Morrison – il nuovo film di Federico Zampaglione | Recensione

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Dopo alcune settimane dalla riapertura delle sale italiane è finalmente giunto il momento dell’uscita anche per i maggiori film nostrani. Questa settimana sono ben due i titoli di punta del panorama cinematografico italiano: “Il Cattivo Poeta” di Gianluca Jodice, con Sergio Castellitto nei panni di Gabriele D’Annunzio e “Morrison“, quarto film di Federico Zampaglione (il cantante dei Tiromancino), con Lorenzo Zurzolo.
“Morrison” è il primo film di Zampaglione che non sia legato al genere Horror-Noir. Il suo ultimo lungometraggio “Tulpa” risale al 2012, dopodiché non c’è stata più traccia di un suo ipotetico nuovo lavoro.
Nel 2017 pubblica il suo romanzo “Dove tutto è a metà“, scritto a quattro mani con Giacomo Gensini, da cui prenderà spunto per realizzare questo suo lungometraggio, con un tema a lui molto caro: la musica.
La sinossi è la seguente: Lodo ha vent’anni ed affronta i tipici problemi della sua età, tra un difficile rapporto con il padre ed il tentativo di conquistare Giulia, la sua coinquilina di cui è follemente innamorato. Si esibisce con i MOB, una band indie, in un leggendario locale romano, il Morrison. Un giorno, casualmente, la strada di Lodo incrocia quella di Libero Ferri, ex rockstar dalla carriera in stallo, che cerca di ritrovare il successo, ma finisce per chiudersi sempre di più in se stesso, trascurando la moglie Luna e vivendo isolato nella sua lussuosa villa piena di ricordi.
Tra sogni, fallimenti, amicizia, amori tormentati e curiosi personaggi, il loro incontro diventerà uno stimolo reciproco ad andare avanti, ma a tratti anche un difficile confronto tra generazioni e modi di essere molto diversi.


Zampaglione con questo suo ultimo lavoro affronta una tematica a lui ben nota, data la sua trentennale carriera musicale; la speranza era quindi che potesse trasporre tutto questo in modo originale e soprattutto convincente, invece accade l’esatto contrario. “Morrison” non riesce a raccontare una storia convincente. Tutto quello che viene narrato sembra essere senza una finalità di fondo ed i personaggi non risultano ben caratterizzati, nonostante il tentativo di trasmettere l’opposto.
La durata di 100 minuti non arriva a dire nulla e benché qualche momento possa risultare anche piacevole da seguire, il risultato finale rimane un insieme di banali clichè, cosa che da un musicista come Zampaglione non ci si aspettava.
Il personaggio di Lodo inoltre non è minimamente interessante e non si riesce ad empatizzare con le sue scelte ed il suo comportamento, a tratti fuori luogo.
L’unico personaggio a cui sembra esser stata data una bozza di idea è Libero Ferri, ma anch’egli nella seconda parte inizia a prendere una piega poco felice.
Altra nota dolente sono gli attori, capitanati da Lorenzo Zurzolo che, dopo il successo di “Baby” e “Sotto il sole di Riccione“, arriva al cinema come protagonista principale. Finora aveva sempre avuto un ruolo di contorno nei progetti a cui aveva preso parte, ma qui lo troviamo sullo schermo per un buon 70% del minutaggio e questo non aiuta minimamente il film, dato che l’interpretazione di Zurzolo lascia alquanto a desiderare; lo troviamo spesso fuori parte ed anche le sue performance canore non sono per nulla convincenti.


Ad affiancarlo troviamo Giovanni Calcagno nei panni di Ferri, di cui notiamo il lodevole tentativo di dare un qualcosa in più al carattere di questo cantautore, con una buona espressività sia facciale che vocale. Il problema qui è però legato alla sceneggiatura; il suo personaggio si comporta a tratti in maniera assurda e Calcagno non riesce ad essere del tutto credibile.
Oltre a loro, nel cast, troviamo anche Giglia Marra, alla sua prima esperienza cinematografica, e Carlotta Antonelli, anche lei nota per un prodotto Netflix, ovvero “Suburra – La Serie“.
Giglia Marra è probabilmente, tra tutto il cast di attori, la più in parte ed è soprattutto colei che riesce a dare l’interpretazione più convincente. La Antonelli ha lo stesso problema di Calcagno; il suo personaggio non ha un grande sviluppo e l’attrice si trova quindi a doversi misurare con delle scene assolutamente fuori luogo, che metterebbero a dura prova qualsivoglia interprete.
Da citare le piccole parti affidate ad Ermal Meta ed Alessandra Amoroso, entrambe pessime. Se Meta si limita ad essere un personaggio di contorno, senza battute, che può anche far simpatia, la Amoroso invece, pur interpretando se stessa, restituisce una performance molto scadente.
Zampaglione non riesce neanche questa volta a convincere, portando sullo schermo qualcosa di completamente sbagliato nella forma e nella sostanza. Seppur comunque fruibile, è più vicino come profondità ad una fiction di Canale 5 piuttosto che ad un film messo in programma per riportare le persone nelle sale.

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