Nailbiter torna con il suo Quarto Volume, che stavolta ci porta fuori da Buckaroo, ma i nostri personaggi non sono al sicuro, infatti, come ben sappiamo il male non resta mai confinato in un solo luogo.
Finch e la Barker sono stati allontanati da Buckaroo dopo che Edward “Mangiaunghie” Warren è scappato alla loro custodia durante le indagini sui Macellai di Buckaroo e la furia omicida sembra essersi fermata. Nel frattempo l’ex sceriffo Crane bada alla figlia Alice, ricoverata dopo un incidente mentre indagava anche lei sullo stesso caso della madre. Il mistero si infittisce sempre di più, il coinvolgimento del Bureau negli atti che mirano a tenere nascoste le origini dei macellai di Buckaroo si fa sempre più evidente, mentre Carroll, uscito dal coma, può rivelare segreti scomodi e un nuovo serial killer che è uscito da Buckaroo potrebbe aver fatto la sua comparsa ad Atlanta, l’Ammazzadiavoli.
Joshua Williamson non è uno sprovveduto e nel momento in cui le cose nel terzo volume si stavano impantanando, mostrando una situazione fin troppo misteriosa e vicina a cadere nel clichè, dal clichè costruisce un’altra storia, allontanando il focus da Buckaroo e spostando le indagini di Finch e Barker ad Atlanta, ma non abbastanza da non far sentire quell’alone di mistero diventare sempre più di presa globale mano a mano che si sviluppano le trame di questo quarto volume “in trasferta”. Il rapporto tra Finch e Warren si continua a solidificare anche in questo volume che ci mostra un lato sconosciuto dell’infamosamente noto Mangiaunghie Warren, ora a nudo davanti all’agente dell’FBI che inizia a vedere dipanarsi una parte del mistero dei macellai di Buckaroo davanti ai suoi occhi riguardante proprio Warren. La parte relativa a Buckaroo cerca anche di cambiare le cose in città per poter far proseguire in modo più convincente e naturale la storia, mettendo nel mix anche un alleato inaspettato per l’ex sceriffo Crane e per questo delle scelte difficili verranno prese.
Dal punto di vista puramente visivo, Mike Henderson continua il buon lavoro fatto nei precedenti volumi mantenendo il suo tipico tratto che ben si adatta alle atrocità che questo thriller/horror ti mette davanti, ma la sua capacità di tratteggiare il male più puro e gli incubi peggiori viene fuori specialmente quando deve mostrare l’orrore di qualcosa di più inumano che umano, come nell’introduzione di questo volume. L’artista riesce anche però in un semplice compito ossia rendere certi scambi di battute tra i protagonisti d’impatto per quanto semplici nella costruzione, grazie ad uso delle ombre e dei maniacalismi di ogni personaggio. Bisogna ribadire sempre che il punto forte di questa serie non sono e non saranno sicuramente i disegni, quanto mai lo è la sinergia tra sceneggiatura e scrittura che porta il fumetto sicuramente ad essere da entrambe le parti un compromesso nato sotto la fortunata stella dell’interesse morboso del pubblico per l’ignota malvagità che solo l’uomo può provocare.
Il quarto volume della serie quindi riesce a riprendersi in parte dal torpore che avevamo riscontrato nel terzo volume che comunque non era per nulla noioso, mettendo la curiosità di proseguire nella lettura anche se il mistero che è stato paventato ai lettori nell’#1 di questa serie, ormai al #20 risulta sempre più intricato, e mentre più domande trovato una risposta, di nuove ne nascono e proprio queste alla luce delle nuove scoperte, si dimostrano ovvie, in quanto quesiti per lo più paventati da Williamson nei 3 volumi precedenti a questo, dando l’idea che come in ogni buon mistery, l’autore abbia nascosto la soluzione in bella vista.
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