Questo traguardo era atteso da tantissimo tempo e finalmente, con il Decreto emanato da Dario Franceschini, il ministro della cultura, il cinema italiano dice addio alla censura. Lo stesso firmatario ha spiegato il perché si sentiva il bisogno di un cambiamento sotto questo punto di vista: “quel sistema di classifiche ed etichette è stato ormai superato, come superata è la pratica per cui lo Stato interviene sulla libertà degli artisti”.
Ovviamente, ciò non vuol dire che non ci sarà più alcun controllo per quanto riguarda le opere cinematografiche. Il Decreto Franceschini va infatti a cambiare la dinamica di applicazione di eventuali restrizioni di pubblico, ovvero: saranno gli stessi operatori del settore, produttori e distributori, ad autoclassificare i prodotti realizzati, perché, com’è logico che sia, nessuno meglio di loro può avere in mente il target di riferimento di un determinato film. Il titolo, a quel punto, passerà comunque sotto la revisione della nuova Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche, che si limiterà a verificare che vengano rispettati i criteri della determinata categoria. Se tutto sarà okay, arriverà una conferma. Altrimenti la Commissione potrà, al massimo, proporre una nuova categoria.
A proposito della Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche, il consiglio sarà composto da 49 membri, presidente incluso e annovererà sociologi, pedagogisti, psicologi, esperti di cinema, educatori, avvocati, magistrati, ambientalisti e rappresentanti delle associazioni dei genitori. Le cariche dureranno tre anni e il presidente attuale è Alessandro Pajno.
Sulle classificazioni c’è stato un parziale approfondimento dei livelli di lettura. Il divieto ai minori di 14 e 18 anni rimarranno attivi, ma verranno inseriti in un contesto più ampio. I nuovi punti dunque sono:
- opere adatte a tutti quanti;
- opere non adatte ai minori di 6 anni;
- opere vietate ai minori di 14 anni (che potranno però vedere il titolo a 12 anni se accompagnati da un genitore);
- opere vietate ai minori di 18 anni (che potranno però vedere il titolo a 16 anni se accompagnati da un genitore).
Come detto, si tratta di una svolta epocale per il cinema italiano, se si considera quanto accaduto con Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci, condannato al rogo appena 45 anni fa.