“… e i fiori sbocciano come pazzia di primavera.”
Non sono certo che sia stata la sopracitata “Aqualung” dei Jethro Tull a ispirare il titolo del lavoro dello sceneggiatore Jacopo Paliaga e del disegnatore French Carlomagno, ma quest’ultima parte di testo riassume in modo poetico ed esemplare ciò che colpisce il lettore una volta finito il primo volume di questa saga sci-fi/adventure made in Italy.
Più che di “volume” dovremmo parlare di “stagione,” dato che la narrazione e la composizione delle tavole hanno un taglio “televisivo” che ci da l’idea di star guardando una buona serie TV con episodi da cinquanta minuti, con tutta la scorrevolezza e la fluidità che ne consegue. Aqualung è infatti rapido, privo di fronzoli e sproloqui che rallentano la narrazione. La storia è un connubio perfettamente riuscito tra uno “slice of life” e una serie sci-fi come “The X-Files” o un più recente “Stranger Things” e, come quest’ultima, fa largo uso di riferimenti a film, serie TV e libri per impreziosire una trama, di per se, già molto interessante:
Holly Greenberg è una diciassettenne come tante. La ragazza vive con il padre a Cold Cove una piccola cittadina bagnata dal mare in un non definito punto della costa Statunitense. Holly ha un polmone artificiale, impiantatole dal padre per salvarle la vita, dopo che un incidente con una strana creatura aveva lasciato la ragazza in fin di vita.
Un giorno, a Cold Cove, i cittadini cominciano a sparire, rapiti da delle creature che emergono dal mare.
Ciò che Holly ignora è che dietro agli studi sulla strana creatura che causò il suo incidente c’è molto di più.
In un intreccio di eventi che lascia senza fiato, unito ad una trama complessa narrata ed illustrata in modo magistrale, Aqualung cambia pelle ad ogni capitolo ricordando, per qualità, opere come “Chew” . In un turbinio di eventi tanto frenetico quanto scorrevole, la storia passa dallo spaccato di vita quotidiana al fumetto d’azione super-eroica, fino a divenire un misto tra un fumetto sci-fi, una storia esoterico-fantasy-horror (stile Lovecraft, per intenderci) e un thriller fanta-politico con complotti governativi stile Roswell (degno dei migliori albi di Hellboy).
Paliaga, oltre ad essere uno sceneggiatore capace e perfettamente in grado di sfruttare al massimo le sue abilità, è evidentemente un avido e attento lettore di fumetti e spettatore di film e serie TV, ciò non fa che giovare al quadro d’insieme, che ne risulta arricchito senza venire snaturato o appesantito. Tale caratteristica rende la lettura ancora più scorrevole e dinamica, dandoci modo nel contempo di apprezzare la rielaborazione fatta dallo scrittore di contenuti attinti da fonti diverse divenuti freschi e genuini elementi magistralmente inseriti nella narrazione.
La storia si espande in senso orizzontale, accompagnando la trama principale con diverse trame secondarie (un evidente espediente televisivo). Nel progredire della storia risulta evidente l’importanza di ogni singolo dettaglio che, in ogni momento, può venire richiamato all’attenzione del lettore, divenendo parte di un evento chiave.
La scorrevolezza e la rapidità della narrazione non implicano l’assenza di momenti chiarificatori atti a raccontare i retroscena della storia principale: la storia è infatti suddivisa su più linee temporali allo scopo di raccontare in un sol colpo tutto quello che serve al lettore per avere un quadro d’insieme chiaro, senza ammorbarlo con una quantità eccessiva di dettagli infilati a forza in un singolo “momento spiegazione.”
Per French Carlomagno (se stai leggendo, sappi che hai un nome bellissimo) Aqualung rappresenta il primo approccio con la nona arte. Se le primissime pagine del primo capitolo sono servite al disegnatore per capire quanto e come temperare la matita, le successive sono l’espressione del suo grande talento artistico. Il colore e forme, così espressive e definite da sembrare scolpite partendo da un blocco di plastica, conferiscono ad Aqualung lo story-telling fluido ed eterogeneo che si confà ad una così scorrevole e rapida narrazione.
Questo connubio perfetto è ciò che conferisce al fumetto la sua caratteristica più apprezzabile: la gestione delle tempistiche del racconto. Il fumetto è in moto perpetuo, rallentando e accelerando ad ogni pagina, azzeccando sempre la velocità giusta e, per ciò, senza mai infastidire il lettore. Tale gestione del “tempo” è dovuta anche ad uno studio, dal taglio cinematografico, fatto da Palia e Carlomagno sulle inquadrature.
La terza parte di Aqualung, recentemente pubblicata, cambia le carte in tavola rispetto alle precedenti.
La narrazione è decisa, molto più forte nella struttura. Lo story-telling diventa maturo e viene sostenuto da tavole sempre più dinamiche ed evocative. L’azione frenetica dei primi due volumi qui è molto ridotta, lasciando spazio ad una linea di trama basata sull’investigazione. La suspance costruita con i dettagli, le scene di investigazione e i momenti di tensione, esplode senza tregua nella spietata azione che abbiamo imparato ad amare nei primi volumi, lasciandoci senza fiato e senza scampo.
Le inquadrature che strizzano l’occhio ai serial televisivi sono la ciliegina sulla torta impastata con inquadrature e dialoghi, segno della perfetta alchimia instauratasi tra Paliaga e Carlomagno.
Adele Matera, al quale sono stati affidati i colori, riversa sull’opera un’ondata di toni freddi, uggiosi e scuri, amplificando l’impatto emotivo dell’intero lavoro. Tale spettacolarità, non fa che fornire un’ulteriore prova del talento della colorista che, attualmente, è una delle giovani promesse del mercato Italiano.
Aqualung è riuscito di nuovo a cambiare pelle, lasciando il pubblico a bocca aperta e affamato per un seguito.
Una quantità simile di espedienti artistici e narrativi, fusi in una singola opera dalla così spiccata originalità, non può che rappresentare un perfetto esempio da seguire, sia per chi già lavora nel campo della nona arte che per chi sogna, un giorno, di poter apporre la propria firma in calce ad un lavoro nato dalla passione e dall’impegno.