[Recensione] Doomsday Clock #4 – Cosa vedi in questa macchia?

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Doomsday Clock

[ALLERTA SPOILER: spoiler riguardanti i primi quattro numeri di Doomsday Clock saranno presenti in questo articolo, inoltre, sono presenti spoiler riguardanti Watchmen, un fumetto di circa trent’anni fa che, comunque, dovreste aver letto…]


Doomsday Clock

La ricerca per il Dr. Manhattan (deboscia-loverz) anche in questo quarto numero di Doomsday Clock” procede verso… oh, come non detto: si interrompe…

Amareggiati? Delusi? Allora non avete ancora letto nessuno dei numeri usciti fin ora di quella che si sta rivelando una delle più grandi sorprese editoriali degli ultimi anni.

Ogni singolo numero di Doomsday Clock (fin ora) ha fatto aggrottare le sopracciglia ai lettori, all’unico scopo di portarli ad esclamare, ad un certo punto della narrazione, “WOW!” Con sorpresa e sollievo, il tutto in un mix di emozioni atte a creare un’aurea di suspense che sembra ormai essere il marchio di fabbrica che Geoff Johns e Gary Frank hanno voluto imprimere sulla serie.

Quest’ultimo albo non è da meno: dopo aver condotto gli eroi di casa Vertigo nel DCU pre Rebirth, la caccia all’onnipotente puffo figlio illegittimo (o legittimo?) di Alan Moore e Dave Gibbons subisce una battuta d’arresto, permettendo alla serie di soffermarsi sulle origini della nuova incarnazione del vigilante senza volto degli Watchmen: Rorschach.

O meglio: il NUOVO Rorschach.

Doomsday Clock

Fin dal primo numero della serie gli autori sono stati molto chiari su una cosa: questo Rorschach non è Walter Joseph Kovacs. Il che ha senso (beh, forse non così tanto, visto lo scorso numero…) dato l’epilogo che Walter ha fatto nella serie originale… Il quarto albo riparte direttamente dal finale del precedente, mostrandoci Rorschach intento ad adattarsi alla vita tra i muri del manicomio di Arkham, dove Batman lo ha rinchiuso, con l’inganno, per un motivo non ancora ben definito. Come abbiamo già detto, la trama in questo numero farà ben pochi balzi in avanti, ma ci offre dei dettagli parecchio interessanti sugli accadimenti avuti luogo nell’universo di Watchmen dopo il finale della graphic novel.

L’abilità di Geoff Johns non ha ormai più bisogno di presentazioni, ma nonostante ciò, la sua capacità di immergere il lettore non in uno, ma in due universi separati, continua a sorprendere. Ciò rappresenta un punto di forza per l’intera serie. Ogni parola scritta da Johns, ogni dialogo enunciato dai suoi personaggi, trasuda decenni di storia. Il peso della continuity (sotto cui molte altre storie crollerebbero senza opporre resistenza) svanisce, intrecciandosi con riferimenti ben ricercati e contestualizzati. Un esempio perfetto l’uso che l’autore fa del personaggio di Falena (Mothman) in questo numero.

In Watchmen, Falena è un personaggio piuttosto dimenticabile. In questo numero, non vi è la necessità di saperne di più su di lui per capire la storia. Di fatto Johns ha furbescamente usufruito di un personaggio, lasciato in eredità dai creatori dell’opera originale, per raccontarci le origini del nuovo Rorschach.

Dire che empatizzeremo con Falena e Rorschach è un eufemismo…

Doomsday Clock

La storia delle origini qui presentata è veramente tragica, ma non nello stesso modo del Rorschach originale. La nuova incarnazione del vigilante senza volto (o dai molti volti?)nasce durante gli eventi della serie originale. Grazie all’arte di Gary Frank, la serie trasmette lo stesso fascino del media da cui trae ispirazione (e non è poco).

Il comparto artistico in questo numero è assolutamente vitale per la narrazione. Frank sa come usare la sua arte per colpire i lettori al cuore, così come Johns fa con ciò che scrive. Il dolore  e la paura, celati dietro gli occhi dei protagonisti, sono percepibili, proprio come se ci stessimo conversando faccia a faccia. La profondità emotiva trasmette non solo lo status quo dei personaggi, bensì, quello di tutto l’universo di Watchmen.

Doomsday Clock

Mentre Johns traccia meticolosamente la mappa di quella che si sta rivelando essere una vera e propria Odissea, Frank, con la sua arte, funge da ago della bussola, direzionando narrazione ed emozione verso una ancora ignota meta. Il viaggio sarà ancora lungo e la via non è tracciata, ma sappiamo che tutto quel che amiamo, di due mondi diversi, è ancora qui e ciò ci spinge ad andare avanti, fino alla fine.

Chi è il nuovo Rorschach? Come sempre, preferisco farvelo scoprire da voi, ma state certi che ne parleremo nella recensione del prossimo numero di Doomsday Clock. Se non avete ancora iniziato a leggerlo, sappiate che questo quarto numero è la conferma che, questa nuova storia, si sta rivelando toccante e rilevante a livello artistico, tanto quanto il media originale. L’incapacità della trama di procedere spedita potrà forse rappresentare una fonte di frustrazione, tuttavia, se sarete pazienti, capirete come Doomsday Clock sia la storia che tutti abbiamo sempre desiderato, senza saperlo…


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