Parlare di Westworld per me è difficile perché ci tengo, tengo che alla serie venga riconosciuto il suo status di serie rivelazione del 2016 e non voglio sbagliare nulla, quindi buona lettura a tutti.
Westworld è una serie televisiva del 2016 prodotta e sceneggiata da Jonathan Nolan e Lisa Joy, ispirata all’omonimo film del 1973. Lo stesso Jonathan Nolan ha diretto il pilota e l’ultima puntata (che, passatemi l’espressione delicatissima, è da cazzo in mano).
La serie si presenta da subito come qualcosa di grande e ben curato a partire dal cast, Anthony Hopkins come Robert Ford, Ed Harris come L’Uomo in Nero, James Marsden come Teddy ed Evan Rachel Wood come Dolores. Passando poi per le ambientazioni, la cgi e anche la stessa sceneggiatura affidata a grandi professionisti come Ed Brubaker e lo stesso Jonathan Nolan che scrive la serie e supervisiona tutto, facendo in modo che nulla sia lasciato al caso dando un senso di coesione all’intero mondo.
Westworld è una storia d’azione,fantascientifica e sull’animo umano molto più profonda di quello che si potrebbe pensare. Si propone di narrare tante storie , ma allo stesso tempo usa un filo conduttore per approfondire vari aspetti della società, quindi lo spettatore non si troverà di fronte un prodotto totalmente fuori dal mondo, anzi c’è la volontà di narrare una storia in un mondo post 11 settembre, post Snowden e con l’unica differenza dal mondo nostro della tecnologia più avanzata.
Proprio quel qualcosa in più che troviamo all’interno della serie ad interessarmi maggiormente, gli autori hanno creato una serie ad alto tasso fantascientifico e con tanta azione ma non lesinando sui rapporti interpersonali tra i protagonisti, che risultano tridimensionali e che vanno a delinearsi puntata dopo puntata, perché nell’economia della serie ogni personaggio è parte del complesso quadro che è Westworld, ogni cosa è legata al fine ultimo del parco, un misterioso fine che una voce detta alle macchine che nell’economia della serie rappresentano l’elemento più importante e più rappresentativo. Diciamo che sono una sorta di specchio per le allodole, un elemento che serve a catturare l’occhio e la fantasia dello spettatore, come è chiaro anche dal centro che hanno rivestito gli host nella campagna pubblicitaria.
E’ complesso parlare della sceneggiatura di Westworld, siamo di fronte ad una serie che o fai qualche anticipazione oppure risultano solo al parole al vento e il discorso diventerebbe un ripetersi di qualcosa che ho già scritto nella mia introduzione. Di conseguenza vi parlerò anche della trama.
Inizio dire con il fatto che è, almeno secondo noi di Red Capes, perfetta, quasi tutto ha una sua utilità nell’economia generale, i personaggi stessi, anche il più insignificante, hanno un ruolo all’interno della serie, oppure servono a posizionare nella mente dello spettatore dei dubbi e aiutare quindi ancora di più ad alimentare l’alone di mistero intorno al parco e alla storia di questo grande divertimento per ricchi.
La prima puntata serve a creare lo status quo da sovvertire o più propriamente da scoprire.
Possiamo considerare Westworld come un mondo a più livelli, c’è quello del divertimento, quello delle macchine e quello segreto, quello che si nasconde a tutti ma che qualcosa o più propriamente qualcuno sta cercando di portare fuori.
Il personaggio che risulta più interessante già dalla prima puntata è Dolores, interpretata da Evan Rachel Wood, la sceneggiatura fa sentire l’importanza del personaggio, senza mai mostrarla troppo compromessa, infatti Dolores è la nostra compagna di viaggi, trascina lo spettatore alla scoperta di questo mondo ma anche di qualcosa di estremamente vecchio e pericoloso, sarà proprio da lei che si dipaneranno le vicende, perché il pool di scrittori non solo riesce a gestire tanti personaggi ma riesce anche a gestire delle vicende non ben localizzate e che danno a chi guarda un senso di straniamento ma anche di morbosa ossessione al dettaglio. Se la sceneggiatura non si fa scappare nulla, anche l’occhio di chi guarda si allena a notare il minimo particolare, una sorta di caccia al tesoro.
