Dopo 6 settimane è giunta al terminata la nuova serie del Marvel Cinematic Universe, Moon Knight, con protagonista Oscar Isaac. Questa nuova entrata del catalogo Disney+, la prima serie dedicata ad un personaggio mai apparso nei 14 anni di vita dell’Universo Cinematografico Marvel, sarà riuscita a convincerci? Scopritelo nella nostra recensione.

La serie è basata su uno dei personaggi Marvel più strani, legati al mondo urbano e sovrannaturale, il Cavaliere Lunare. Moon Knight è apparso per la prima volta in Werewolf by Night #32 e da lì, sono state numerose le apparizioni e le miniserie e serie regolari che lo hanno visto protagonista. Tra le più note personalità del mondo a fumetti statunitense che hanno scritto e disegnato il pugno di Khonshu troviamo: Doug Moench, Bill Sienkiewicz, Charlie Huston, David Finch, Warren Ellis, Brian Wood, Jeff Lemire e diversi altri. Il personaggio è particolare proprio la sua natura di lunatico psicotico, con diverse personalità o identità segrete; identità che se vogliamo, a seconda dello scrittore, hanno giocato a favore di Khonshu o contro, portandolo anche in uno dei tanti momenti della sua storia ad entrare in numerose formazioni dei Vendicatori come i Vendicatori della Costa Ovest oppure i Vendicatori Segreti di Steve Rogers. Ma ora dopo una piccola introduzione passiamo alla serie!

Steven Grant (Oscar Isaac), lavora come impiegato di un negozio di souvenir in un museo a Londra, conducendo una vita apparentemente normale a parte continui vuoti di memoria e ricordi che non sa da dove vengano. Ben presto scoprirà di avere un disturbo dissociativo dell’identità e di condividere il suo corpo con il mercenario Marc Spector. La vita di Steven verrà inevitabilmente sconvolta dall’incontro con Khonshu (F. Murray Abraham), di cui ne è l’avatar e dalle macchinazioni di Arthur Harrow (Ethan Hawke). Steven e Marc partono così in un’avventura per fermare Harrow e riuscire a risolvere il loro piccolo problema.

Iniziamo dal grande e unico pro di questa serie: Oscar Isaac. Proprio lui, il Poe Dameron di Star Wars e Leto Atreides di Dune, in questa serie sembra aver trovato il ruolo che fa per lui o per lo meno quello che lo ha fatto entrare nel cuore del pubblico generalista. Non è facile riuscire ad interpretare un personaggio che soffre di disturbo dissociativo della personalità, e Isaac lo fa in maniera egregia. Marc e Steven non differiscono solo per carattere, ma anche per modo di parlare, movenze e anche modo di ragionare. Isaac riesce a rendere credibile che i due siano davvero due persone separate nel corpo di una sola. Il quinto episodio inoltre, offre una delle migliori interpretazioni dell’attore e in generale di tutta la miniserie, scavando nella mente di Spector e rivelando interessanti indizi su dove il personaggio potrebbe svilupparsi in seguito. Isaac riesce perfettamente ad incarnare l’uomo d’azione ma anche l’impacciato Steven e regge nel vero senso della parola l’intera serie.

Parliamo del villain, da sempre uno dei punti deboli dei prodotti Marvel, seppur nell’ultimo periodo grazie ad attori come Jonathan Majors, Daniel Bruhl e Josh Brolin sembra un trend pronto a cambiare. Ethan Hawke interpreta Arthur Harrow, un pericoloso e disturbato avatar di una delle divinità egizie, con un passato oscuro e in disequilibrio. Hawke ci consegna un personaggio credibile, affascinante e disturbato, seppur non abbia tutto questo minutaggio a disposizione se non in alcuni centrali episodi, come il secondo, il quarto e l’ultimo. Infatti, se il suo villain ha un grande punto debole, è proprio quello di essere poco presente e lo spettatore non riesce a percepire la sua malvagità fino in fondo, ma quando è in scena è davvero magnetico. Anche il personaggio di Layla, interpretata da May Calamawy, pur avendo più minutaggio di Harrow, non riserva particolari sorprese, ma ha una buona chimica con Oscar Isaac e questo migliora nettamente la sua interpretazione, che già di partenza risulta riuscita e centrata, nonostante sia un pò troppo reminescente del ruolo che fu di Jessica Henwick in Iron Fist ossia Colleen Wing.

