Sin dal suo primissimo capitolo, i discorsi attorno ad Uncharted, esclusiva PlayStation sviluppata da Naughty Dog, vertevano su quanto sarebbe stato bello vedere un adattamento cinematografico del videogioco/dei videogiochi. Tutti i titoli dello sviluppatore americano hanno una forte natura cinematografica e va da sé che il desiderio di vedere quelle avventure trasposte in live-action prima o poi si manifesti. The Last of Us avrà la sua serie tv, per Uncharted in termini di tempo ci è voluto di più, ma alla fine Sony Pictures ha messo in produzione un film. Film che ha operato alcuni cambi sostanziali al materiale d’origine, andando prima di tutto a mischiare alcuni elementi narrativi, non seguendo dunque la trama dei videogiochi. Ma, soprattutto, è arrivata la scelta di ringiovanire il buon vecchio Nathan Drake, affidando la parte ad un Tom Holland in pienissima ascesa hollywoodiana. Con Ruben Fleischer in cabina di regia, questo Uncharted da grande schermo avrà convinto oppure si sarà rivelato solo l’ennesimo tentativo fallimentare di adattare un videogioco?
Dopo aver conosciuto Victor “Sully” Sullivan (Mark Wahlberg) in circostante decisamente curiose, Nathan Drake (Tom Holland) si mette assieme al nuovo socio sulle tracce dell’oro di Magellano, tesoro leggendario andato disperso secoli prima e alla cui ricerca è anche Santiago Moncada (Antonio Banderas), uno spietato collezionista che per l’occasione si farà aiutare da Jo Braddock (Tati Gabrielle), una mercenaria. Nate e Sully si faranno aiutare da Chloe Frazer (Sophia Ali), un contatto di Victor. Partirà così una serie di avventure fatte da misteri da svelare, enigmi da superare e segreti da scoprire, con obiettivo finale proprio l’oro di Magellano.
La risposta alla domanda di cui sopra non può essere secca, perché Uncharted è un film bivalente. Il film prodotto da Sony è un titolo interessante, coinvolgente e decisamente divertente da guardare, anche se non porta nessun tipo di innovazione nel genere. Un innovazione che invece era presente nel 2007, quando fu pubblicato il primo Uncharted: Drake’s Fortune. E qui ci si può ricollegare alla seconda faccia della medaglia. Le pellicola è un buon adattamento di un videogioco? Non esattamente. Quando si parla del gioco di Naughty Dog si parla di uno dei franchise più amati degli ultimi anni e su cui si continua a chiacchierare nonostante una fine annunciata e arrivata con il quarto capitolo.
La scelta di portare una storia originale al cinema, che non ricalcasse altre storie apparse su console, è da un lato sensata, per dare ai fan un motivo in più per vedere i film, ma dall’altro non è stata portata avanti dalla produzione con la coerenza necessaria. Sin dai trailer, infatti, è stato possibile capire come, pur volendo raccontare qualcosa di diverso, Uncharted si rifacesse al bagaglio visivo dei giochi, con la celebre scena dell’aereo cargo riproposta in maniera pressoché identica nel film. Presenti, inoltre, anche alcuni elementi del quarto capitolo videoludico. Elementi già noti che vanno però a mischiarsi con una sceneggiatura originale che di per sé non è debole, ma che manca del mordente necessario per far fare al film quello step in più di cui aveva sicuramente bisogno. A tutto questo va ad aggiungersi la scelta di ringiovanire sensibilimente Nate, per affidare il ruolo ad un attore la cui bravura è indiscussa, ma la cui scelta sembra quasi una resa preventiva da parte di Sony, che decide di puntare più sull’impatto mediatico che sul valore effettivo della pellicola.
