Arriva oggi su Netflix Hoops, la nuova, irriverente serie animata creata da Ben Hoffman che, fin dal primo trailer, si è distinta per l’abbondanza di volgarità e parolacce presenti nelle vicende di Coach Ben Hopkins, il protagonista indiscusso di questo nuovo prodotto.

Partiamo dalla trama o, almeno, da quella che sembrerebbe essere una trama: Ben Hopkins è l’allenatore della (scarsissima) squadra di basket liceale della Lenwood High School, è il figlio di Barry Hopkins, ex star del basket professionistico ora imprenditore nel campo della ristorazione, ed è sposato con Shannon, la moglie che gli ha chiesto il divorzio e che ha una relazione con il vice allenatore ed amico di Ben, il pacifico e gentile Ron.

In questa “idilliaca” situazione, Ben cerca di convincere Matty Atkins, un ragazzo alto oltre due metri, a diventare membro dei Lenwood Colts, convinto che il ragazzone possa risollevare le sorti della disastrata squadra composta da un gruppo di ragazzi decisamente poco adatti allo sport.

HoopsHoops, nei suoi dieci episodi, mostra fin da subito tutti i pregi ed i difetti che lo rendono un prodotto parzialmente deludente: da un lato, le assurde gag, ricche dei classici riferimenti alla cultura pop, le battute razziste, sessiste, i riferimenti sessuali ben più che espliciti, la cattiveria gratuita ed un ben marcato cinismo di fondo sono decisamente apprezzabili, per quanto non facciano gridare al miracolo e sappiano tutte, alcune più ed alcune meno, di già visto, almeno per un pubblico che abbia visto, negli anni, prodotti come Futurama, I Griffin, South Park e simili. Ma, tutto sommato, la parte comedy scorretta funziona in maniera più che soddisfacente, complice anche un azzeccato cast di doppiatori, con Jake Johnson, il Nick di New Girl, che risulta fantastico nel suo essere insopportabile, volgare e spesso stridulo, proprio come Ben.

I problemi, invece, nascono dalla totale assenza di una trama e, soprattutto, dal fatto che, per tutta questa prima stagione (al momento non ci sono notizie relative ad una seconda stagione, ed il finale andrebbe benissimo sia come chiusura che come spunto per un’eventuale nuova serie di episodi), si abbia la pressante e continua sensazione di guardare un prodotto “monco”.
I personaggi sembrano sempre sul punto di essere approfonditi, ma ogni momento di sviluppo viene abbandonato, come se gli autori volessero solo darci un assaggio di Ben, Shannon, Matty e gli altri, senza addentrarsi ulteriormente nei dettagli. E questo, per una serie che non si basa sugli eventi ma sulle dinamiche tra personaggi, è decisamente grave, a maggior ragione in Hoops, che basa buona parte della sua essenza su rapporti rotti o problematici, che siano tra un padre famoso ed un figlio non all’altezza, o tra compagni di squadra scarsi e con tutti i problemi possibili legati all’adolescenza, o ancora tra una moglie ed un marito il cui rapporto si rompe senza apparente motivo.

Un esempio piuttosto lampante di questa mancanza: Matty è un ragazzo altissimo, solitario, cresciuto da una madre single e senza amici. L’arrivo nella squadra mette le basi per un rapporto con Ben, che diventa, agli occhi del ragazzo, il padre che il giovane non ha mai conosciuto, ma anche questo sviluppo viene solo abbozzato ed abbandonato senza motivo.

L’intera prima stagione di Hoops è piena di queste mancanze a livello di scrittura, sebbene non si capisca se si tratti di una scelta voluta o meno. Quello che invece non manca è sicuramente la grande dose di volgarità, cinismo, autoironia, una certa tristezza, o meglio, malinconia, di fondo, che viene sempre mitigata con una battuta o una scena estremamente volgare e divertente. I dubbi sulle scelte in fase di scrittura, infatti, pervadono tutta la stagione, senza che lo spettatore riesca a capire a fondo se Hoffman voglia costruire una storia che porti ad una redenzione dei protagonisti o se si diverta a distruggere tutti i classici clichées tipici delle storie con personaggi dalla vita complicata. E il dubbio rimane fino all’ultimo secondo dell’ultimo episodio che, come detto, può fungere sia da finale che da apertura a nuove vicende per Ben e Matty.

HoopsParlando invece delle realizzazione della serie, nulla da ridire, anzi: lo stile scelto, che ricorda un po’ I Griffin, un po’ Steven Universe, è azzeccatissimo, con i vari protagonisti che sono davvero unici e riconoscibili dopo pochissimi minuti. La colonna sonora è azzeccata, mai invasiva, ed alcune scene, su tutte il viaggio lisergico di Ben durante il corso di controllo della rabbia, sono davvero eccezionali per qualità, scelta dei colori e trovate visive interessanti.

Il cast di doppiatori, come detto, è ottimo: abbiamo già detto di Jake Johnson, che riesce alla perfezione a farci amare ed odiare l’insopportabile Ben, ma anche Natasha Leggero, che doppia Shannon, svolge un ottimo lavoro, così come Cleo King, che interpreta Opa, la preside del liceo dalle incredibili doti canore e dall’appetito, non solo alimentare, insaziabile. Completano il tutto alcuni cameo dei colleghi di Johnson in New Girl, ovvero Max Greenfield, Damon Wayans Jr. e Hannah Simone. 

Hoops, in sostanza, è una mezza occasione persa: da un lato, Netflix dimostra, qualora fosse necessario, che chi l’accusa di essere troppo “politically correct”, di inserire forzatamente personaggi omosessuali, quote rosa e maldestri tentativi di inclusione, si sbaglia e di grosso. La serie creata da Hoffman è scorretta, persino troppo, volgare, eccessiva, cattiva, non risparmia niente e nessuno, e anzi, la cattiveria ed il cinismo che la pervadono saranno sicuramente apprezzate da chi ama questo genere di prodotto. Purtroppo, al netto di una forma decisamente valida, è la sostanza a mancare. Che si tratti di una prima stagione, in attesa di esplorare ulteriormente le vite e le vicende dei protagonisti, o che questa resti l’unica stagione, Hoops non convince fino a fondo, ed è davvero un peccato, perché le premesse e le potenzialità sono davvero solide.

RASSEGNA PANORAMICA
Hoops
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Il vecchio della redazione: un cocktail a base di supereroi, battle shonen, videogiochi, basket, fantasy e metal. Agitare, ma non troppo (che poi sta male), prima dell'uso.
hoops-stagione-1-basket-parolacce-volgarita-sesso-e-cattiveria-recensioneHoops è una mezza occasione persa: da un lato, Netflix dimostra, qualora fosse necessario, che chi l'accusa di essere troppo "politically correct", di inserire forzatamente personaggi omosessuali, quote rosa e maldestri tentativi di inclusione, si sbaglia e di grosso. La serie creata da Hoffman è scorretta, persino troppo, volgare, eccessiva, cattiva, non risparmia niente e nessuno, e anzi, la cattiveria ed il cinismo che la pervadono saranno sicuramente apprezzate da chi ama questo genere di prodotto. Purtroppo, al netto di una forma decisamente valida, è la sostanza a mancare. Hoops non convince fino a fondo, ed è davvero un peccato, perché le premesse e le potenzialità sono davvero solide.

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