L’Italia, si sa, è un Paese fortemente interessato al calcio. Fosse per gli italiani si parlerebbe di calcio sette giorni su sette, ventiquattro ore su ventiquattro. E la realtà, effettivamente, non è troppo lontana da questo concetto. Serie A, Champions League, Nazionale di Calcio: sono quei novanta minuti che spesso e volentieri fermano tutta l’Italia sui divani, nei pub, nei bar e tutti sono concentrati sul quelle 22 persone che si affrontano per far esultare i propri tifosi. Va da sé che, se si parla di calcio, si parla di bandiere. Anche in questo caso, l’Italia è un Paese letteralmente pieno zeppo di icone calcistiche: Maldini, Del Piero e Zanetti se si vuole considerare solo il calcio moderno. Ovviamente senza dimenticare la bandiera più grande e, all’opinione di chi scrive, il giocatore italiano più forte di tutti i tempi: Francesco Totti. In occasione del RomaFF15, è stato presentato il documentario che racconta tutta la sua carriera, Mi chiamo Francesco Totti.

Idealmente, la pellicola inizia nella notte che precede l’ultima partita del Pupone, un Roma-Genoa del 28 maggio 2017. Il capitano della Roma è nello stadio, vuoto, e inizia a raccontare la sua carriera. I primi passi calcistici da bambino, l’arrivo nelle giovanili della squadra giallorossa, il cambio generazionale, gli screzi con la tifoseria, la sua amicizia con Antonio Cassano, l’infortunio che rischiò di pregiudicarne la presenza ai Mondiali di Germania 2006, la vittoria poi a Berlino della Coppa del Mondo. Ma ancora, l’amore per Ilary Blasi, l’ottimo e poi pessimo rapporto con Luciano Spalletti. Il tutto con la voce dello stesso Francesco a raccontare e dare il suo punto di vista su tutte le vicende che lo hanno fatto diventare, poi, Totti.

Mi chiamo Francesco Totti è un’enorme lettera d’amore dello stesso capitano alla sua tifoseria. Il numero 10 si racconta, in ogni minimo particolare per quel che riguarda la sua vita da calciatore, non lesinando dettagli, considerazioni e restando lontano da quella falsa modestia che, in realtà, non gli è mai appartenuta e che, anzi, lo ha sempre contraddistinto da tutti gli altri campioni. La sua presenza attiva nel documentario di Alex Infascelli è il cuore pulsante di tutta quanta la produzione: la voce narrante è coinvolta in maniera diretta nei fatti raccontati e chi meglio di Totti per raccontare una storia fatta, soprattutto, di amore per una maglia a cui si è dato tanto e dalla quale si è ricevuto anche di più?

Al di là della, fondamentale, voce del capitano, trattandosi di un documentario, fondamentali in Mi chiamo Francesco Totti sono, chiaramente, le immagini. Le clip vanno oltre quello che i tifosi giallorossi hanno potuto ammirare nel corso dei 25 anni di onorata carriera: il documentario entra nella vita del suo protagonista, mostrando momenti di vita privata, istanti di felicità, di tristezza, di sacrificio e di, ancora una volta, amore per ciò che si sta raccontando.

L’obiettivo di Alex Infascelli non è quello di narrare in maniera asettica una storia sportiva, senza emozioni e in maniera obiettiva. L’incipit è chiaro sin dai primi istanti: il punto di vista è quello di Totti e, nei momenti che accompagnano la durata del documentario, poco importa se ci sono inesattezza, momenti di eccessiva soggettività o un’autocelebrazione troppo marcato. È di Totti che si sta parlando. È Totti che sta parlando.

Dal punto di vista della costruzione, Mi chiamo Francesco Totti è un documentario molto lineare. Si parte dalla notte tra il 27 e il 28 maggio 2017 e si torna poi indietro al 1977. Da lì in poi si va avanti fino ad arrivare all’ultimo match del capitano della Roma.

In conclusione, Mi chiamo Francesco Totti racconta la storia di una delle ultime, se non l’ultima, bandiera del calcio italiano: un giocatore immenso, amato praticamente da tutti e che ha vissuto una carriera legandosi unicamente ad una squadra, nonostante la corte di società ben più blasonate della Lupa Capitolina. Probabilmente i tifosi più sfegatati della Roma e i sostenitori più accaniti di Totti sapranno già tutto ciò che viene detto nel documentario (che tra l’altro si basa sul libro Un Capitano di Paolo Condò), ma senza dubbio sentirsi raccontare tutte queste vicende dalla voce del diretto interessato fa tutto un altro effetto. Perché come spiega lo stesso Totti, l’amore che prova la gente per lui è incommensurabile. E per questo motivo è destinato a restare, sempre e comunque, l’ottavo Re “de” Roma, per sempre.


Mi chiamo Francesco Totti sarà al cinema il 19-20-21 ottobre nei cinema. Di seguito, il trailer del documentario:

RASSEGNA PANORAMICA
Mi chiamo Francesco Totti
8
Articolo precedenteAmazon Italia regala 10mila euro di buoni regalo: ecco come fare per ottenerli
Articolo successivoMa Rainey’s Black Bottom – Netflix rilascia il trailer dell’ultimo film con Chadwick Boseman
Il mio primo film visto al cinema è stato "Dinosauri" della Disney, il mio primo libro "La fabbrica di cioccolato" e il mio primo videogioco "Tip Top - Il mistero dei libri scomparsi". Nel 2002 mi sono innamorato di Spider-Man e nel 2008 del grande schermo, grazie a "Bastardi Senza Gloria". Parlerei per ore di cinema, serie tv e fumetti. Sto aspettando la quinta stagione di "Sherlock".
mi-chiamo-francesco-totti-lottavo-re-de-roma-per-sempre-speciale-romaff15Mi chiamo Francesco Totti è una lunga confessione del capitano della Roma ai suoi tifosi. Il numero 10 giallorosso si mette completamente a nudo, raccontando tutti i dettagli della sua vita da calciatore: gioie, vittorie, dolori e sconfitte. Il documentario è lineare e mette al centro sempre e solo il punto di vista di Totti, come il titolo lascia ovviamente intendere. Le immagini riescono a dare quel qualcosa in più, contribuendo alla realizzazione di un prodotto che gli amanti del calcio non potranno che amare.

Lascia un commento