In questi giorni nel mondo del gaming e dell’esport sta tirando un’aria decisamente poco piacevole, a causa della “questione Blitzchung” e delle decisioni di Blizzard Entertainment.
Questi i fatti: Chung “Blitzchung” Ng Wai, un giocatore professionista di Hearthstone che, in un recente stream, ha affermato di supportare tutti coloro che sono impegnati nelle proteste contro la polizia locale e il governo di Hong Kong, è stato sospeso da Blizzard e non potrà partecipare ai Grandmasters, principali tornei del circuito esport del celebre gioco di carte, per un anno.
Nel corso di una diretta in streaming, Ng Wai ha indossato una maschera anti-gas, simile a quelle dei manifestanti di Hong Kong, urlando al microfono uno slogan a favore delle manifestazioni degli ultimi mesi. Ed anche se la censura della software house è partita in pochissimo tempo, bloccando la diretta con uno spot pubblicitario, ormai il “danno” era stato fatto: appellandosi alla sezione 6.1 del suo regolamento per le gare di esport, Blizzard ha bandito il giocatore dai Grandmasters, ritirandogli tutti i premi in denaro vinti e squalificandolo per 1 anno.
[BREAKING] Hong Kong Hearthstone player @blitzchungHS calls for liberation of his country in post-game interview:https://t.co/3AgQAaPioj
@Matthieist #Hearthstone pic.twitter.com/DnaMSEaM4g
— ? Inven Global ? (@InvenGlobal) October 6, 2019
Nei giorni successivi le proteste contro Blizzard sono arrivate da ogni dove: tra l’hashtag #boycottblizzard e le opinioni espresse da influencer, giocatori, giornalisti e caster, la questione è diventata, come normale aspettarsi, virale, dividendo l’opinione, tra chi sostiene che il ban sia stato giusto, in quanto Blizzard ha tutto il diritto di tutelare la propria immagine e chi, per solidarietà alla causa e al giocatore, ha preso posizioni forti contro l’azienda produttrice di Hearthstone, World of Warcraft e Overwatch.
A message from John Needham, Global Head of League of Legends Esports pic.twitter.com/5Au9rE7T86
— lolesports (@lolesports) October 11, 2019
Epic supports the rights of Fortnite players and creators to speak about politics and human rights.https://t.co/GWxDjKVjeJ
— Tim Sweeney (@TimSweeneyEpic) October 9, 2019
La software house ha quindi ritenuto necessario rispondere con una lettera pubblica firmata da J. Allen Brack, presidente di Blizzard Entertainment, per mettere in chiaro la propria posizione:
La trasmissione ufficiale deve riguardare il torneo ed essere un luogo in cui tutti sono i benvenuti. A conferma di ciò, vogliamo mantenere i canali ufficiali concentrati sull’attività di gioco.
Una situazione decisamente spinosa, che sta creando discussioni nel mondo del gaming e dell’esport, ma che, se veicolata nel modo giusto, potrebbe anche avere un effetto positivo nel sensibilizzare più persone sulla complicata situazione di Hong Kong.
Fonte: Dualshockers