Con Black Panther: Wakanda Forever (qui la recensione) si è conclusa la Fase Quattro del Marvel Cinematic Universe. Un capitolo particolare dell’universo condiviso dei Marvel Studios, perché senza una direzione ben precisa in fatto di trama orizzontale e che dal punto di vista tecnico ha perlomeno provato a sperimentare portando prodotti che qualche novità, se non altro a livello concettuale, sono riusciti a esibirla. Archiviata, dunque, questa parte del mosaico, è il momento di andare avanti. Tocca infatti ad Ant-Man and the Wasp: Quantumania aprire la Fase Cinque dell’MCU, andando a introdurre – o re-intrudurre, in realtà – anche il prossimo grande villain della Saga del Multiverso, ossia Kang il Conquistatore. Come già in molti sanno, il personaggio ha già fatto il suo esordio nella prima stagione di Loki (qui la recensione), ma nella sua variante di Colui Che Rimane. Quella presentata nel film di Peyton Reed è la variante dei fumetti più conosciuta, quella appunto del Conquistatore. Il percorso è lungo, ma il compito di questo Quantumania è quello di fare sostanzialmente da apripista per ciò che poi porterà il pubblico ai prossimi film dedicati agli Avengers.

Scott Lang (Paul Rudd) ha salvato il mondo. O meglio, così lui racconta. L’Avenger adesso vive una vita tranquilla in compagnia di Hope van Dyne (Evangeline Lilly), Hank Pym (Michael Douglas) e Janet (Michelle Pfeiffer), che il trio ha salvato dal Regno Quantico. Nel frattempo, cerca anche di recuperare il tempo perso a causa del Blip con sua figlia Cassie (Kathryne Newton), ragazza alla ricerca del suo posto nel mondo. In questa ricerca, Cassie finirà per restare affascinata proprio dal Regno Quantico: a causa di un incidente, però, lei e tutta la sua famiglia finiranno proprio in quel mondo sub-atomico, nel quale regna Kang il Conquistatore (Jonathan Majors), che subito si mette sulle tracce di Ant-Man perché parte indispensabile di un suo piano.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania

Tante aspettative per questo Ant-Man and the Wasp: Quantumania. Un po’ perché in fatto di trama orizzontale gli ultimi prodotti targati Marvel Studios hanno lasciato a bocca asciutta il pubblico, un po’ perché ovviamente la curiosità sulle prime azioni ufficiali – in un certo senso – di Kang era moltissima. Dopo aver visto la variante in Loki e averla apprezzata specialmente grazie alla performance di Jonathan Majors, c’era da aspettarsi veramente tanto interessa da parte degli spettatori per quello che a conti fatti è il prossimo grande villain che gli Avengers dovranno affrontare – per l’appunto – in The Kang Dynasty e in Secret Wars.

Dopo i 125 minuti della sua durata, si può dire che Quantumania rispetta le attese ma inevitabilmente finisce anche per disattenderle. Le rispetta perché tutto quello che riguarda Kang è ben fatto, ben messo in scena e anche ben scritto se si concede all’MCU il beneficio del dubbio per i risvolti futuri che seguiranno dagli eventi del film. Se si allarga la lente di ingrandimento, però, e si va ad analizzare tutto ciò che c’è attorno a Kang il Conquistatore, ecco che il film inizia a scricchiolare leggermente. Non tanto perché ci siano grosse lacune, errori o fattori negativi, quanto perché questo terzo capitolo dedicato ad Ant-Man non propone nulla di veramente nuovo, a differenza di quello che aveva fatto il primo capitolo della trilogia, che con il suo umorismo, leggerezza e i topic dell’heist-movie aveva portato una ventata di aria fresca in un genere cinematografico che – peraltro – non era saturo come lo è probabilmente ora.

