Francesco Totti, a Roma, è una vera e propria religione. Per i tifosi giallorossi (anche se il discorso si potrebbe tranquillamente estendere a tutti i veri amanti del calcio), il leggendario numero 10 è un’icona che è destinata a rimanere impressa per sempre nelle memorie di quello che in Italia è lo sport più amato e più seguito. Qualche mese fa è stato rilasciato un documentario che andava a raccontare, con particolare lente d’ingrandimento, l’ultima stagione di Totti. Quella del ritiro. Quella tanto travagliata a causa del suo rapporto conflittuale con l’allenatore che allora sedeva sulla panchina della Roma, Luciano Spalletti. Parallelamente a quel documentario, in maniera però totalmente distaccata, Sky ha messo in produzione Speravo De Morì Prima, una vera e propria serie tv che si propone di raccontare gli stessi eventi, ma con un linguaggio decisamente più televisivo.

La stagione è raccontata è quella dell’annata 2016/2017, anche se la serie parte un po’ prima, andando a creare tutto il contesto che, sostanzialmente, sanciva una sola cosa: nonostante l’età, Francesco Totti (Pietro Castellitto) è ancora in grado di fare la differenza in campo e può ancora dire la sua e aiutare la Roma al raggiungimento degli obiettivi sportivi. Non la pensa allo stesso modo Luciano Spalletti (Gian Marco Tognazzi), allenatore incaricato di risollevare le sorti di una squadra apparsa sfilacciata nelle ultime uscite. In maniera mirata o meno, nel mirino dell’allenatore finisce proprio il capitano della Roma, che si vede dunque spodestato dal suo trono conquistato dopo anni di fatiche e amore per la maglia. Nel frattempo, attorno a Totti le figure a lui care, come sua moglie Ilary Blasi (Greta Scarano) o sua madre Fiorella (Monica Guerritore), cercano di offrire all’uomo un diverso punto di vista sulla faccenda, ma il giocatore vuole andare avanti, con umiltà e rabbia, per avere il finale che è convinto di meritarsi, come convinti sono tutti i tifosi romanisti che quotidianamente giurano amore all’uomo che, ogni fine settimana, fa innamorare.

Speravo De Morì Prima è una serie con un cuore estremamente pulsante. Prima della visione in anteprima degli episodi, il timore era quello che ci si potesse trovare davanti ad un prodotto che fosse molto simile al documentario di qualche mese fa. Ebbene, tali preoccupazioni si sono rivelate decisamente infondate, perché da quello che si è potuto vedere in questi primi tre episodi (su un totale di sei), la serie si dimostra essere un titolo estremamente televisivo, che fa della commistione dei generi uno dei suoi tratti caratteristici. Ci si distacca dal biopic più classico e didascalico, per toccare le corde del dramma, talvolta dell’epica sportiva, talvolta della storia familiare e, più che qualche volta, quelle della comedy, genere che non poteva assolutamente mancare, visto il personaggio al centro delle vicende.

Proprio per questo motivo, la scrittura della serie è promossa a pieni voti: la sceneggiatura di Stefano Bises, Michele Astori e Maurizio Careddu è abile nel saper presentare i personaggi completamente svestiti di quell’aura che possono avere per un amante del calcio o per chi è abituato a guardare a certe personalità con distacco. Personaggi come Totti, Ilary Blasi e anche lo stesso Spalletti appaiono per quello che sono realmente: esseri umani. Esseri umani con le proprie debolezze, con le proprie paure, con i propri momenti di rabbia e con la loro ricerca di felicità. Speravo De Morì Prima non vuole raccontare una storia di campo, ma vuole sviscerare tutta la cornice attorno alla già assodata vicenda sportiva. E lo fa nel migliore dei modi, risultando leggera ed emozionante al tempo stesso.

Questi intenti della sceneggiatura sono splendidamente supportati dalla regia di Luca Ribuoli assolutamente azzeccata per la serie e per il tono che la produzione voleva dare al prodotto. La messa in scena è infatti praticamente sempre calzante al momento della vita di Totti che si vuole raccontare: più dinamica quando si sta parlando di sport, più fredda (anche nei colori) quando si sta assistendo ad uno dei tanti faccia a faccia tra Totti e Spalletti, più intima quando invece il capitano è in casa, a coccolarsi tra gli affetti della famiglia, tra Ilary e i figli Christian e Chanel. A corredo, un montaggio che unisce nel migliore dei modi questi momenti, utilizzando anche la tecnica del flashback per approfondire determinati concetti. Questa fattura rende sicuramente la serie un titolo che potrà essere apprezzato enormemente anche da chi non è particolarmente interessato alle vicende sportive, proprio perché è una storia di uomini quella che si racconta.

Neanche a dirlo, il mattatore della serie è Francesco Totti, interpretato da un bravissimo Pietro Castellitto, che è stato in grado di cogliere e mettere in scena l’essenza più vera di un personaggio che tutti conoscono per il suo talento sportivo e che pochi invece lo tengono in considerazione per la sua vita privata. Certo, la sua storia d’amore è praticamente sempre stata pubblica, ma Pietro Castellito è stato abile nell’andare oltre l’immaginario comune, sicuramente anche grazie agli incontri con lo stesso Totti, per restituire al pubblico un personaggio vero e molto sfaccettato. Eccellente anche il lavoro nella modulazione della voce, delle espressioni facciali e delle movenze fisiche: si tratta di elementi tutti quanti atti ad evocare l’immagine del numero 10 giallorosso. E va detto che la cosa funziona, perché il pubblico quasi si dimenticherà di avere davanti a sé un attore. Menzione d’onore per i momenti più comici della serie, in cui Pietro Castellito si ritrova alla perfezione e riesce a trovare i giusti tempi comici praticamente sempre.