Tecnicamente parlando, poi, ci si ritrova davanti ad un buon film d’avventura che soffre delle problematiche più diffuse del genere. Una trama come detto priva di grande mordente e che sembra, soprattutto nella prima parte, unicamente un collante tra le scene d’azione. Scene d’azione tutte molto belle da vedere e ben coreografate, ma che si distanziano fortemente da quelle videoludiche: se su PlayStation i giocatori avanzavano a suon di scontri con armi da fuoco, l’azione nell’Uncharted film è molto più fisica, come se ci si trovasse davanti ad un Indiana Jones. Inseguimenti e scontri corpo a corpo sono presenti solo in minima parte in quello che è uno dei capolavori degli sparatutto in terza persona con coperture. In ogni caso, per quanto differente, l’azione c’è e diverte non poco, con gli attori e gli stunt che hanno fatto un ottimo lavoro. La regia di Ruben Fleischer in quei momenti riesce a seguire bene ciò che succede e, pur non trovandosi davanti ad un capolavoro, il pubblico riuscirà a seguire molto bene ciò che sta succedendo su schermo.
Veramente ottimi, invece, gli effetti speciali. Soprattutto nel finale sarà facile capire che è stato fatto un uso massiccio di CGI, ma in tutte le scene, decisamente tanto dinamiche, l’occhio non vivrà quasi mai situazioni particolari e/o strane, con una resa finale veramente degna di nota. Del resto, non c’è da meravigliarsi, visto che agli effetti digitali ha collaborato anche Industrial Light & Magic, azienda di produzione di VFX di LucasFilm e impegnata, seppur in maniera parziale, in questo film.
Nelle scene d’azione a spiccare è ovviamente Tom Holland. Risaputo come l’attore si impegni sul set per performare tutti gli stunt che può, Holland ha più volte dichiarato di essere un fan dei videogiochi di Uncharted e che dunque interpretare Nathan Drake per lui è un onore. La versione che appare sul grande schermo è certamente diversa rispetto a quella videoludica ma col passare delle scene questo Nathan Drake tende ad avvicinarsi a quello di Naughty Dog. Va detto che l’inizio è quasi tragico e si avrà subito l’impressione di ritrovarsi davanti ad una copia di Peter Parker, ma fortunatamente il tiro viene corretto immediatamente. Senza fare spoiler, si può dire che questo Uncharted è una sorta di storia delle origini e che, se il futuro vorrà, il Nate di Tom Holland diventerà più simile a quello dei videogiochi. L’attore comunque è convincente e quando arriverà ad indossare l’outfit iconico del personaggio i fan non potranno che emozionarsi. Come detto, la scelta dell’attore è sicuramente commerciale più che artistica, ma il risultato in definitiva è più che buono. Simile il discorso da fare per Sully e Chloe: le loro versioni si distanzia non poco da quella dei giochi, ma anche per loro il futuro lascia ben sperare, specialmente per il personaggio di Mark Wahlberg. Wahlberg che comunque ci mette del suo e dà soprattutto l’impressione di essersi divertito durante le riprese. Quasi del tutto inutile la presenza di Antonio Banderas, che è poco più di una macchietta e il suo personaggio ha un’importanza fuori luogo nella prima parte di film, visti poi i risvolti di trama.
Presente una scena dopo i titoli di coda, che lascia intendere il futuro della franchise al cinema e l’eventuale rotta che la storia vorrebbe e potrebbe prendere. Ma si immagina che gran parte della possibilità di vedere altri film della saga passerà dagli incassi al botteghino.
Uncharted, in conclusione, è un buon film d’avventura ma un adattamento di un videogioco che si prende forse troppe libertà. Ci si trovasse davanti ad un film con un titolo diverso e con personaggi con nomi diversi probabilmente il giudizio sulla pellicola sarebbe in parte diverso, ma questo Uncharted mixa in maniera troppo confusionaria elementi videoludici che tra di loro c’entrano molto poco, come sapranno bene i fan dei titoli per PlayStation. Se da un lato, dunque, i giocatori potrebbero restare delusi, anche a causa della scelta di Tom Holland come Nathan Drake – con l’attore decisamente in parte ma in una parte in qualche modo sbagliata – dall’altro lato la fetta di pubblico più generalista si ritroverà davanti ad un film d’azione e d’avventura bello e divertente ma che avrà un retrogusto di già visto. Una regia che fa il suo e degli effetti speciali veramente ottimi completano il quadro di un film sufficiente ma non del tutto riuscito. Uncharted è l’occasione per passare un paio d’ore divertenti e togliersi la curiosità di vedere determinate scene in live-action. Oltre questo, però, c’è veramente poco.
Uncharted arriverà al cinema il 17 febbraio. Di seguito, il trailer ufficiale del film: