Dopo Scappa – Get Out, che gli assicurò l’Oscar alla migliore sceneggiatura originale nel 2018 e Us – Noi, l’istrionico Jordan Peele torna a dirigere Daniel Kaluuya nel suo terzo lungometraggio da regista: Nope. Prodotto da Universal Pictures e sceneggiato (come anche gli altri due film) dallo stesso Peele, Nope si contraddistingue per l’eccezionale modo in cui sovverte e trascende le regole dell’horror, lasciando lo spettatore disorientato, incapace di distogliere lo sguardo da ciò che sta vedendo sullo schermo. Un film complesso, metaforico, ma anche esteticamente godibile, che riconferma Peele uno dei registi horror più innovativi degli ultimi anni. Abbiamo visto il film in anteprima e questo è il nostro parere!

In una gola in California, vivono OJ (Daniel Kaluuya) e Em (Keke Palmer), fratello e sorella che possiedono un ranch insieme al padre Otis Haywood Sr. (Keith David). Dopo la tragica e misteriosa morte di quest’ultimo, i due giovani si ritrovano a dover affrontare insoliti eventi che accadono all’interno del loro maneggio. Ormai economicamente alla deriva, Em decide di provare a riprendere in mano le redini della loro vita e riportare in alto il nome della famiglia registrando le misteriose apparizioni UFO a cui ogni giorno lei e il fratello assistono per poi rivenderle alla televisione… cosa potrà mai andare storto?

Un no categorico, ma espresso in modo più “cool”, Nope letteralmente significa questo in slang americano e non c’è da rimanerne stupiti che il terzo film di Jordan Peele abbia un titolo così paradossale e controverso, in fondo rispecchia a pieno la natura del suo cinema: socialmente provocatoria, visionaria e cruenta nella rappresentazione della realtà. Ma se da un lato ritroviamo tutte queste caratteristiche in comune nei suoi tre film, dall’altro Nope è molto di più: una commedia horror profonda e con un messaggio potente, che possiede in sé anche i tratti del fantascientifico e del western; insomma Peele ha voluto osare e ha deciso di farlo con un terzo film che mescola più generi, in un equilibrio perfetto e spiazzante, pescando icasticamente dettagli da tutti i registi del passato che l’hanno ispirato.

In Nope ogni sequenza è studiata per portare lo spettatore a vivere un’esperienza fuori dai canoni attraverso l’uso di metafore, similitudini e metacinema come denuncia della società attuale; ma questa volta, a differenza dei due lungometraggi precedenti, il soggetto non ruota più solo intorno alla tematica del razzismo, sebbene rimanga un sottotesto importante, piuttosto Peele vuole mostrarci implicitamente (o forse no?) Il suo parere sull’odierna situazione ad Hollywood e in generale sul cinema americano; da questo non si evince certamente un giudizio positivo da parte del cineasta, che decide infatti di mettere alla berlina la cultura dell’effimero e la pornografia del dolore che da sempre sono parte integrante del mondo cinematografico e televisivo.

nopeEd è proprio in questo contesto materialista che Peele inserisce i suoi personaggi: ognuno di loro, persino gli oggetti inanimati e gli animali, ha una funzione metaforica specifica, un ruolo nella società che lo porta ad agire di conseguenza in un gioco spietato tra violenza e ricerca di fama. Ma l’intenzione del regista premio Oscar non è quella di creare un progetto che sia meramente moralista: Nope infatti è prima di tutto un film horror e Peele gioca con la sua capacità di creare suspense e di spaventare il pubblico riuscendoci in modo sublime anche questa volta. Ad aiutarlo troviamo un direttore della fotografia di cui avrete sicuramente sentito parlare: si tratta di Hoyte Van Hoytema che ha già una brillante carriera alle spalle (è infatti uno stretto collaboratore di Christopher Nolan); non solo un cast tecnico invidiabile però, la pellicola può vantare anche di un cast artistico stellare: tra i protagonisti spiccano infatti i nomi del Premio Oscar Daniel Kaluuya, ormai attore feticcio di Peele, la meravigliosa Keke Palmer, che ha dimostrato con questo film di far parte della nuova generazione di talenti da tenere sottocchio e Steven Yeun, il quale dopo Minari regala una nuova grandiosa interpretazione.

Discostandosi parzialmente dai due lavori precedenti, ma lasciando intatta la sua firma di riconoscimento, Peele con Nope riesce a far sorridere, riflettere, ma anche inorridire, spaventare e trascinare il pubblico in un universo alieno e alienato raggiungendo la massima capacità della sua regia. L’horror atipico che attendevamo da tempo, la dark comedy che finalmente rompe gli schemi e denuncia in modo beffardo ma sincero quel sogno tipicamente hollywoodiano di inseguire “l’immagine perfetta” che non esisterà mai.


Nope arriva nelle sale cinematografiche italiane a partire dall’11 agosto. Ecco il trailer italiano del film:

RASSEGNA PANORAMICA
Nope
8.5
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nope-il-film-horror-piu-ambizioso-di-jordan-peele-recensioneDiscostandosi parzialmente dai due lavori precedenti, ma lasciando intatta la sua firma di riconoscimento, Peele con Nope riesce a far sorridere, riflettere, ma anche inorridire, spaventare, e trascina il pubblico in un universo alieno e alienato raggiungendo la massima capacità della sua regia. L’horror atipico che attendevamo da tempo, la dark comedy che finalmente rompe gli schemi e denuncia in modo beffardo ma sincero quel sogno tipicamente hollywoodiano di inseguire “l’immagine perfetta” che non esisterà mai.

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