Un altro personaggio che giova di un alone di mistero non indifferente è L’uomo in nero, misterioso magnate che è alla ricerca di qualcosa di oscuro e pericoloso, ma la domanda è, pericoloso per chi? Per l’essere umano? O per i robot?
Il personaggio di Ford interpretato da Hopkins è molto interessante, ma non perché risulta una novità, anzi è qualcosa che abbiamo già visto, ma le peculiarità e i dialoghi che gli vengono conferite fanno di lui quello che più è presente nel marketing dopo i robot.
Gli altri personaggi a partire dallo stesso Teddy non ha che un ruolo secondario e di abbellimento ma che come dicevamo più sopra servono tutti un grande scopo, quello della narrazione del filone.
La regia è pulita, clinica, serve anche quella il filone narrativo di Westworld, accompagna lo spettatore con lo sguardo senza mai urlargli in faccia, “GUARDA QUA!”, insomma anche qui tutto perfetto, fin troppo, si ha quindi spesso la sensazione di irrealtà, che sia voluta?
Le scenografie si dividono tra colorati e classici ambienti Western e asettici luoghi di vivisezione robotica, costellati di visioni di rosso, che siano sangue o luci artificiali che creano un senso ancora più irreale, quasi alla stregua dell’effetto che provoca nello spettatore la visione del parco.
“Questi pensieri violenti conducono ad atti violenti.” Questa citazione è quella che dà il via al grande mistero, da qui inizia un susseguirsi di eventi che non si potrà fermare e a cui la stessa Delos non può far fronte e ancora non lo sa.
Le citazioni ai film western (d’altronde buona parte delle ambientazioni sono quelle del parco) non mancano, tra cui musiche che richiamano i film di Sergio Leone e certe sparatorie al limite del gore che potrebbero essere uscite da un film di Tarantino.
Piccola parentesi prima della conclusione: Avevamo ragione. Westworld è stato oggetto del nostro primo Biglietto da Visita, la rubrica che teniamo ogniqualvolta c’è una première che titilla la nostra attenzione, e rileggendo le parole di due mesi fa non possiamo che confermare. Il pilot è stato una bomba, un episodio concept che anche fine a sé stesso funzionerebbe meglio di tanti sci-fi che si sono visti negli ultimi 10 anni, e ovviamente la cosa si replica anche alla fine della prima stagione. Ecco l’articolo!
http://redcapes.it/special/biglietto-visita-1-westworld
Avete capito quindi che siamo di fronte a qualcosa di grande, sì? E non abbiamo ancora parlato dei misteri della serie, misteri che gradualmente verranno a voi ancora prima che si palesino sullo schermo.
C’è da dire che Westworld non vive di misteri, anzi gli sceneggiatori sono stati abili ad aggiungere una componente misteriosa per fidelizzare lo spettatore senza puntare però completamente su quello, d’altronde si è così evitato un altro Lost, che lasciava tanti misteri irrisolti o non completamente chiusi. Al termine della prima Stagione noi sappiamo quasi tutto sul parco e sui suoi abituari, sappiamo come tutto è iniziato, sappiamo poco di quello che sta in mezzo e sappiamo cosa sta succedendo ora. Nolan e la crew di sceneggiatori si sono comunque assicurati di avere materiale da esplorare nelle prossime stagioni dello show, ma hanno comunque portato a termine una storia in 10 puntate, in modo preciso e pulito, dando un epilogo e aprendo la strada a quello che potrà venire dopo e sinceramente non vedo l’ora.
L’essere umano e la ricerca di conoscenza rimangono la cosa più importante ai fini del grande labirinto, e proprio questo semplice obbiettivo ha messo la serie su dei saldi binari, diventando estremamente piacevole da seguire.
Non ci si è voluti fermare al compitino, non si è voluti scadere in banalità, non si è voluti avere la vita facile, si ha costruito qualcosa, lo si ha sviluppato e lo si ha concluso, quindi non temete, che Westworld torni nel 2017 o nel 2018 avrete sia appagamento che sete di più alla fine dei 90 minuti del season finale, e credetemi se vi dico che non ne avrete mai abbastanza, sono sicuro che non abbiamo visto ancora nulla di ciò che hanno in serbo per noi.