[Esclusiva] Intervista ad Alessandro Bilotta, sceneggiatore di Mercurio Loi

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Alessandro Bilotta

In occasione dell’incontro organizzato da Francesco Settembre, titolare della libreria del fumetto Antani Comics di Terni, ho potuto intervistare Alessandro Bilotta, sceneggiatore, tra gli altri di Dylan Dog, Dampyr, Valter Buio e Martin Mystère, nonché della rivelazione della seconda metà del 2017 in casa Bonelli, rivelazione che perdura prepotentemente anche in questo 2018: Mercurio Loi.
Ecco cosa ci ha raccontato:

Alessandro, come hai preso il grande successo di pubblico e critica nei confronti di Mercurio Loi?

Che dire… uno non ci pensa prima, si augura, chiaramente che le cose possano avere entrambi i riscontri: uno non se lo aspetta ma se lo augura.

Com’è nato Mercurio Loi? E come si è sviluppato?

È nato su un albo della serie Le Storie, un racconto che per alcune sue caratteristiche dava l’idea che avesse ancora tanto da raccontare. Poi il riscontro positivo di pubblico e della casa editrice ha portato all’idea di provare a costruirci sopra una serie. A me interessava il periodo storico in particolare, perché era un periodo particolarmente strano, che poteva consentire di raccontare situazioni e personaggi anomali in un clima quasi distopico. Mi piaceva, inoltre, l’idea di poter giocare con delle atmosfere ai confini del surreale pur essendo assolutamente realistiche e infilarci dei personaggi che si comportassero, in base ai punti di vista, o come matti o come dei supereroi ante litteram: è questo l’insieme di elementi che mi ha portato lì.

Ti piacerebbe vedere Mercurio Loi adattato al grande o al piccolo schermo, oppure preferisci seguire un’ideologia alla Alan Moore?

Mi piacerebbe sicuramente vederlo adattato, seppur prendendone le distanze: lascerei fare a chi se ne saprebbe occupare meglio di me.

 

Sei docente alla Scuola Internazionale di Comics: tra i giovani vedi il futuro del fumetto italiano?

Se il fumetto italiano avrà un futuro sarà fra i giovani, ma quelli che vedo sono spesso giovani che sottovalutano il livello di impegno che bisogna mettere in un mestiere che può ingenuamente sembrare un mestiere solamente di svago: c’è invece da fare un percorso che implica tempo non per pubblicare ma per imparare. Un problema che spesso riscontro con i giovani di oggi è il pensiero che tutto si possa ottenere rapidamente e questa deformazione della realtà, secondo me, è data dai social, che stanno raccontando un mondo che ottiene le cose in fretta e facilmente, mentre, in realtà non raccontano che le cose che si ottengono non sono durature: un disegnatore che fa uno schizzo e lo posta su Facebook ottiene lo stesso, se non maggiore, compiacimento che si otteneva una volta pubblicando un albo, tramite i click e i consensi immediati, è però un senso di appagamento molto distante, molto meno duraturo di quello che può essere imparare a fare un mestiere, costruire delle storie e pubblicarle negli anni con un lungo lavoro di costruzione.

Parliamo un po’ di periodi ipotetici: c’è una serie americana che ti piacerebbe sceneggiare?

Mi piacerebbe resuscitare antichi personaggi apparentemente in disarmo, due in particolare: uno è della DC Comics, Plastic Man, e uno della Marvel, ovvero Namor il Sub-Mariner.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro, se puoi svelarcene alcuni?

Beh, Mercurio Loi è un impegno al 100% del mio tempo, poi fra qualche tempo inizierò a ragionare su delle idee che ho, però, insomma, adesso è tutto solo nella mia testa.

Questo è tutto da Alessandro Bilotta, Mercurio Loi è pubblicato da Sergio Bonelli Editore con cadenza bimestrale ed è arrivato al numero 9.