Death or Glory Volume 1 di Rick Remender e Bengal | Recensione

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Death or Glory

Bao Publishing è ormai sempre di più lanciata nella sua proposta editoriale di prodotti Image, stavolta tocca a Death or Glory di Rick Remender e Bengal.

Glory, è una ragazza cresciuta da suo padre, Red, lontana da tutto e con una famiglia allargata alquanto particolare composta da truckers e dalle famiglie di questi truckers. Arriva però un momento nella sua vita dove deve prendere una decisione spiacevole, fare una cosa che suo padre condannerebbe per salvargli la vita; Red sta infatti morendo e l’unica cosa che può salvarlo è un trapianto, il costo: 300 mila dollari, una cifra ragguardevole per chiunque ma ancora di più per Glory che è cresciuta lontana da questa avidità che sta consumando il suo paese e le città dell’America. I personaggi in tre giorni affronteranno l’inferno quando Glory letteralmente scoprirà il vaso di pandora nascosto dall’ex marito, Toby.

Rick Remender è uno scrittore ormai noto anche qui da noi, sia per i suoi lavori nelle major come Uncanny X-Force sia per i suoi prodotti indipendenti come Black Science e Deadly Class, questo Glory arriva in un momento di estrema popolarità per lo sceneggiatore che con una serie tv dedicata alla sua creatura, Deadly Class in arrivo, ha gli occhi puntati da parte di produttori di hollywood e televisivi per il prossimo progetto anche modesto da portare su schermo. Death or Glory è in parte, almeno in questo primo volume un’opera che possiamo definire certamente di Remender, sia per il suo esagerato e incredibilmente violento gusto per l’azione e il gore, sia per il sotto testo enormemente politico che porta con sé. Remender utilizza la scusa della rapina all’impresa criminale dell’ex marito di Glory per raccontare una storia incredibilmente esagerata, costellata di sparatorie, inseguimenti, sangue e vite spezzate. Nulla in questo fumetto procede lento, anzi è veloce e dannatamente divertente vedere come riesce ad essere un susseguirsi di emozioni ma allo stesso tempo anche costruire dei personaggi in cui il lettore potrebbe rivedersi o per cui potrebbe tifare o remare contro.

I personaggi protagonisti della vicenda, diventano delle rappresentazioni di qualità umane ma anche di difetti, che forse sono anche più tipicamente ascrivibili al genere umano che le buone qualità. In questa storia trova spazio sia la voglia di libertà, che l’amore di un padre per un figlia e a sua volta quello della figlia per il padre, ma anche la cupidigia, quella vera che consuma tutto quello che tocca, tutto quello che c’è di effettivamente bello in questo mondo e che arriva persino a toccare le poche cose buone che aveva trovato. Non potrebbero mancare depravati e pericolosi assassini qui mostrati con fattezze volutamente esagerate sia per renderli più minacciosi che in alcuni casi per renderli più insidiosi dato che tra questi vi sono anche “normali” persone.

Bengal è sicuramente una delle sorprese maggiori del volume, se Remender ormai si conferma e si reinventa in tantissimi generi, non sapevo se sarei riuscito ad apprezzare il Francese come altri disegnatori che hanno lavorato con l’autore, eppure ha saputo degnamente distinguersi da tutti gli altri. Lo stile dell’artista è pulito, chiaro ed ha una sua visione dell’azione e dei dettagli che una determinata scena dovrebbe avere che stilisticamente la rende sua quanto della mente che ne ha dettato le inquadrature. Il livello di dettaglio sia per quello che riguardo le macchine che l’azione è spettacolare, nulla è fuori posto, tutto è così cinematografico da star quasi vedendo lo storyboard reso fumetto di una pellicola action pronta ad uscire al cinema. I suoi personaggi sono chiari, riconoscibili, non delle mere comparse, l’azione è accattivante ti porta con sé e allo stesso tempo è molto colorata. Bengal riesce a pitturare vere emozioni sulle facce dei protagonisti, la rabbia, l’angoscia e anche l’orrore ma persino l’odio sono lì da vedere sui loro volti e non sono suggerite dallo scrittore ma proprio dall’artista. Un’altro lato ottimo della componente artista sono i colori, così vividi, lontani dai colori più scuri di altre opere di Remender, tanto da farla distanziare tra queste e da renderlo più “light” nell’impatto, ma anche unica. In definitiva sul disegno possiamo dire che è quello che più si conviene ad un’opera del genere, un western moderno, pieno di motori, morte e vite spezzate oltre che una protagonista decisamente riconoscibile e solare e testarda quanto molte eroine a fumetti, ma anche unica.

Death or Glory in definitiva racconta di questo, vite spezzate, colpite dall’incredibile avidità degli esseri umani e da un mondo che passa di fianco a queste persone e le calpesta solo perché loro non possono farlo o non vogliono farlo. Remender e Bengal consegnano un fumetto d’azione e anche di denuncia se vogliamo, ma con anche un occhio di riguardo verso chi queste cose le ha vissute davvero, per quanto in misura meno romanzata. Cinquemila miglia quattro colpi, tre giorni, due psicopatici e una donna che ne ha abbastanza… Arriva Glory e credetemi la amerete.

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