Ottime anche le altre prove attoriali. Greta Scarano porta in scena una Ilary Blasi decisa e dal carattere forte, ma soprattutto profondamente innamorata di suo marito. L’alchimia tra i due attori c’è e funziona, e le scene con loro due sono molto piacevoli e anche toccanti. A dir la verità, nei primi tre episodi Ilary è più una spalla, ma visto che il materiale di partenza è Un Capitano, libro di Paolo Condò e lo stesso Francesco Totti, è lecito pensare che nelle successive puntate la donna avrà più spazio e verrà ulteriormente approfondita la sua figura. Applausi anche per Monica Guerritore, che interpreta la madre Fiorella. Se dal punto di vista della caratterizzazione “personale” le riflessioni lasciano un po’ il tempo che trovano, essendo la signora una figura decisamente meno pubblica del figlio, l’attrice è abilissima nel fare sostanzialmente una cosa: rappresentare Roma. Il personaggio di Fiorella è, infatti, un po’ la cartina tornasole della tifoseria giallorossa, che reagisce con esagerazione e smodata veemenza ai maltrattamenti che subisce il capitano della Roma nella sua ultima stagione. Questi atteggiamenti sono dovuti, però, ad un semplice quanto fondamentale sentimento: l’amore. L’amore che una madre prova per il figlio e che i tifosi provano per la loro eterna bandiera. Ovviamente, vista l’esperienza e la bravura dell’attore, non c’è da meravigliarsi se una delle interpretazioni migliori della serie è proprio quella di Gian Marco Tognazzi nei panni di Luciano Spalletti. La parlata lenta dell’allenatore, il suo trascinarsi mentre cammina, il suo snocciolare frasi che possono essere considerate delle massime (condivisibili o meno), il suo coraggio di mettere sempre in discussione ciò che invece viene dato per assoluto: sono tutti elementi che nella serie sono presenti e che vengono resi in maniera pressoché perfetta dall’attore, che non connota mai l’allenatore toscano come il “cattivo” della vicenda, ma come un uomo che ha il suo punto di vista e si è impuntato su quello. In tal senso, i giochi di sguardi tra Castellitto e Tognazzi sono magnetici. Infine, piccola menzione per Gabriel Montesi, interprete di Antonio Cassano: nelle scene in cui il calciatore barese viene portato su schermo viene rappresentato esattamente per quello che è, un uragano che porta allegria, ma anche scompiglio, nella vita di Totti e della sua famiglia. Vista la valenza dell’amicizia con Totti, a Cassano viene affidato anche il ruolo di una sorta di coscienza, con la quale il capitano fa i conti quando deve decidere le sorti della sua carriera calcistica.

In conclusione si può dire che il binario tracciato da Speravo De Morì Prima in questa prima metà di serie è assolutamente chiaro e verosimilmente sarà quello che verrà seguito anche nelle restanti puntate, che dovrebbero essere anche più esplosive per quel che riguarda gli eventi che verranno raccontati nell’ambito della diatriba tra Totti e Spalletti. Come detto, la serie racconta tutto ciò che c’è oltre il campo e la vita calcistica di quello che più volte è stato definito l’ottavo Re di Roma. “Il gioco, l’amore, la vita”, dice Pietro Castellitto in una scena della prima puntata, ed è effettivamente questa la summa perfetta di Speravo De Morì Prima: una serie che racconta una leggenda del mondo del calcio e lo fa andando oltre i suoi meriti sportivi, concentrandosi sulla sua voglia di giocare, sull’amore per quello che ha conquistato e sulla vita che, in un modo o nell’altro dovrà andare avanti anche dopo l’ultimo triplice fischio.


Speravo De Morì Prima, dal 19 marzo alle 21.15 su SKY ATLANTIC e in streaming su NOW TV. Sarà possibile guardare la serie anche on demand. Di seguito, il trailer ufficiale:

RASSEGNA PANORAMICA
Speravo De Morì Prima
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Il mio primo film visto al cinema è stato "Dinosauri" della Disney, il mio primo libro "La fabbrica di cioccolato" e il mio primo videogioco "Tip Top - Il mistero dei libri scomparsi". Nel 2002 mi sono innamorato di Spider-Man e nel 2008 del grande schermo, grazie a "Bastardi Senza Gloria". Parlerei per ore di cinema, serie tv e fumetti. Sto aspettando la quinta stagione di "Sherlock".
speravo-de-mori-prima-la-serie-tv-sky-original-su-francesco-totti-recensioneI primi tre episodi di Speravo De Morì Prima dicono moltissimo sullo stile e sulle emozioni che la serie vuole trasmettere nella sua totalità. Il mood è estremamente intimo, ma non mancano momenti più goliardici, basati sulla comicità di un personaggio, Francesco Totti, interpretato magistralmente dal protagonista Pietro Castellitto. Nonostante gli eventi principali che si raccontano sono noti ai più, lo spettatore non vedrà l'ora di andare avanti con la visione, per scoprire in che modo la serie avrà dato la sua chiave di lettura.

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