Ant-Man and the Wasp: QuantumaniaEcco, forse è proprio questa voglia di prendersi sul serio che non fa funzionare alla perfezione Ant-Man and the Wasp: Quantumania. Anche se, c’è da sottolineare, in qualche modo si doveva scendere a compromessi, perché un’atmosfera troppo scanzonata si sarebbe sposata male con la gravitas necessaria per raccontare i primi passi di Kang nel Marvel Cinematic Universe. Non a caso, infatti, il centro della pellicola è proprio lui e tutto il resto diventa un mero contorno. Anzi, le azioni dei protagonisti che precedono l’ingresso nella pellicola del villain sembrano quasi un pretesto per far arrivare gli eroi al suo cospetto. Una situazione del genere, in realtà, era abbastanza pronosticabile: il Marvel Cinematic Universe ormai procede a vele spiegate e togliere il piede dall’acceleratore può essere rischioso, come dimostrano appunto i commenti sulla Fase Quattro; occorreva iniziare ad abituare il pubblico alla presenza di Kang, ed effettivamente un film di Ant-Man sembrava essere l’opportunità migliore.

Diventa quindi un peccato quando poi si scopre che il compito della pellicola si limita ad introdurre il personaggio e basta, senza provare a fare al contempo qualcosa di originale che potesse valorizzare anche tutte le altre parti coinvolte. Ant-Man and the Wasp: Quantumania assume purtroppo le sembianze di un minestrone, un meltin pot, di cose già viste: un po’ Star Wars, un po’ Guardiani della Galassia, il film non riesce ad avere una sua vera identità e anzi, più volte va a prendere elementi anche da altri film dell’MCU, per combinarli tra di loro e cercare di portare avanti la narrazione fino ad una nuova scena di Kang.

L’impianto, in sé per sé, funziona, perché in fin dei conti l’ultimo lavoro di Peyton Reed riesce a intrattenere il pubblico e a divertire, senza avere mai cali di ritmo e momenti noiosi. Anzi, si può dire di essere davanti forse ad uno dei titoli più ritmati e densi di tutto l’MCU, ma ciò che fa storcere il naso è appunto la forte – fortissima – sensazione di trovarsi davanti a qualcosa di già visto. Ed è un vero peccato, perché anche dal punto di vista della scrittura, per quanto semplice, nell’economia verticale del film, la narrazione torna e sembra essere coerente. Certo, bisognerà aspettare i prossimi tasselli per capire quanto tutto questo sarà consistente nel più grande mosaico, ma l’impressione è che sì, sarà tutto veramente tanto importante.

Come importante è anche il lavoro tecnico svolto su Quantumania. La pellicola, nonostante sia ambientata in un regno sub-atomico, è veramente grande. Le ambientazioni sono tante e tutte diverse: località naturali con biomi diverse, scene al chiuso con design dal fortissimo stampo sci-fi e trovate visive che avrebbero tutte le carte in regola per restare impresse. Solo che le carte non vengono giocate nel modo giusto, perché anche in questo caso il film è un grande “vorrei ma non posso”: è tutto molto bello e probabilmente anche ricercato, ma non c’è nulla che abbia veramente la potenza per restare indelebile nelle menti. Il design del film, a conti fatti, è strano, particolare, ma non così tanto ispirato.

Ant-Man and the Wasp: QuantumaniaEccezion fatta per MODOK. Sì, perché MODOK è veramente una delle scelte vincenti del film. Sopra le righe, cattivo e dal design semplicemente perfetto. Quando il pubblico è venuto a sapere della presenza di MODOK nel film in molti sono andati in hype per scoprire come il Marvel Cinematic Universe avrebbe introdotto un personaggio dalla personalità fortemente legata al medium del fumetto, con il suo essere così tanto over-the-top. Quantumania in tal senso fa un gran lavoro e per quanto il suo background narrativo sia leggermente una forzatura, le scene con il personaggio sono tutte veramente divertenti e funzionano alla grande. Proprio come il suo lato estetico, che lo rende già uno dei personaggi più iconici di tutto l’MCU sotto questo punto di vista.

