[Recensione] Dylan Dog n.372 – Il bianco e il nero

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L’uomo nero è la figura che incarna le nostre paure infantili, la chimera in cui si fondono i terrori della nostra età più tenera. Ma cos’è un uomo senza le sue paure, senza i suoi incubi? E chi meglio di Dylan Dog sa che forma hanno gli incubi?

Nel numero 372 della celeberrima serie a fumetti targata Sergio Bonelli Editore, intitolato “Il bianco e il nero” troviamo un curioso esperimento portato avanti di pari passo dai due autori dell’albo, la scrittrice Paola Barbato ed il disegnatore Corrado Roi: la storia non è altro che una prosecuzione, un’espansione, se vogliamo del primo numero della serie “Dylan Dog – Il nero della paura”, proposta in albetti in collaborazione con il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport, in cui, appunto, l’indagatore dell’incubo si trova alla prese con l’uomo nero, un mostro umano, che trova il suo opposto proprio in Dylan, un umano mostruoso.

Già dal titolo, “Il bianco e il nero”, appunto, notiamo come il filo metafumettistico imbastito da Paola Barbato si dipani per tutta la storia, con battute (spesso forse un pelino fuori luogo), scambi e citazioni al grande horror di Stephen King, ma soprattutto come sia fondamentale il contributo di Corrado Roi, qui a briglia sciolta e libero di scatenarsi, come notiamo anche dall’uso preponderante e quasi soffocante delle chine, nonostante il suo stile estremamente realistico possa far storcere il naso a ben più di un lettore. La Barbato mette insieme i pezzi di una storia estremamente sclaviana, degna dei leggendari primi cento numeri, almeno se ci soffermiamo sulla tematica, dove vediamo, in un leitmotiv piuttosto classico, Dylan fronteggiare i demoni che lo circondano, siano essi fisici o mentali.

Dyaln Dog 372 Il Bianco e Il Nero

Cos’è il bianco? Cos’è il nero? La rimarcabile dicotomia che attraversa secoli di arte, filosofia, letteratura e psicologia vede i due opposti come meri combattenti in eterna lotta o come due facce della stessa mortale medaglia? A questi interrogativi tenta di rispondere questa storia dal ritmo altalenante, specialmente agli estremi dell’albo, riuscendo a tenere incollato il lettore grazie a situazioni accattivanti e, soprattutto allo splendido design dei personaggi ultraterreni, ad opera di Roi: vere e proprie personificazioni di paure, incubi e terrori esistenziali tali da poter rivaleggiare con le immagini oniriche di Sandman.

Dylan diventa in quest’albo amico delle tenebre, nonostante ne sia il rivale per antonomasia, il bianco che fronteggia il nero: il suo rapporto con la paura diviene un travagliato rapporto amoroso, simile a quanto visto in Mater Morbi e Mater Dolorosa, ormai albi cult dell’indagatore dell’incubo nati dalla penna di Roberto Recchioni, sotto il cui corso come curatore, a parte qualche piccolo scivolone, stanno uscendo piccoli gioiellini come questo numero 372. Dylan Dog vive in un rapporto quasi simbiotico con la paura, che alimenta la sua vita e che, a sua volta, è alimentata dai trascorsi e dalle inquietudini dell’indagatore, che rimane vuoto, una foglia in balia del vento, se la paura si distacca da lui: senza la paura Dylan diventa un personaggio bidimensionale, il bilico tra il bianco e il nero.
Dylan Dog è davvero un personaggio buono? Soprattutto, cosa significa essere buoni nel mondo moderno? La questione viene affrontata con un pizzico di ironia nell’albo, senza, ovviamente, scale di grigi, rendendo Dylan l’ago della bilancia di una questione spinosa non solo per se stesso, ma per tutte le persone che lo circondano.

Ci troviamo di fronte ad un albo di Dylan Dog quasi unico nel suo genere, dove la dicotomia si ritrova anche tra sceneggiatura e stile grafico: è senza dubbio un fumetto dalla struttura tematica tanto classica, quanto la metanarrazione grafica presente risulta piacevolmente desueta, fornendo il prototipo esatto per la fusione definitiva tra la tradizione tanto amata dai “puristi” e la sperimentazione, colonna portante della nuova gestione editoriale firmata Roberto Recchioni.
Dylan Dog n.372 “Il bianco e il nero”, con i testi di Paola Barbato e le matite di Corrado Roi, ormai coppia assodata del fumetto italiano, è in tutte le edicole.