Purtroppo se gli attori sono davvero bravi, questo non basta a scusare la direzione data alla serie da Jeremy Slater (Umbrella Acadaemy) e Mohamed Diab. Il duo che scrive e dirige la serie, consegna un prodotto in certi momenti interessante, ma per lo più schizofrenico e poco pensato. La struttura stessa dei sei episodi che compongono la miniserie è caratterizzata fin troppo spesso da spiegoni con il solo scopo di dare qualcosa in pasto allo spettatore dimostrando davvero quanta poca attenzione al lato sceneggiatura è stata data nella fase di creazione. Proprio questo voler imboccare lo spettatore a tutti i costi, con un personaggio come Moon Knight che si presta molto bene a pazze soluzioni narrative, rende meno forte il prodotto che avrebbe potuto indugiare di più sul misticismo oppure sulla condizione di Marc. Menzione d’onore per l’episodio cinque, il migliore della serie, sia visivamente che per scrittura. Il quinto episodio non solo mostra tutte le potenzialità sprecate della serie ma ingigantisce anche i difetti delle precedenti puntate allo stesso tempo, portando lo spettatore a sentirsi preso in giro o sperare di essere stato preso in giro volutamente dalla serie. Un episodio però, per quanto ben girato e ben scritto, ma anche ben interpretato non può salvare un prodotto, sconclusionato che si regge solo sulle spalle del suo magnetico protagonista. Una bella sorpresa però in fase di creazione dei concept della serie vi è, ossia l’utilizzo dei due alter ego di Marc e Steven, Moon Knight e Mr Knight, che diventano due diverse versioni dello stesso personaggio, similarmente a Marc e Steven che sono due personaggi completamente diversi ed i loro avatar lo mostrano bene. A gravare sulla serie subentra anche una messa in scena davvero di dubbio gusto, lontana dalla computer grafica che caratterizza la Marvel degli ultimi anni. Effetti speciali davvero raffazzonati, fondali plastici e troppo visibili, rappresentazioni posticce e poco credibili appesantiscono inutilmente la visione di un prodotto che purtroppo, come già detto, non brilla neanche sul piano narrativo.

Moon Knight da una parte rappresenta il primo vero e proprio tentativo di serie tv Marvel Studios, e non un film diviso in puntate, ma dall’altra anche un’occasione sprecata. Ci sono molti elementi davvero interessanti all’interno di questa produzione, su tutti Oscar Isaac che riesce davvero a differenziare Steven e Marc, sia negli accenti che nelle movenze e crede davvero tanto nel progetto. Ethan Hawke come Arthur Harrow da una bellissima interpretazione ma vista la sua poca presenza in scena, non riesce a splendere quanto dovrebbe. Proprio il poco minutaggio dedicato al villain della miniserie è uno dei contro maggiori, causato anche dal numero degli episodi. Se da una parte con sei episodi a disposizione non c’è mai un momento di vuoto, ciò non rende meno noiosa gran parte della storia. Proprio il problema del minutaggio costringe a risolvere numerose situazioni velocemente e con azione non richiesta, incappando in inutili siparietti che ricordano palesemente La Mummia. Possiamo dunque dire che Oscar Isaac e gli attori tentano di salvare un prodotto che cerca di essere finalmente un passo verso la serialità tanto attentata da Marvel, non riuscendoci pienamente.


Tutti gli episodi di Moon Knight sono ora disponibili su Disney+. Di seguito il trailer della serie:

RASSEGNA PANORAMICA
Moon Knight
5.5
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Sono Luca, fin da piccolo mi sono interessato ai fumetti e successivamente alle serie tv, quando mi è stata data la possibilità di parlare delle mie passioni mi sono ficcato in questo progetto. PS: Ryan Ottley mi ha chiamato Tyrion non ricordandosi il mio nome.
moon-knight-quando-un-attore-non-salva-unintera-serie-tv-recensioneMoon Knight da una parte rappresenta il primo vero e proprio tentativo di serie tv Marvel Studios, e non un film diviso in puntate, ma dall'altra anche un'occasione sprecata. Ci sono molti elementi davvero interessanti all'interno di questa produzione, su tutti Oscar Isaac che riesce davvero a differenziare Steven e Marc, sia negli accenti che nelle movenze e crede davvero tanto nel progetto. Ethan Hawke come Arthur Harrow da una bellissima interpretazione, ma vista la sua poca presenza in scena, non riesce a splendere quanto dovrebbe. Proprio il poco minutaggio dedicato al villain della miniserie è uno dei contro maggiori, causato anche dal numero degli episodi. Se da una parte con sei episodi a disposizione non c'è mai un momento di vuoto, ciò non rende meno noiosa gran parte della storia. Proprio il problema del minutaggio costringe a risolvere numerose situazioni velocemente e con azione non richiesta, incappando in inutili siparietti che ricordano palesemente La Mummia. Possiamo dunque dire che Oscar Isaac e gli attori tentano di salvare un prodotto che cerca di essere finalmente un passo verso la serialità tanto attentata da Marvel, non riuscendoci pienamente. 

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