Passando alle interpretazioni, si è già detto di come Jonathan Majors rubi sostanzialmente la scena e lasci a tutti gli altri veramente poco agli altri, anche in termini di scene importanti del film. Il Kang di Majors è profondamente diverso dalla sfumatura data alla variante di Colui Che Rimane: questa versione è caratterizzata da una grande presenza fisica dell’attore, che abbina all’imponenza della figura anche una grandissima espressività, che paradossalmente riesce a trasparire anche nei momenti in cui il villain si mostra glaciale e decisamente statico. Un’ottima prova, dunque, da parte di Jonathan Majors, che lascia il pubblico curioso di scoprire in che modo l’attore “giocherà” nelle sue prossime apparizioni. Si è lontani, al momento, dal fascino che aveva Thanos, ma la strada è lunga. Da parte del resto del cast ci sono prove poi generalmente nella media, ma una nota di merito va a Paul Rudd, protagonista titolare della pellicola: l’attore ormai è a suo perfetto agio con il personaggio tanto nei momenti più leggeri e comici quanto quelli più seri e drammatici e vederlo nei panni di Scott Lang è veramente un piacere.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania, quindi, è un film che in realtà funziona e si lascia guardare. Il pubblico sarà anche veramente divertito, anche perché non ci sono praticamente mai cali di tensione e non ci si annoia per un istante. Purtroppo, però, quasi nulla di quello che viene mostrato a schermo è effettivamente qualcosa di nuovo, anzi: si è davanti ad una sorta di meltin pot che va a prendere elementi peculiari di altre pellicole, come Star Wars – tanto Star Wars – e Guardiani della Galassia. Questi elementi vengono ben combinati tra loro e alla fine il minestrone funziona, ma rimane comunque la sensazione, durante la visione, di essere davanti a qualcosa di già visto. Al di là di questo Ant-Man and the Wasp: Quantumania è un buon apripista per la Fase Cinque del Marvel Cinematic Universe, anche se alcune perplessità riguardanti la trama orizzontale e quello che sarà il ruolo effettivo di Kang – e di quale sua variante – c’è, anche se come detto più volte, il percorso è lungo e i Marvel Studios hanno tutto il tempo per tirar fuori il coniglio dal cilindro.


Ant-Man and the Wasp: Quantumania è al cinema dal 15 febbraio. Di seguito, il trailer ufficiale del film:

RASSEGNA PANORAMICA
Ant-Man and the Wasp: Quantumania
7
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Il mio primo film visto al cinema è stato "Dinosauri" della Disney, il mio primo libro "La fabbrica di cioccolato" e il mio primo videogioco "Tip Top - Il mistero dei libri scomparsi". Nel 2002 mi sono innamorato di Spider-Man e nel 2008 del grande schermo, grazie a "Bastardi Senza Gloria". Parlerei per ore di cinema, serie tv e fumetti. Sto aspettando la quinta stagione di "Sherlock".
ant-man-and-the-wasp-quantumania-di-peyton-reed-larrivo-di-kang-il-conquistatore-recensioneAnt-Man and the Wasp: Quantumania, quindi, è un film che in realtà funziona e si lascia guardare. Il pubblico sarà anche veramente divertito, anche perché non ci sono praticamente mai cali di tensione e non ci si annoia per un istante. Purtroppo, però, quasi nulla di quello che viene mostrato a schermo è effettivamente qualcosa di nuovo, anzi: si è davanti ad una sorta di meltin pot che va a prendere elementi peculiari di altre pellicole, come Star Wars - tanto Star Wars - e Guardiani della Galassia. Questi elementi vengono ben combinati tra loro e alla fine il minestrone funziona, ma rimane comunque la sensazione, durante la visione, di essere davanti a qualcosa di già visto. Al di là di questo Ant-Man and the Wasp: Quantumania è un buon apripista per la Fase Cinque del Marvel Cinematic Universe, anche se alcune perplessità riguardanti la trama orizzontale e quello che sarà il ruolo effettivo di Kang - e di quale sua variante - c'è, anche se come detto più volte, il percorso è lungo e i Marvel Studios hanno tutto il tempo per tirar fuori il coniglio dal cilindro.

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