A tre anni di distanza dalla conclusione della terza stagione, Stranger Things torna su Netflix con una quarta stagione che prometteva fuoco e fiamme. Questo nuovo capitolo, il penultimo della serie che si concluderà poi con la quinta, sarà divisa in due parti: il Volume 1, che include i primi 7 episodi, debutterà su Netflix venerdì 27 maggio, mentre il Volume 2, con i restanti episodi 8 e 9, sarà disponibile il 1° luglio. L’attesa dei fan è davvero alle stelle per questa nuova stagione, ma riuscirà Stranger Things 4 a ripagarla? Saranno riusciti i Duffer Brothers a restituire la stessa magia delle precedenti stagioni a così tanti anni di distanza?
Sono passati sei mesi dalla battaglia di Starcourt che ha portato terrore e distruzione a Hawkins. Mentre affrontano le conseguenze di quanto successo i protagonisti si separano per la prima volta: Joyce, Jonathan, Will e Undici si sono trasferiti infatti a Lenora Hills, in California. La lontananza si fa sentire e le difficoltà del liceo non facilitano le cose. In questo periodo particolarmente vulnerabile arriva una nuova e orribile minaccia soprannaturale assieme a un mistero cruento che, una volta risolto, potrebbe mettere fine agli orrori del Sottosopra.
Stranger Things è tornato. E dopo aver visto tutti gli episodi del Volume 1 in anteprima, lo si può anche sottolineare un’ulteriore volta: Stranger Things è tornato. Questo perché dopo una prima stagione che ha sorpreso letteralmente tutto il mondo e una seconda e una terza che erano state “solo” delle conferme – alle quali però va detto che mancava un quid che potesse spingere la storia verso traguardi più alti – questo quarta stagione si apre con una prima parte che guarda al passato sì, ma fa tantissimi passi in avanti. Avendo visionato solo il Volume Uno, ovviamente, non è possibile prevedere come i fratelli Duffer avranno intenzione di apparecchiare il finale, ma una cosa è già certa: sarà qualcosa di grosso e che terrà conto di tutto quello narrato precedentemente.
Concentrandosi più su questa stagione, la quarta è sicuramente all’insegna del cambiamento. Per la prima volta infatti la storia di Stranger Things si espande al di fuori di Hawkins, dividendosi tra Lenora Hills, Hawkins e la Russia; i nostri protagonisti non sono più tutti insieme e sono alle prese con l’adolescenza, l’età dal cambiamento che ogni uno affronta a modo suo. Cambiamento non solo narrativo, inoltre: infatti, come annunciato da Netflix nelle scorse settimane, i nuovi episodi dureranno complessivamente ben 5 ore in più dei precedenti. Questo perché il minutaggio delle puntate passa dai 45/60 minuti di quelli già presenti nel catalogo ai 70/100 minuti di questo primo volume della quarta stagione. Una durata sicuramente impegnativa e che potrà spaventare, in un certo senso, il pubblico. Tuttavia, va anche detto come dopo tre anni di assenza, gli spettatori siano quasi “affamati” di Stranger Things e per questo motivo una durata così ampia ha buonissime probabilità di essere ben accolta.
Anche perché, il minutaggio così elevato è semplicemente necessario. Avendo dipanato la storia su tre filoni, la serie fa una scelta estremamente coraggiosa: non lasciare nulla da parte. Ogni parte di trama si prende il suo tempo, i suoi momenti e incede con il giusto ritmo: quando questo ha bisogno di rallentare, per non affrettare il tutto, la struttura data a questo Stranger Things 4 permette allo show di saltare via da quei personaggi e di portare l’attenzione sugli altri. Il risultato? Una fabula decisamente interessante e avvincente che si prepara ad un intreccio utile per quello che sarà poi il Volume 2 della quarta stagione.
Senza contare, poi, che queste puntate così lunghe sono semplicemente sublimi registicamente parlando. E per ottenere questo risultato, Stranger Things 4 fa un passo indietro, abbandonando la componente più spy-action della terza stagione, per tornare alle tinte horror della prima, potenziandole e inserendo ancor più elementi che vanno a richiamare poi il cinema degli Anni Ottanta. Perché, in fin dei conti, lo show dei fratelli Duffer è sempre stato questo: una grossa operazione nostalgia a cui però veniva affiancata una qualità di scrittura e di messa in scena forse ancora inedite nel 2016, per il piccolo schermo. E i due showrunner questo lo sanno benissimo, per questo si divertono tantissimo sia in fase di sceneggiatura – gli amanti di Dungeons & Dragons rimarranno soddisfatti anche questa volta – che al momento della messa in scena. Inutile dirlo, vista anche la durata, ma ogni puntata è un piccolo film, budget parlando. E ognuno degli episodi ha la sua propria identità, con particolare attenzione per quelli diretti da Shawn Levy, regista e produttore della serie e, probabilmente, personalità che ha meglio compreso lo spirito della serie, concretizzando nel migliore dei modi una visione in alcuni casi addirittura superiore a quella di Matt e Ross Duffer, che di Stranger Things sono i creatori.
