Edison – L’uomo che illuminò il mondo di Alfonso Gomez-Rejon | Recensione

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Edison

Ultimato e distribuito negli Stati Uniti nel 2017, approda ora nelle sale italiane “Edison – L’uomo che illuminò il mondo” titolo originale “The Current War”, molto più appropriato nella sua genericità.
Alla regia si colloca Alfonso Gòmez-Rejòn, regista ancora di piccola fama ma che da diversi anni ha iniziato il suo percorso di crescita, dirigendo già due lungometraggi e diverse puntate di serie tv, anche di una certa rilevanza come “Glee” e “American Horror Story”.
Il film, come preannunciato ad inizio proiezione, è ispirato a quel periodo della storia industriale americana che venne rinominato “Guerra delle correnti” che vide scoppiare la rivalità tra Thomas Alva Edison (interpretato da Benedict Cumberbatch) e Nikola Tesla (Nicholas Hoult). Siamo nelle ultime due decadi del 1800 e l’energia elettrica, ai suoi albori, sembra promettere l’inizio di una seconda rivoluzione industriale; in questo scenario Edison è il primo inventore che si propone, su scala industriale, come fornitore di energia elettrica, sotto forma di corrente continua, per alimentare le lampadine a incandescenza da lui stesso prodotte.

EdisonIl nocciolo della contesa consiste proprio nella differenza di vedute tra Edison, con la sua corrente continua, e Tesla, sostenitore di un sistema a corrente alternata in grado di servire utenze molto più distanti, a minor prezzo ma a discapito di un certo grado di sicurezza.
La pellicola sceglie di presentare questa contesa in modo un po’ differente, spostando molto l’attenzione sulla figura di George Westinghouse (Michael Shannon), ben noto inventore e imprenditore dell’epoca, a discapito di Nikola Tesla, come avversario di Edison. Questa scelta è in parte giustificata dal fatto che, ai suoi albori, Tesla ebbe uno scontro puramente ideologico con Edison e non certo commerciale; la guerra delle correnti avvenne, di fatto, a livello imprenditoriale tra Edison e Westinghouse, ma quest’ultimo la combatté sostenendo economicamente le teorie di Tesla.
La pellicola si sviluppa interamente intorno a questo conflitto, dipingendo un Thomas Edison a tinte piuttosto fosche, completamente dedito al suo lavoro, antisociale e disposto a tutto per non essere superato, ne a livello commerciale ne su un piano più prettamente di fama. Edison, inizialmente ancorato ai suoi principi morali, arriverà a sacrificare anche questi pur di screditare il lavoro di Tesla, progettando la prima sedia elettrica solo per dimostrare al mondo la potenziale fatalità dei sistemi a corrente alternata.
Dall’altro lato George Westinghouse viene presentato come un imprenditore puro, privo di animosità verso il suo concorrente ma anzi desideroso di poterci lavorare insieme, per aumentare i profitti grazie alle idee di Edison e, sopratutto, all’ammirazione che il popolo prova per lui.
Nel complesso, la trama riserva poco spazio alla figura di Nikola Tesla, presentato come un giovane scienziato tanto brillante quanto squattrinato, cosa che in effetti fu per tutta la vita, genio incompreso ma anche ricco di spocchia. Il suo tempo scenico è limitato al primo e al terzo atto del film, cosa che lascia un po’ amareggiati.
“Edison – l’uomo che illuminò il mondo” è una pellicola che, in generale, predilige un tono marcatamente romanzesco, creando ad hoc situazioni, avvenimenti e, probabilmente, personaggi interi solo per rendere la storia appetibile al pubblico; non si tratta di un espediente condannabile, la vicenda non è una delle più semplici da portare sul grande schermo considerato che ne una guerra commerciale ne una diatriba tra inventori su un argomento come la corrente continua/alternata sono di particolare stimolo alla visione. Per questa ragione la sceneggiatura sceglie di dare un’impronta spiccatamente umana al tutto, tentando di trasformare la vicenda in uno scontro ideologico e personale, arricchendo con dettagli sulla vita privata dei protagonisti cercando di creare un pathos altrimenti difficile da suscitare.

EdisonPer certi versi, “The Current War” ricorda molto, nello stile narrativo, “The Imitation Game”, film sul genio di Alan Turing, interpretato dallo stesso Cumberbatch; anche in quell’occasione si sceglieva di romanzare e alterare diversi fatti storici, anche in modo significativo, a favore di una maggiore “cinematicità” della trama. Il film venne aspramente criticato per questa ragione e, per certi versi, le medesime critiche potrebbero traslarsi sul lavoro di Rejòn.
Se, tuttavia, scegliamo di ignorare quest’aspetto e di farci trasportare dalla romanzata trasposizione di una delle svolte tecnologiche più importanti dell’epoca moderna, ancora il film non convince appieno.
Il vero problema, al di là della fedeltà storica, risiede infatti nel ritmo della narrazione e nella caratterizzazione dei personaggi principali; non c’è mai, nemmeno nelle scene finali, un vero climax della tensione, un momento che tenga con il fiato sospeso o che faccia presagire un’imminente fine. La scelta di romanzare la vicenda risulta inconsistente, poiché la sceneggiatura manca comunque di quella spinta necessaria ad interessare veramente il pubblico. La “guerra” raggiunge il suo apice all’incirca a metà della proiezione e da lì in poi è solo un lento avviarsi verso un finale già dichiarato. Gli stessi personaggi sono fissi nelle loro caratteristiche, non crescono mai durante la pellicola, nonostante gli anni che passano e tutti gli avvenimenti che intercorrono.
La sensazione generale è che il terzo atto duri fin troppo, il finale è ravvisabile fin dall’inizio e non c’era davvero ragione di allungare così tanto considerato che, a conti fatti, gli ultimi minuti non regalano alcuna sorpresa.
Nel complesso “Edison – L’uomo che illuminò il mondo” è un film gradevole, che racconta uno spaccato di storia sconosciuto a molti ma che non osa abbastanza o, meglio, che osa nelle direzioni sbagliate. Scegliere di romanzare una storia come questa può andar bene, può anche essere inevitabile, ma in questo caso è fatto senza un vero scopo, dal momento che, da metà film in poi, sostanzialmente non accade nulla di significativo e la noia sul finale inizia a farsi sentire.
Una migliore costruzione della tensione avrebbe aiutato indubbiamente ad innalzare il tono di un film che, comunque, rimane un titolo di discreto valore.