[Speciale] Comicsgate: il movimento contro la diversità sotto i riflettori

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Comicsgate

In quest’ultima settimana vari importanti membri del comicdom Statunitense si sono espressi sul cosiddetto “Comicsgate”, un movimento non recente quanto si penserebbe, ma che già da alcuni anni è una macchia nera nel mondo del fumetto a stelle e strisce. Una macchia che ritiene inutile e dannosa la diversificazione nei fumetti, e che si scaglia vigliaccamente contro autori emergenti membri della comunità LGBTQI e di minoranze etniche, in un momento in cui tutte le case editrici, dalla Image alle big two, Marvel Comics e DC Comics, stanno cercando voci nuove e di raggiungere un pubblico più inclusivo possibile.
Marsha Cooke, la vedova del noto fumettista Darwyn Cooke (The New Frontier, Batman: Ego) ha visto il nome del marito venire affiancato al movimento “Comicsgate”, la donna ha così riattivato il proprio profilo twitter per rispondere.


La risposta degli aderenti al movimento furono tweet pieni di rabbia e minacce dirette a lei personalmente.


Tale situazione era diventata troppo grande per far finta di niente e così ha portato un sacco di creatori e altri addetti ai lavori, finalmente a distanziarsi pubblicamente dal “Comicsgate”. Tra i primi ci furono autori come Jeff Lemire (Essex County, Sweet Tooth) e Bill Sienkiewicz (Devil: Amore e Guerra).


“Il Comicsgate è basato sulla paura, l’intolleranza, il bigottismo e la rabbia. I creatori di fumetti oggi sono troppo talentuosi, intelligenti e si fanno sentire, non potranno essere battuti da queste persone deboli. E’ tempo che ci sosteniamo l’un l’altro.” ha scritto Lemire sul suo twitter.

Anche Bill Sienkiewicz ha poi scritto una lunga lettera ai suoi fan e amici di facebook dove finalmente metteva in luce il movimento noto come il Comicsgate.
Come fu anche il Gamergate, anche il Comicsgate ha tra le sue fila prominenti membri dell’industria, in particolare l’artista Ethan Van Sciver, che ha lavorato spesso con molti autori della DC Comics, tra l’altro proprio questi era noto da anni per il suo atteggiamento da bullo verso altri creatori di fumetti su internet, tale comportamento non più sostenuto dagli editori ha portato dunque al non rinnovo del suo contratto con DC Comics. Proprio questo ha spesso promosso i suoi pensieri tramite varie interviste con figure controverse del mondo dei fumetti USA, come youtuber come Vox Day e anche Richard C. Meyer, conosciuto ai più per il canale you tube Diverisity & Comics. Proprio Meyer aveva già avuto modo di dare contro ed insultare autori come Ta-Nehisi Coates (Pantera Nera, Capitan America) e Magdalene Visaggio (Eternity Girl).
Vari siti Americani hanno avuto modo di approfondire il comicsgate in questi giorni, tra cui Polygon; proprio questo articolo ad opera del collaboratore Kieran Shiach, ha portato alla luce anche altri avvenimenti che non sono stati discussi ma che vanno avanti inevitabilmente dal 2014.
Ovviamente Ethan Van Sciver non è stato zitto e invece di prendere di petto l’accusa della Cooke e degli altri autori di fumetti, ha invece deciso di dare la colpa ai Social Justice Warrior di Twitter che l’avrebbero usata come scudo per attaccare il “Comicsgate”.


E’ stato proprio in definitiva questo tweet a far “svegliare” gli altri autori (di cui sopra abbiamo riportato alcuni tweet) e denunciare il movimento al pubblico Internazionale. Nei giorni successivi si sono aggiunti vari nomi del settore come Tom Taylor, scrittore di Injustice e X-Men: Red.

“Io credo che i fumetti siano per tutti. Non ci sono scuse per le molestie. Non c’è posto per l’omofobia, la transfobia, razzismo o la misoginia nella critica ai fumetti.”

Dopo molti altri autori hanno copincollato il messaggio di Taylor, modificandolo leggermente ma sempre mantenendo l’attacco al movimento: Fabian Nicieza (co-creatore di Deadpool), Gail Simone (Birds of Prey), Nicola Scott (Wonder Woman), Jordan D. White (editor degli X-Men in Marvel), Cullen Bunn (X-Men Blue) e Jamal Igle (Firestorm), tra i tanti. Altri, come Gerry Duggan (Infinity Wars), Jody Houser (Amazing Spider-Man: Renew Your Vows) e Michael Lark (Lazarus), hanno deciso di rimuovere la parola “critica.”
Altri come Ales Kot e Ramon Villalobos, hanno invece usato le loro stesse parole per denunciare il movimento.


Prima di questo momento il Comicsgate è sempre passato sotto i radar, nonostante già nel 2014 aveva avuto un ruolo nella vicenda che vedeva la cover variant di Spider-Woman #1 realizzata dalla leggenda dei fumetti, Milo Manara.
Rob Salkowitz già nel 2014 aveva previsto un possibile esito del “Comicsgate” aveva infatti detto.

“Se un Comicsgate dovesse mai avvenire, sarebbe catastrofico.”

Effettivamente un momento meno sospetto di ora, ma che già poteva far capire cosa sarebbe potuto succedere nei 4 anni successivi, con una sempre maggiore diversificazione dei fumetti e del loro mercato.
Tra i più importanti membri del settore che hanno poi fatto riferimento al comicsgate abbiamo anche Tom King (Batman, Mister Miracle).


Tweet che ha tuttavia causato qualche perplessità tra i colleghi, come Jen Bartel ha fatto notare all’autore.


Nei giorni successivi si è unito alle voci Cullen Bunn (Magneto), che ha attirato delle critiche proprio per la sua presa sul movimento, che puntava sull’assolvere chi non fosse stato associato a molestie online o di altro genere, ma che era legato al movimento.


Marsha Cooke ha poi concluso con uno degli ultimi tweet che vedevano una critica all’industria generale, che ha ignorato il movimento fino a quando una donna bianca e vedova di un uomo amato nell’industria sia stata attaccata e non prima quando erano invece elementi più fragili della comunità a fumetti di creatori e non solo.


Spesso in questi tweet il movimento è stato indirizzato come un qualcosa che avesse nella “critica” il suo perno, ma come è stato fatto notare esso non è composto da critici, bensì da altri creatori e quindi non nasce per essere critico, ma bensì ha altre ragioni dietro, come è stato fatto notare da Tom Taylor, infatti, usare quella parola “critico” in un certo senso potrebbe dare legittimità al “Comicsgate” cosa che non si vuole e non si deve permettere di fare.


Sicuramente l’esplosione del caso giunge in un momento dove si tenta di diversificare e in cui molte serie, anche storiche, faticano e può rivelarsi un boomerang per il mercato, ma è giusto che il problema sia emerso e che venga finalmente affrontato, e non più preso sottogamba.