E se si nomina il budget, non si può non fare riferimento agli effetti speciali utilizzati per questa quarta stagione. La serie è sempre stata in crescendo per quanto riguarda i VFX ma questa volta vengono toccati picchi incredibili, con interi ambienti costruiti alla perfezione in computer grafica e che funzionano alla grande. Sembra quasi banale dirlo, ma non lo è: anche di recente si è visto come alcune serie non riescano a tenere il passo delle proprie ambizioni per quanto riguarda gli utilizzi degli effetti digitali. Stranger Things semplicemente ci riesce e sfrutta alla grandissima questa possibilità, per aumentare esponenzialmente l’immersività del prodotto e far viaggiare ancor più profondamente il pubblico.
Sul versante della scrittura, come detto, la serie funziona benissimo, perché finalmente lo show inizia a rispondere – in maniera soddisfacente, tenendo conto che manca ancora una stagione intera, se si esclude il Volume 2 – a domande che il pubblico si porta dietro sin dalla prima stagione. E tutto questo avviene, cosa importantissima, senza alcun tipo di retcon. In fase di stesura della storia, i fratelli Duffer hanno optato per una coerenza e una coesione narrativa effettivamente rara da vedere: nulla di quanto già raccontato viene stravolto o modificato. Anzi, tutto viene approfondito in maniera assolutamente interessante e funzionante, con i personaggi a trarne il beneficio più grande.
Infatti, sono proprio i protagonisti ad essere il fiore all’occhiello di questa nuova stagione. A fronte di alcune relazioni forse fatte cambiare in maniera un po’ troppo forzata e di uno sviluppo di Eleven che resta molto misterioso, tutti i personaggi hanno la loro importanza e il loro peso all’interno della narrazione. Stranger Things 4 riesce a trovare un ottimo equilibrio tra i protagonisti più amati e anche tra i personaggi che nelle scorse stagioni avevano avuto meno spazio o un’importanza più marginale, come ad esempio Nancy e Jonathan. Questa situazione, di conseguenza, permette anche agli attori di dare il meglio: se prima, per portare avanti la narrazione, si tendeva ad affrettare alcune parti, nei nuovi episodi, invece, ogni attore riesce a mettere in evidenza le proprie doti migliori: Maya Hawke, per esempio, ha un momento in cui un monologo di Robin è veramente importante e ben portato avanti dall’attrice; le nuove situazioni in cui è calata l’Eleven di Millie Bobby Brown permettono all’attrice di mettere in luce tutte – tutte – le già ben note doti attoriali. Ancora, la coppia Dustin–Steve formata da Gaten Matarazzo e Joe Keery continua a bucare lo schermo e qui viene portata su altri livelli, mentre Max e Sadie Sink diventano un po’ il cuore pulsante di questo Volume 1 di Stranger Things, con lei che riesce a dare una profondità tutta nuova e assolutamente apprezzabile a Max. Stesso discorso si può fare per i nuovi personaggi, su tutti Eddie, interpretato da Joseph Quinn, e il villain Vecna. Il primo è quasi una sorta di terzo incomodo tra Steve e Dustin, con le dinamiche tra i due personaggi interessanti ma soprattutto divertenti da scoprire; sul secondo, invece, non si dirà assolutamente nulla per evitare spoiler. Merita un plauso anche Tom Wlaschiha, il Jaqen H’ghar de Il Trono di Spade: il suo Dmitri non ha tantissimo spazio rispetto ad altri nuovi personaggi, ma viene ben caratterizzato e probabilmente il pubblico imparerà ad affezionarcisi.
Stranger Things 4: Volume 1 è un graditissimo e grandissimo ritorno. Tre anni dopo l’ultima stagione, l’originale Netflix di punta degli ultimi anni si ripresenta con sette nuovi episodi in formato extra-large e con una nuova veste a livello di struttura. Se molti cambiamenti all’inizio possono far storcere il naso, non è di certo questo il caso dello show dei fratelli Duffer, che per questo quarto capitolo hanno confezionato una storia che si divide su tre filoni che procedono in maniera perfettamente parallela e che, idealmente, se l’asticella rimarrà alta – e non c’è modo di pensare il contrario – andranno ad unirsi in uno splendido finale di stagione che non farà altro poi che apparecchiare tutto per il finale di serie. Tra adolescenza, crescita, un ritorno al passato – tematico e anche letterale – e personaggi nuovi e già conosciuti che interagiscono (quasi) alla perfezione, Stranger Things 4: Volume 1 mischia sapientemente ciò che la serie già è con una buona dose di novità. Il risultato? Un mix di nostalgia a tinte horror incredibilmente fresco. Tornare ad Hawkins e nel Sottosopra non sarà mai stato così bello!
Stranger Things 4: Volume 1 sarà disponibile su Netflix a partire dal 27 maggio. Di seguito, il trailer ufficiale della serie: