Dal momento del suo annuncio, il sotto titolo “Ragnarok” attribuito al terzo capitolo cinematografico sul tonante Thor ha fin da subito scosso i fan, in quanto, come raccontò il poeta Snorri Storluson nella sua Edda, il Ragnarok è la fine di tutto, l’Apocalisse secondo la mitologia norrena. Uscito il primo trailer abbiamo capito subito che c’era qualcosa di strano: le atmosfere erano tutt’altro che cupe e tragiche, anzi, erano molto “ignoranti”, colorate, caciarone come direbbero i romani. Ma come ci hanno spesso abituato i Marvel Studios, il trailer spesso ci raccontano un film diverso da quello che ci ritroviamo una volta entrati in sala. Sarà stato così anche per Thor Ragnarok?
Fin dalle prime battute, il film si qualifica come una commedia tragica, condita d sempre più frequenti battute in salsa Disney (forse davvero troppe) e di situazioni divertenti, fino ad un certo punto almeno. Il regista, Taika Waititi, si è divertito a mischiare le saghe fumettistiche Marvel e a sconvolgere il pantheon degli dei norreni, raccontandoci lo scontro tra Dio del Tuono e la sua allegra combriccola contro la dea Hela, divinità che presiede il regno dei morti Hel e quindi dea della Morte. Perso il suo martello, Thor viene allontanato dai nove regni, finendo sul pianeta Sakaar e costretto a diventare uno dei gladiatori del Gran Maestro. Proprio durante uno di questi scontri, si ritrova ad affrontare il suo “friend from work” Hulk, sparito dalla circolazione dalla fine di Age of Ultron e ora campione dell’arena.
Tagliando la testa al toro, messo a confronto con i suoi due precursori questo film risulta profondamente diverso, e per questo di difficile paragone con essi a mio avviso. Come detto prima, i momenti cupi sono pochi, seppur la violenza e le morti siano molte, e anche quando ce n’è qualcuno questi o sono senza enfasi o vengono spezzati da battute e scene ironiche, scene che il più delle volte non risultano nemmeno calzanti o funzionali. Lo stesso personaggio principale di Thor (i cui panni sono vestiti sempre da Chris Hemsworth) in questi film ha compiuto un’evoluzione funzionale ad una sua maturazione, maturazione che però avviene solo in parte: risulta infatti un personaggio forse troppo stupido e che stia lui stesso recitando una parte, ma che dovrà comunque farsi carico delle sue responsabilità anche per il bene della propria gente. Inseparabile controparte di Thor è Loki/Tom Hiddleston, questa volta molto meno cattivo e machiavellico delle sue precedenti apparizioni, ma sempre molto carismatico.
Personaggio inedito sotto certi aspetti è la Valchiria di Tessa Thompson, che della sua controparte cartacea ha soltanto il nome, in quanto la nostra è una mercenaria al soldo del Gran Maestro; non c’è da dire poi molto, è semplicemente una variabile della storia che contribuisce al suo svolgimento. Altra incognita era Cate Blanchett nei panni della Dea Hela, scelta che ha stupito molti, sopratutto perchè quando venne mostrata non sembrava nemmeno lei. Si tratta di un personaggio con un ottimo phisic du rol, cosa che non poteva che essere da meno da un’attrice del calibro della Blanchett, e che ha un legame inedito e particolare con Thor. Di contro però c’è da dire che ricade anche lei nel clichè dei villain dei film Marvel, non riuscendo a risultare davvero credibile e minacciosa fino in fondo, essendo anche lei uno dei personaggi che nel film si concede all’ironia e alla comicità (a volte poco riuscite). Hulk è forse il personaggio che se ne esce meglio da questo film, Marc Ruffalo è sempre più nella parte sia del Gigante di Giada sia nei panni del fragile Bruce Banner, il primo sempre meno brutale e iracondo, il secondo protagonista di un momento tragico del film che colpisce molto.
Per quanto riguarda i personaggi secondari, Karl Urban, alias Skurge l’Esecutore, è forse (dopo Thor) il principale comic relief della storia, e che diversamente dalla controparte a fumetti, oltre a non essere accompagnato dall’Incantatrice, parla (e anche troppo). Senza infamia e senza lode anche Heimdall/Idris Elba, l’Odino di Anthony Hopkins, seppur per poco, regala qualche emozione, Jeff Goldblum sembra essersi divertito davvero molto ad aver interpretato l’eccentrico Gran Maestro, mentre il breve cammeo di Benedict Cumberbatch nei panni del Dottor Stephen Strange, anche se molto breve, ci mostra il mago sempre più nella parte dello Stregone Supremo della Terra, pronto a patteggiare con chiunque pur di mantenerla al sicuro. Ci sono poi alcune guest star che si vociferava fossero presenti in questo film, tutte apparizioni divertenti e molto ben gestite.
In certi momenti l’uso della CGI risulta davvero troppo invadente e/o non resa nelle migliore delle maniere, cosa che invece non accade in altre scene (ad esempio la scena del combattimento tra Thor, Loki ed Hela nel Bifrost). Splendidi i concept e le atmosfere molto anni ’70/’80, esageratissime e perfette per un film del genere. Strizzano molto l’occhio all’arte del grande fumettista Jack Kirby nella scelta dei design di costumi, armi, ambienti, sempre tutti molto molto colorati. In questa operazione, anche la scelta di una colonna sonora proveniente da quel periodo (Immigrant Song dei Led Zeppelin, giusto per citarne una) e che strizza anche l’occhio a temi musicali molto simili a quelli di qualche videogioco, contribuisce a rendere la pellicola molto leggera. Forse proprio in questo, cioè nella scelta dei colori, nel richiamare alla cultura popolare di 30-40 anni fa (seppur in maniera minore) e nella leggerezza della storia, il film è facilmente accostabile alle due pellicole sui Guardiani della Galassia di James Gunn.
Thor Ragnarok non è assolutamente un brutto film, in sostanza si tratta di un bel giocattolone, colorato e divertente, che forse lo è troppo, risollevandosi in minima parte dai suoi due precursori e preferendo alle atmosfere cupe di The Dark World quelle più allegre e giocose.
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