Il 29 settembre arriva il cinema Smile, esordio horror del giovane regista Parker Finn che fino ad oggi si era cimentato solo nella realizzazione di cortometraggi, di cui uno Laura Hasn’t Sleep è proprio alla base di Smile. Al timone della pellicola una bravissima Sosie Bacon (Omicidio a Easttown) nel ruolo di una psichiatra alle prese con una terribile ed inquietante presenza demoniaca. Grazie a Paramount Pictures e Eagle Pictures, che distribuisce il film, abbiamo potuto vedere Smile in anteprima e questo è il nostro parere.

Dopo aver assistito a un traumatico episodio che ha coinvolto una sua paziente la dottoressa Rose Cotter (Sosie Bacon) viene perseguitata da strani e spaventosi fenomeni.
Assalita dal terrore che prende il sopravvento sulla sua vita, Rose sarà costretta a confrontarsi con il suo passato per sopravvivere e sfuggire ad una nuova e agghiacciante realtà.

Ispirato ad una leggenda metropolitana, Smile è un canonico racconto horror, strutturalmente non originale, che fa però della costruzione della sua protagonista, del suo trauma e dell’orrore, le vere colonne portanti. Simile a narrazioni dello stesso genere degli anni 2000, il lungometraggio di Finn prende spunto da quei film per creare una storia nuova, un ibrido tra cinema horror del passato e del presente, dando vita ad un prodotto carico di nostalgia ma altrettanto contemporaneo. A trascinare l’intero film, la performance fisica ed estrema di Sosie Bacon, figlia d’arte di Kevin Bacon, unita ad una sana dose di paura.

Pur abusando dei tipici meccanismi della paura del cinema horror contemporaneo, Smile coniuga sapientemente regia e colonna sonora, dando origine a qualcosa di completamente nuovo anche nel panorama horror, un genere che con il passare del tempo ha perso sempre di più la sua natura. Ad innescare la suspense e il terrore non c’è chi sa quale meccanismo registico, semplicemente il caro vecchio jumpscare collocato in momenti ben precisi, inaspettati. Il film parte decisamente in quarta e per tutta la sua durata (quasi due ore, aspetto sicuramente interessante, da non sottovalutare) difficilmente lascia andare lo spettatore che con il passare dei minuti si ritrova accartocciato sulla propria poltrona.

Scelte d’immagine estreme, specialmente nella parte finale, fanno di Smile un film che punta tutto a spaventare, nonostante il tema principale sia il trauma, il dolore. Non è un caso che a incutere terrore ci sia un ghigno, un sorriso terribilmente inquietante stampato in faccia ai malcapitati presi di mira dalla terribile forza demoniaca, quasi a voler sfidare la stessa protagonista che di sorrisi nella vita ne ha visti ben pochi. Un viaggio dell’eroina a tutto tondo quello di Rosie, che dopo la morte della madre quando era ancora piccola ha vissuto un’esistenza ai margini, il suo fidanzamento non sembra andare come previsto e i suoi rapporti con la famiglia (sua sorella, suo cognato e suo nipote) sono freddi e distaccati. Rose vede solo nel suo lavoro l’unica via d’uscita, ma quando proprio sul posto di lavoro entra in contatto con il “male” nessun posto sembra più al sicuro. Gli altri personaggi presenti non godono di un ottimo approfondimento essendo fini alla narrazione stessa, un pretesto per mandare avanti la storia e accrescere quel sentimento di ansia e panico insito nella mente della protagonista dove nessun posto sembra più essere sicuro.

La durata estesa della pellicola, scelta particolare per un film horror di questo tipo, è funzionale alla storia. Smile si prende tutto il tempo necessario per approfondire le vicende, specialmente quelle legate alla vita della protagonista e permette allo spettatore di entrare in sintonia con essa e accrescere ancora di più il senso claustrofobico e terrificante. Il tutto è guarnito da una regia che predilige i campi larghi e i primissimi piani in continua alternanza creando una sorta di squilibrio interno descritto anche dalla dissonante colonna sonora ad opera di Cristobal Tapia de Veer che si interrompe e riparte con tagli netti e bruschi.

Partendo da una leggenda metropolitana e ampliando un suo cortometraggio, Parker Finn scrive e dirige un horror non particolarmente originale per sceneggiatura ma innovativo nel suo essere “canonico”. L’approfondimento della sua protagonista e l’interpretazione di Sosie Bacon uniti ad una sana dose di terrore fanno di Smile un ottimo film dell’orrore pop destinato a far parlare sicuramente di sé. Un’ottima prima prova, non priva di alcuni difetti da “prima volta” che però risulta terribilmente divertente!


Smile arriva al cinema il 29 settembre. Ecco il trailer italiano del film:

RASSEGNA PANORAMICA
Smile
7
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Classe 1995, laureato in critica cinematografica, trascorro il tempo tra un film, una episodio di una serie tv e le pagine di un romanzo. Datemi un playlist anni '80, una storia di Stephen King e un film di Wes Anderson e sarò felice.
smile-lelettrizzante-esordio-horror-di-parker-finn-recensionePartendo da una leggenda metropolitana e ampliando un suo cortometraggio, Parker Finn scrive e dirige un horror non particolarmente originale per sceneggiatura ma innovativo nel suo essere “canonico”. L’approfondimento della sua protagonista e l’interpretazione di Sosie Bacon uniti ad una sana dose di terrore fanno di Smile un ottimo film dell’orrore pop destinato a far parlare sicuramente di sé. Un’ottima prima prova, non priva di alcuni difetti da “prima volta” che però risulta terribilmente divertente!

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