Il 22 gennaio arriva su Netflix una delle serie più discusse e chiacchierate dell’ultimo periodo, Fate: The Winx Saga, ideata da Brian Young (The Vampire Diaries) e dallo storico creatore delle Winx, Iginio Straffi. La serie, composta da sei episodi, è una riscrittura live-action dell’acclamata serie animata tutta italiana, prodotta dalla Rainbow Production, che già dalla comparsa delle prime immagini e dei primi teaser ha infervorato gli animi dei fan storici della serie.

Ambientata ad Alfea, una scuola di magia per fate nel regno di Solaria, la serie vede protagonista Bloom (Abigail Cowen), una giovane ragazza venuta recentemente a conoscenza della sua reale natura. Mandata ad Alfea per affinare la sua dote e controllare il suo devastante potere, Bloom entra in contatto con un eterogeno gruppo di altre fate tra cui le compagne di stanza Terra (Eliot Salt), Aisha (Precious Mustapha), Musa (Elisha Applebaum) e Stella (Anna van der Westhuysen), ognuna delle quali con stupefacenti poteri che si rifanno agli elementi della natura: acqua, terra, fuoco, aria e per ultimo, il controllo della mente e delle emozioni. La scuola è capeggiata dalla signora Dowling (Eve Best), un’arcigna direttrice che sembra nascondere non pochi segreti. La sua spalla è Saul Silva (Robert James-Collier), l’allenatore degli Specialisti, alcuni giovani uomini e donne combattenti tra i quali spiccano Sky (Danny Griffin), Riven (Freddie Thorp) e Dane (Theo Grahm). Alfea però non sembra essere il posto tranquillo che Bloom si aspettava. Poco dopo il suo arrivo, misteriose creature, i Bruciati iniziano a seminare morte, e sembrano essere inquietantemente legati al passato di Alfea e di Bloom stessa.

Dimenticate il Winx Club come lo conoscete. È importante partire da questa affermazione per poter apprezzare Fate: The Winx Saga, che già dal titolo originale (lo stesso in italiano) gioca con l’ambivalente significato della parola Fate, che in italiano appunto fa riferimento alla natura magica dei protagonisti, mentre in inglese al significato di “destino“. La serie Netflix non vuole essere un remake in live-action della fortunata serie animata andata in onda a partire dal 2004: preferisce intraprendere una strada diversa diventando una riscrittura del prodotto che attinge in parte alla mitologia creata da Straffi stesso, adattando il prodotto ad un pubblico non più di bambini, ma di giovani adulti. Fate è in tutto e per tutto un teen drama, con le stesse dinamiche di una qualsiasi serie appartenente a questo genere, con l’aggiunta della componente fantastica presente in altri prodotti come Le Terrificanti Avventure di Sabrina o Shadowhunters, per citare due prodotti originali Netflix. Le differenze con la serie animata sono sostanziali e abbiamo avuto modo di vederle già dalle prime immagini promozionali e dai primi teaser rilasciati, che sul web hanno generato non pochi malcontenti, a partire dal gruppo delle protagoniste. Tecna è completamente assente, viene solo nominata, indice che potrebbe comparire nelle probabili future stagioni, Flora è stata sostituita da Terra, un nuovo personaggio ideato appositamente per la serie (Flora è comunque menzionata, facendo capire allo spettatore che il personaggio effettivamente esiste nell’universo dello show), il potere di Musa non ha più nulla a che fare con la musica, anzi è legato al controllo delle emozioni e della mente umana. Con queste premesse è già possibile accorgersi che i due prodotti, pur condividendo degli aspetti salienti, differiscono per molte caratteristiche. L’aspetto estetico stesso delle protagoniste è mutato, adattandosi ad una narrazione meno cartoonesca e più vicina ai prodotti fantasy moderni. Stesso discorso vale per l’etnia di alcune di loro: Musa non ha più il suo aspetto asiatico e Aisha non è più latinoamericana, caratteristiche che hanno tacciato la serie di un inutile whitewashing sui social.

