Baby: Stagione 2 – Recensione dei primi tre episodi | Anteprima

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BABY

Il 18 ottobre arriverà su Netflix la seconda stagione di Baby, la serie italiana basata sullo scandalo delle giovani squillo di Roma: abbiamo avuto la possibilità di poter vedere in anteprima i tre episodi di questa nuova stagione, e ci sentiamo di dire che ci hanno deluso tantissimo.

Nel finale della scorsa stagione, dopo l’incidente di Saverio (Paolo Calabresi), ed il fatto che Chiara (Benedetta Porcaroli) e Ludovica (Alice Pagani) fossero entrate in possesso del cellulare con i contatti dell’uomo, sembrava che la serie fosse finalmente pronta a raccontare, oltre alle vite degli adolescenti della zona Parioli di Roma, anche l’effettiva storia delle baby squillo del noto quartiere benestante della capitale, storia alla quale la serie doveva ispirarsi nelle intenzioni iniziali. Purtroppo, anche in questa parte iniziale della seconda stagione, non accade nulla di tutto questo nulla di questo.

Questo primo segmento della nuova stagione non parte infatti dal cliffhanger della precedente, ma inizia sei mesi dopo, togliendosi il problema di dover raccontare l’allontanamento delle ragazze da Fiore (Giuseppe Maggio) e senza approfondire più di tanto che effetto abbia avuto l’evento del finale della stagione su Chiara e sul suo rapporto con Damiano (Riccardo Mandolini). Insomma, come era prevedibile, Grams, il collettivo di autori dietro alle sceneggiature della serie, prende la strada più facile e decide di raccontare ancora le stesse dinamiche della stagione scorsa, con drammi adolescenziali, poca scorrettezza e pochissimo coraggio nella storia delle squillo dei Parioli. Ogni volta che la serie sembra pronta ad imbracciare la storia a cui una buona parte degli spettatori è interessata, ossia il reale fatto di cronaca, la serie prende una curva e si allontana completamente da quella strada, lasciando lo spettatore insoddisfatto ed infastidito.

Vi sono vari momenti in cui i personaggi si trovano a doversi confrontare con l’operazione che sta davvero avendo successo nel circolo dei ricchi e dei potenti, ma non ci si spinge oltre al dire che si ci sono imprenditori e politici tra i tanti semplici ricchi e annoiati nel letto di Ludo e Chiara.

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Il budget che Netflix ha stanziato per la serie non è nemmeno insufficiente, anzi: la regia, come al solito affidata ad Andrea De Sica, è comunque la parte più interessante della serie insieme alla fotografia, che la eleva ad un livello superiori rispetto alle produzioni di semplici fiction Italiane, come può essere “I Liceali”. Eppure la serie, nonostante alcune volte sembri prendere finalmente direzioni più ardite, torna indietro come un serpente che si mangia la coda; quando sembra voler destabilizzare il microcosmo delle ragazze, tutto questo non avviene, c’è sempre qualcosa o qualcuno che le tira fuori da ogni situazione, vanificando forse gli unici plot point che potrebbero interessare persone che abbiano superato le prime fase della pubertà e con centinaia di serie tv, anche teen drama, all’attivo come spettatori.

Baby, nelle sue prime tre puntate su sei, si dimostra non essere cambiata ed evoluta, ma anzi rimane il solito prodotto che vuole osare ma non sa come fare, o non vuole: e forse il non voler osare per un prodotto Netflix, è la cosa che più infastidisce e lascia un senso di presa in giro alla fine della visione.