Incorporated è una serie televisiva del 2016 prodotta da Ben Affleck e Matt Damon e va in onda sul canale SyFy, conosciuto per lo più per essere stato la casa di show come Battlestar Galactica, Eureka e anche di 12 Monkeys oltre che di molti prodotti trash-oriented come Z Nation.
Stavolta il network Canadese ci propone una serie dalla forte connotazione thriller e spionistica, con al centro un uomo contro delle malvagie corporazioni internazionali, no non si chiama Elliot e non ha problemi con la droga.
La trama è molto semplice lineare, Ben (Sean Tale) è un dirigente Jr in una delle corporazioni più importanti che nel 2074 governano il 90% del mondo, la SPIGA, Ben ha anche una moglie , ma un segreto, qualcosa che gli può costare tutto quello che ha.
Il mondo è diviso sostanzialmente in due zone, la zona verde, residenziale di chi lavora per le corporazioni e quella rossa dove ci sono i poveri, chi vive alla giornata.
Lo spettatore viene catapultato in medias res all’interno della storia, è già tutto in fase di programmazione, sta avvenendo sotto i suoi occhi, ma al contempo è stranito dal contesto che se non per poche righe di descrizione all’inizio dell’episodio, un incipit molto sui generis per questo genere distopico.
La puntata scorre bene, senza intoppi, con fin troppe citazioni probabilmente al cinema che ha reso grande questo genere, non tutte saranno immediate, ma ci arriverete a visione finita.
Le ambientazioni e le scenografie, ma anche le inquadrature danno allo spettatore un senso di claustrofobia e in un certo senso di apatia derivata da quella che chiamo “brandizzazione”, tutti i personaggi hanno una loro identità che però si annulla nel momento in cui arrivano sul posto di lavoro: la persona è parte del sistema, passa inosservata fino a quando rimane in un circolo sempre più ampio, quello degli impiegati. Più uno scala nei ranghi, più il circolo si restringe ed il grande occhio si avvicina e può isolarti da tutto.
Insomma non è un quadro totalmente nuovo quello che vi descrivo giusto? Esatto, ecco perché può funzionare bene, perché non solo è una formula ormai collaudata ma è anche un tema molto scottante e attuale, tra l’altro ripreso anche da Ed Brubaker in un suo fumetto per l’Image, Lazarus, che qui viene citato sopratutto per quello che riguarda i vestiti e le location, molto simili, forse c’è chi griderebbe addirittura al plagio.
La regia è puramente dimostrativa, non eccelle, narra solamente, questo può andare bene, d’altronde stiamo parlando di SyFy, un canale che ha osato poco e se l’ha fatto è successo spesso quasi per errore. Ma in questi casi serve anche una sceneggiatura forte e solida o degli attori che sappiano reggere su schermo. E’ questo il caso di Incorporated? No. Per ora siamo su una linea denominata sufficienza, quindi vuol dire che non mi sono annoiato e che voglio proseguire, certe scelte le ho trovate grottesche nel limite dell’utilità, ossia inserite con cognizione per spiegare un concetto, va bene, finché non se ne fa un abuso.
Da questa serie nel futuro prossimo mi aspetto o una virata di rotta oppure una lenta caduta nel dimenticatoio insieme a molte altre serie dal potenziale e dai limiti apposti dal network aggirabili, non mi aspetto un prodotto alla Westworld, ma un prodotto di buon livello.
C’è comunque da dire in difesa della serie che qui si sento gli investimenti monetari superiori ad altri prodotti, se non nell’apparato tecnico in quello relativo a location e CGI che risultano meno plasticosi di molti prodotti che si rifanno a tecnologie avanzate.