Black Mirror 4×04 – Hang The DJ | Recensione

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Black Mirror

In questa quarto episodio della quarta stagione di Black Mirror, la serie tratta come elemento centrale l’amore: sebbene in altre puntate vi siano stati dei rimandi e degli accenni, ad esempio in Torna da me o in San Junipero, è con Hang the DJ che la serie creata da Charlie Brooker decide di parlare di uno dei sentimenti portanti dell’umanità, e lo fa, ovviamente, “alla Black Mirror”, con una storia che ci mostra una situazione di un certo tipo, salvo poi sconvolgerci con un finale che ci lascia di stucco e rimette in discussione quanto visto nei precedenti minuti. L’amore, dicevamo: in Hang the DJ vediamo uomini e donne vivere in un mondo, delimitato da un muro, in cui le relazioni vengono “guidate” da un dispositivo circolare chiamato “Coach”, che ha l’obiettivo di trovare per ognuno la propria anima gemella.

Incontriamo i nostri due protagonisti, Frank (Joe Cole) e Amy (Georgina Campbell) che, come da prassi, affrontano il proprio incontro in un ristorante, chiamato “The Hub”, in cui anche il cibo è consigliato dal sistema. La peculiarità di Coach è quella di stabilire e comunicare alle coppie quanto tempo rimane per le loro relazioni e, nel caso di Frank ed Amy, il tempo rimasto al loro primo incontro è di sole 12 ore. In queste 12 ore, passate principalmente in un cottage isolato, i due non hanno rapporti sessuali e, una volta scaduto il tempo, devono salutarsi. Entrambi verranno inseriti in altre relazioni per un anno, Amy in una storia di nove mesi con Lenny che, se dapprima sembra procedere positivamente, pian piano si spegne. Va peggio a Frank, incastrato per un anno in una relazione distruttiva con Nicola, più simile ad una pena carceraria che ad una vita di coppia.

Il secondo tentativo di relazione per Frank ed Amy è decisamente migliore: entrambi scelgono di non sapere quanto durerà questa relazione, per poterla vivere senza la Spada di Damocle del tempo mancante. Tutto questo fino a quando Frank, in preda all’ansia ed alla paura che la relazione possa terminare da un momento all’altro, decide di scoprire quanto fosse il tempo di questa nuova relazione: un tradimento che, svelato all’ultimo, porterà alla rottura della coppia. I due ritornano nel circolo delle relazioni con altre persone, fino a quando Amy, di fronte alla possibilità finalmente di trovare la propria anima gemella, chiede e ottiene di poter vedere un’ultima volta Frank. In questo ultimo incontro Amy convince Frank a scappare oltre il muro che delimita il mondo ed affrontare l’ignoto. Iniziata la ribellione, il tempo si ferma, il mondo si cristallizza e si disintegra per rivelare il grande inganno: il mondo non è altro che un’infinita serie di simulazioni gestita da un’applicazione che ha lo scopo di far incontrare le persone, come Meetic o Tinder, per citare esempi conosciuti da tutti.

La ribellione è sicuramente, insieme all’amore, il tema centrale di Hang the DJ, il cui titolo è tratto da un verso di Panic degli Smiths che fa il suo ingresso a fine puntata. Proprio questo verso, che trovate qui di seguito, incarna il senso di ribellione che permea l’episodio :

Burn down the disco
Hang the blessed DJ
Because the music that they constantly play
It says nothing to me about my life
Hang the blessed DJ 

Brucia completamente la discoteca
Impiccate quel benedetto DJ
Perché la musica che loro mettono in continuazione
Non mi dice niente riguardo la mia vita
Impiccate quel benedetto DJ

La ribellione in amore è la scelta compiuta da Amy e Frank: ribellarsi ad un sistema che calcola le infinite possibilità tramite simulazioni, perché il sentimento deve nascere e crescere in maniera spontanea. Si tratta di un episodio carico di simbolismi, su tutti sicuramente il cerchio, che appare in diverse situazioni ed inquadrature: il cerchio è la forma di Coach, le coppie che funzionano sono formate da due cerchi che si intersecano, come gli insieme di Eulero Venn o il simbolo dell’infinito. Anche il numero 4 è presente e ripetuto: 4 sono i cerchi che ogni sasso lanciato nell’acqua genera, non uno di più o uno di meno, 4 sono le volte in cui Frank ed Amy si incontrano. Un episodio di Black Mirror che sembra strizzare l’occhio al passato, con un cast di giovani talenti inglesi, Georgina Campbell e Joe Cole, ben diretti da Timothy Van Patten, attentissimo soprattutto con la fotografia, che riesce a separare i momenti positivi, ricchi di colori caldi, da quelli negativi, caratterizzati da tonalità più fredde, e con una regia limpida ed inquadrature ben studiate e che rimandano continuamente al tema dei cerchi che si intersecano o separano a seconda del momento.

Un episodio che ci mostra diversi tipi di relazione, da quella più platonica e positiva, come il primo incontro tra i protagonisti, a situazioni di stanca, come la seconda relazione di Amy, fino a relazioni distruttive come la seconda di Frank che, come già detto, ricorda più una situazione carceraria e di mobbing sul lavoro che una coppia unita dall’amore. Una serie di relazioni che chiunque abbia abbastanza esperienza in fatto di amore e sentimenti non farà fatica a riconoscere, così come a riconoscere che la vita di coppia è un muro da scalare insieme.

Siamo di fronte quindi ad un episodio di Black Mirror che, seguendo la tendenza della terza stagione, introduce il lieto fine, anche se si tratta di un finale positivo solo per i due protagonisti, capaci di ribellarsi al sistema e quindi di raggiungere il successo, laddove trovare l’anima gemella nell’applicazione è da considerarsi un fallimento.

Hang the DJ è, in conclusione, una storia che ci racconta come l’amore sia un insieme di passi da compiere insieme, simile ad un muro da scalare, di come la ricerca dell’anima gemella sia uno dei desideri primordiali dell’essere umano, ma soprattutto di come ognuno di noi, come le mille simulazioni di Amy e Frank, sia solo una minuscola parte di qualcosa di infinitamente più grande.

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