme a Zeb Wells il suo Battling Jack Murdock. Secondo me bisogna tenere conto non solo della barriera linguistica, e non parlo di quanto si pensi di saper parlare bene l’inglese, ma anche di quella culturale. Puoi tradurre perfettamente dall’italiano all’inglese, ma devi essere anche in grado di rendere certe espressioni. Penso di avere una certa predisposizione per questo, ho studiato lingue, conosco anche il francese e il tedesco e sto studiando il cinese, ma quando impreco, impreco in inglese, quando rifletto tra me e me, lo faccio in inglese, quando prendo appunti lo faccio in inglese, perché mi risulta più facile e immediato. Ci sono tanti bravi sceneggiatori in Italia, ma quanti sarebbero in grado di scrivere una sceneggiatura interamente e direttamente in inglese?
Su cosa stai lavorando attualmente o su cosa lavorerai nel prossimo futuro?
Per quanto riguarda l’Italia, al momento sto collaborando con la Sergio Bonelli per un progetto a cui tengo tantissimo e che spero veda presto la luce. Sono anche al lavoro su un progetto che non è ne italiano ne americano di cui però non posso ancora parlare. Posso solo dire che è una figata incredibile, una cosa di cui ero fan prima di esserne collaboratore. Faccio molta fatica a trattenermi al riguardo, quindi non stuzzicarmi troppo! [ride, ndr]
Grazie mille per il tuo tempo Matteo, buon proseguimento di Lucca Comics!
Grazie a voi!