Dopo eoni di guerra, colonizzazione e terraformazione, l’universo è un caos di consorzi, alleanze e civiltà. I colonizzatori dei nuovi pianeti devono vedersela con armi epidemiche, malviventi, pirati e feroci leggi di civiltà in cui progresso e tare ancestrali si calpestano a vicenda: benvenuti su Decorum, la nuova creatura di Jonathan Hickman e Mike Huddleston, edito in patria da Image Comics e arrivato in Italia grazie a saldaPress.
Questo primo volume del nuovo lavoro di Hickman, un hard boiled futuristico sci-fi, ha tutto quello che vi potreste aspettare da una storia dell’autore statunitense: un minuzioso e preciso lavoro di world building, con cenni nei dialoghi e spiegazioni più dettagliate nelle immancabili infografiche, una trama che si dipana lentamente, lasciando inizialmente confusi e pieni di domande, per poi spiegare adeguatamente, pur lasciando diversi aspetti in sospeso, portando una parte dei nodi al pettine e creando attesa per il prosieguo.
Scopriamo quindi le basi del setting immaginato da Hickman e Huddleston, con la Chiesa della Singolarità alle prese con la propria missione di creazione della vita e, allo stesso tempo, il sottobosco criminale che prospera e si scontra al suo interno.
In questo ambito, conosciamo la giovane Neha Nori Sood, impegnata nella consegna di un misterioso pacco, e Imogen Smith-Morley, elegante e raffinata assassina della Sorellanza. Il leit motiv di Imogen è il decoro che da il titolo all’opera, e che la distingue da un assassino qualsiasi, un decoro che sembra essere ragione di vita e punto fermo della misteriosa donna e delle sue azioni. Una donna che, come lei stessa affermerà in una scena decisamente importante, non fa minacce, ma promesse. Le due protagoniste, quanto di più distante possa esserci l’una dall’altra, sono i due estremi all’interno dei quali si sviluppa il primo volume di Decorum.
Le vicende di Neha e Imogen si intrecciano con, come già detto, un’opera di world building che mette in campo in maniera intelligente trama e background, che ci mostra questo universo che spazia dal più classico sci-fi a scene che potrebbero ricordare i mondi di Star Wars, dal mood piratesco al già citato hard-boiled, con una spruzzata di conquistadores, intelligenze artificiali, crogioli di razze e un’altra intensa miriade di elementi che vanno a comporre un puzzle complesso, affascinante e che mette insieme sia il derivativo, il citazionismo e la solita grande dose di genialità dello scritto di House of X.
Jonathan Hickman, infatti, non ha bisogno di presentazioni, per chi legge fumetti: l’autore statunitense è uno di quei nomi che, indipendentemente dal fatto che scriva una serie storica per una major o un progetto creator owned, catalizza l’attenzione del mondo dei lettori, crea attesa, quasi sempre ottimamente ripagata e riesce, diversamente da altri colleghi, a coniugare perfettamente ventate di innovazione con elementi classici, magari rivisitati e piegati alle tematiche ormai immancabili della poetica di Hickman, come l’evoluzione, sia artificiale che naturale, e le sue conseguenze. Come nel recente rilancio mutante in casa Marvel, anche in Decorum vediamo infatti uno scontro tra etica e necessità, un contrasto tra una forza alla ricerca della vita e della preservazione di quest’ultima e le conseguenze che la sua stessa esistenza e le sue dinamiche portano al resto del mondo.
E se alla scrittura e allo stile di Hickman siamo sicuramente (ben) abituati, quello che spiazza, colpisce e ci rende entusiasti ancor di più di questo primo volume di Decorum è il lavoro di un Mike Huddleston che definire in stato di grazia potrebbe essere riduttivo: l’artista statunitense mette in piedi un volume pazzesco, che si sposa alla perfezione con il mood caleidoscopico e multiforme della trama e del mondo creati da Hickman.
Huddleston sforna tavole che cambiano stile e tratto a seconda dei toni e dell’ambientazione delle scene che va a raccontare, così come i colori delle stesse: abbiamo bianco e nero con sporadici inserti colorati, per poi passare a coloratissimi paesaggi ricchi di contrasto tra povertà e ricchezza, tra tecnologia e antichità, un tratto che passa dal classico al realistico, inserti e composizioni che rimandano allo stile di Sergio Toppi in alcune scene, tavole che sembrano collage di vari elementi grafici apparentemente discordanti ma sapientemente costruiti, e soprattutto la totale assenza di paletti strutturali nelle stesse, una libertà che sicuramente consente all’artista di scatenarsi e dare il meglio di se, innalzando non di poco il livello qualitativo di questo primo volume di Decorum.
In conclusione, Decorum è esattamente quello che potevamo aspettarci da Hickman, ma con una sferzata che solo una serie priva di legami con un universo narrativo può dare: lo scrittore statunitense, coadiuvato da un Mike Huddleston spaziale, da vita ad un mondo ricco di possibilità e di interesse, in quello che, senza ombra di dubbio, è il principale punto di forza dell’autore di East of West, ovvero l’incredibile lavoro di creazione e la capacità di variare sul tema senza allontanarsi da alcuni degli elementi cardine della sua poetica. Un primo volume che ci porta in un mondo sci-fi dove, alle spalle di un regime teocratico, vediamo affermarsi un mondo criminale in cui tutto è concesso. Non vediamo l’ora di leggere il secondo volume!