Se Winx Club era un prodotto prettamente rivolta ai bambini, Fate: The Winx Saga è rivolto a quei bambini che ora sono giovani adulti e che in parte sono cresciuti con le avventure delle loro beniamine o che ci si avvicinano per la prima volta. Le Winx di Netflix abbandonano i loro canti e le loro trasformazioni e preferiscono fare festa, ascoltare Dua Lipa e affrontare i tipici discorsi adolescenziali. Non ci sono più tutine, ali fatate e glitter, le “nuove” Winx hanno un aspetto decisamente più cupo e maturo. Lo stesso Iginio Straffi ha dichiarato che la serie Netflix avrebbe incontrato sia il gusto dei fan di lunga data sia dei nuovi. Ci sentiamo di dire che aveva ragione.

Fate: The Winx Saga è un piacevole prodotto fantasy, che nelle sue sei puntate dalla durata di circa cinquanta minuti l’una, getta le basi per un interessante prodotto young adult che non appesantisce o annoia durante la visione. I momenti morti sono ridotti all’osso, la trama è decisamente avvincente e i personaggi sono ben costruiti e caratterizzati, anche se il gruppo degli Specalisti è quello che viene meno approfondito, restando quasi un contorno che però potrebbe avere maggiore risonanza nella prossima stagione. Al contrario, i nuovi personaggi creati appositamente per la serie, uno tra tutti Beatrix (Sadie Soverall) e gli antagonisti, hanno un’ottima caratterizzazione e delle interessanti linee narrative. Ovviamente si parla di una prima stagione decisamente “breve” rispetto ai molteplici prodotti che la serialità contemporanea continua a proporre, quindi alcuni aspetti sono solo accennati ma avranno decisamente uno sviluppo maggiore con il tempo e con le future stagioni. Insomma le basi per un interessantissimo young adult fantasy ci sono.

La stessa realizzazione e messa in scena, pur non dispendendo di un budget elevatissimo, riesce ad incuriosire ed attrarre. L’accademia di Alfea è evocativa, ricordando in parte i corridoi della più famosa Hogwarts (che viene anche menzionata) o la casa/scuola degli X-Men, gli effetti speciali dispongono di una buona CGI che specialmente nell’ultimo episodio raggiunge il suo massimo in scene davvero ben realizzate sia registicamente che stilisticamente, i fan di lunga data non resteranno decisamente delusi da questa puntata. Sotto tono è però l’aspetto costumi, che non risalta per originalità e soprattutto personalità. Alcuni colori indossati dagli attori ricordano il colore tipico del personaggio dei cartoni, ma l’abbigliamento scelto è davvero poco caratterizzante.

In conclusione Fate: The Winx Saga prende da subito le distanze dal prodotto originale per tracciare un’avventura più matura e dark. Non bisogna ricercare nella serie Netflix tutte le caratteriste del cartone, potreste uscirne delusi. La nuova serie getta le basi per un interessante prodotto fantasy teen drama, dalla trama avvincente e dalla buona messa in scena. Mistero, avventura, magia e intrattenimento sono le parole chiave di Fate, che pur avendo solo sei episodi riesce a mettere in tavola una buonissima narrazione che vedrà sicuramente un maggiore sviluppo con il tempo e con le prossime stagioni.


Fate: The Winx Saga è una serie originale Netflix, disponibile sulla piattaforma a partire dal 22 gennaio 2020. Ecco il trailer della serie:

RASSEGNA PANORAMICA
Fate: The Winx Saga
7
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Classe 1995, laureato in critica cinematografica, trascorro il tempo tra un film, una episodio di una serie tv e le pagine di un romanzo. Datemi un playlist anni '80, una storia di Stephen King e un film di Wes Anderson e sarò felice.
fate-the-winx-saga-dimenticate-il-winx-club-recensioneFate: The Winx Saga prende da subito le distanze dal prodotto originale per tracciare un’avventura più matura e dark. Non bisogna ricercare nella serie Netflix tutte le caratteriste del cartone, potreste uscirne delusi. La nuova serie getta le basi per un interessante prodotto fantasy teen drama, dalla trama avvincente e dalla buona messa in scena. Mistero, avventura, magia e intrattenimento sono le parole chiave di Fate, che pur avendo solo sei episodi riesce a mettere in tavola una buonissima narrazione che vedrà sicuramente un maggiore sviluppo con il tempo e con le prossime stagioni.

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