Menzione d’onore
Final Fantasy VII Remake

Final Fantasy VII non ha bisogno di presentazioni, essendo “solo” il JRPG più famoso di tutti i tempi ed avendo contribuito, insieme ad altri titoli, al successo mondiale della prima PlayStation. Dopo anni di speranze, annunci e sviluppo, finalmente, in questo strano 2020, milioni di giocatori hanno potuto mettere le mani su questo ambizioso e pericoloso progetto di Square Enix: fallire, trattandosi di un brand e di un capitolo così famosi, sarebbe stato facilissimo, a maggior ragione visti gli ultimi videogiochi del franchise e la scarsa fiducia del pubblico nei confronti del publisher giapponese. Invece, Square, come per magia, è riuscita nell’incantesimo! Final Fantasy VII Remake, o almeno questo primo capitolo, ambientato a Midgar, riesce nella doppia impresa di far innamorare di Cloud, Barret, Tifa e Aerith sia i vecchi giocatori che i nuovi, e di farlo cambiando radicalmente diversi aspetti cardine del gioco del 1997, sia dal punto di vista del gameplay, svecchiato abbandonando la meccanica a turni ma bilanciando strategia, pause e azione, sia dal punto di vista della storia, cambiata (ancora non sappiamo quanto, e per farlo dovremo aspettare il secondo capitolo) e ampliata, regalandoci una Midgar moderna e viva, ma fedele nello spirito a quella del 1997. Sarebbe stato semplice portarci una remastered graficamente adeguata al 2020, ma Square ha tentato il colpo grosso ed ha centrato in pieno il bersaglio! Le nuove avventure di Cloud e compagni sono state a lungo candidate al titolo di Gioco dell’anno per la redazione, spodestate solo da un titolo ancora più incredibile.

E dopo la dovuta menzione d’onore per quello che, al pari dei due titoli che leggerete di seguito, è da considerarsi il gioco dell’anno, siamo giunti finalmente alla conclusione. Vi presentiamo dunque quelli che, a detta dei lettori e della redazione, sono i due migliori videogiochi di questo 2020!

Gioco dell’anno per i lettori di RedCapes.it
The Last of Us: Parte 2 

Si, è una decisione decisamente scontata, ma non quanto possa sembrare: il nuovo gioco di Naughty Dog, a differenza del primo capitolo, acclamato da critica e pubblico quasi all’unanimità, ha diviso, ed anche in maniera feroce, il pubblico. “Colpa” delle scelte narrative di Neil Druckman e soci, o delle tematiche LGBTQ (come se scoprissimo oggi l’omosessualità di Ellie…. ), o di chissà quale altro folle motivo balzato in mente al leone da tastiera di turno, le critiche non sono mancate, scatenando polemiche e review bombing, oltre al classico “il primo capitolo era migliore”.
NO.
Il primo The Last of Us ha rappresentato il canto del cigno della PlayStation 3 ed uno dei maggiori successi della console successiva, così come questo secondo capitolo delle vicende di Ellie e Joel rappresenta il non plus ultra per i videogiochi su PS4 e, probabilmente, vedrà una remastered per PS5 ancora più sbalorditiva di quanto visto pochi mesi fa.
Inutile girarci intorno: chi vi scrive trovava legnoso il gameplay di The Last of Us e, nonostante ciò, ha adorato come tutti il primo titolo. Con questo secondo capitolo, migliora tutto (come lecito aspettarsi): graficamente la PS4 viene spremuta, la colonna sonora è da urlo, la trama, le scelte narrative, il modo di raccontarle, tutto è su un livello totalmente diverso e migliore rispetto al primo episodio. Anche a livello di giocabilità, ci troviamo di fronte ad un prodotto che migliora sensibilmente rispetto al precedente, acquistando maggiore dinamicità. Come possa esistere qualcuno che riesca a definirlo un brutto gioco è la dimostrazione empirica che il pubblico generalista deve ancora crescere, e parecchio.

Gioco dell’anno per la redazione di RedCapes.it
Hades 

Roguelike, Hack and slash sono due termini che, per chi segue questo mondo da qualche annetto, racchiudono alcuni semplici concetti: infinite run, infiniti try and error, infinite build, infinite ripetizioni di bossfight. Avete presente Dead Cells (spero di si)? Ecco, mettetlo in visuale isometrica e racchiudetelo in un comparto artistico che definire clamoroso è dir poco, ed avrete una breve infarinatura di che cosa si Hades, titolo di Supergiant Games, “quelli di Bastion”, per intenderci. Jen Zee, talentuosissima Art Director di Supergiant, riesce a fornire al team di programmatori un enorme fumetto interattivo, in cui vestiamo i panni di Zagreus, figlio di Ade, e portiamo avanti la ribellione del Principe degli Inferi, intenzionato ad abbandonare l’Aldilà. Basterebbe questo per farvi capire perché Hades sia il nostro gioco dell’anno, ma manca ancora la parte più importante: una volta preso controllo del personaggio, ci immergeremo subito in un combat system perfetto, dalla velocità alla difficoltà, dal feeling dei colpi alla resa grafica di questi ultimi. Un gioco che, sia perché la precedente run non è terminata con il vostro successo, sia perché ne siete diventati dipendenti, impegnerà la vostra vita per molte, ma molte ore, grazie ad una rigiocabilità intrinseca nel genere, ma che nel caso di Hades raggiunge vette raramente viste in precedenza. Un instant classic, un titolo indie, seppur ad alto budget, che è riuscito a svettare in un mercato di videogiochi tripla A che non sempre riescono a mettere in campo valori produttivi e qualitativi simili.

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