In occasione del suo incontro presso il collegio S.Caterina da Siena di Pavia abbiamo incontrato Michele Foschini, co-fondatore e direttore editoriale di BAO Publishing, e gli abbiamo rivolto alcune domande.
Ciao Michele, grazie per averci concesso questa intervista! Quando ti abbiamo contatto, ci hai detto che ti occupi della parte più noiosa del lavoro; raccontaci allora, cosa fai di preciso in BAO, oltre ad esserne il fondatore?
Insieme a Caterina [Marietti, co-fondatrice di Bao Publishing, ndr] scegliamo i titoli da pubblicare. Questa cosa che può avvenire in due maniere: se si tratta di materiale già esistente all’estero cerchiamo di farci un’idea al riguardo, girando per fiere o facendoci mandare la copia fisica, perché per noi il libro è anche un oggetto fisico e non solo concettuale. Se si tratta di autori italiani, ne inquadriamo il profilo umano, perché devono essere persone con cui abbiamo voglia di lavorare. Ci assicuriamo poi che la loro idea abbia quella dose di emotività che piace a noi, e una certa originalità rispetto a quanto abbiamo nel nostro catalogo, così da motivare le centinaia di ore di lavoro che occorrono per realizzare un libro di sana pianta. Questa era la parte facile. In aggiunta, mi devo anche occupare della contrattualizzazione, delle proposte economiche, di battere la concorrenza (quando ce n’è). Posso scegliere di essere io editor di un libro originale o può candidarsi qualcuno della redazione. Gestisco anche la comunicazione commerciale, traduco i libri degli autori con cui mi sento più in sintonia, parlo con gli interlocutori commerciali, le librerie, i distributori e i promotori, coordino il lavoro della redazione insieme a Leonardo Favia che è a tutti gli effetti il mio vice in questo compito. Infine curo la pagina Facebook di BAO Publishing, intrattenendo un rapporto molto diretto con i nostri lettori.
Prima di essere editore sarai anche un appassionato di fumetti. Raccontaci dal tuo punto di vista come si è trasformata la tua passione, passando da lettore a editore.
Da bambino leggevo esclusivamente Topolino mentre da adolescente ho scoperto i supereroi americani che ben presto cominciai a leggere direttamente in lingua originale. Uno dei miei migliori amici alle superiori era appassionato dei fumetti Bonelli e in qualche modo ho cominciato anche io a seguirli, non diventando però parte principale della mia dieta di lettore perché volevo seguire una serie direttamente dal suo punto di inizio e all’epoca la serie che era iniziata per ultima era Nathan Never e io non sono mai impazzito per la fantascienza… Da adulto ho bisogno di opere che rivaleggino con i grandi romanzi in prosa, quindi cerco storie lunghe e che sappiano trasmettere un messaggio molto forte.
Pensando ad esempio ad Aqualung e al da poco uscito Vivi e Vegeta, è chiaro che la vostra attenzione verso il web è molto alta. Avete altri piani per il futuro che coinvolgano nuovamente il digitale? Pensate di stampare altre storie già pubblicate in rete magari su Wilder o Verticomics?
Noi andiamo dove troviamo fumetti belli, non abbiamo la pretesa di accentrare tutto sotto il nostro “ombrello”. Non temiamo nemmeno il mercato digitale perchè ormai è diventato importante anche nel nostro bilancio e non riteniamo che sia qualcosa che impoverisca il mercato del fumetto cartaceo. Quando però vediamo sul web che un autore si esprime in maniera interessante facciamo attenzione, anche se non crediamo sia il caso di lavorare su una collana che stampi solo titoli apparsi per la prima volta sul web. Non abbiamo necessariamente cercato un epigono di Zerocalcare (che pur rimane comunque il nostro best seller) e quindi non faremo scelte scontate, di cassetta.
Ti sarebbe piaciuto poter pubblicare qualche titolo che è stato portato in Italia da altri editori?
Mi è capitato di rado ed è successo più che altro quando eravamo ancora all’inizio della nostra attività. Mi sarebbe piaciuto poter pubblicare Asterios Polyp di David Mazzuchelli, ma siamo nati proprio in quel momento. Ho sempre ammirato la serie pubblicata da Magic Press Lock & Key di Joe Hill (il figlio di Stephen King) che ritengo uno sceneggiatore di fumetti veramente straordinario e molto sottovalutato in Italia.
Cosa significa per te essere un editore?
Vuol dire scegliere con il cuore e la propria personalità, ma parlare agli altri come se si fosse invisibili, trasparenti. La gente non deve avvicinarsi ai nostri libri perché gliel’ho detto io, Michele, ma perché sono stati consigliati da qualcuno di cui si fidano. Il mio maestro di editoria mi ha insegnato che si devono pubblicare solo i libri bellissimi, quelli che quando vengono letti ti lasciano il bisogno di parlarne ad altri o di regalarli. Per questo devono parlare I libri e non le persone che li fanno.
In conclusione, puoi darci qualche dettaglio sui vostri programmi per il futuro, magari già qualche anticipazione riguardo a Lucca Comics and Games 2017?
A Lucca 2016 abbiamo portato il nostro primo stand tematico e quello del 2017 sarà molto più tematico e assolutamente folle. Tutti i nostri ospiti più importanti hanno già i loro biglietti aerei in tasca, e in un paio di casi si tratterà di persone che susciteranno un’ovazione al loro annuncio. Uno di loro è un autore del quale abbiamo molte cose a catalogo. Quando annunceremo la sua presenza presenteremo anche le sue ultime pubblicazioni che saranno motivo di grande orgoglio per me. Per il momento non dico di più perché rilasceremo presto un video con la “line-up” di Lucca come si fa nei grandi festival musicali. Per quanto riguarda gli ospiti italiani, in assenza di un nuovo libro di Zerocalcare (che è una cosa voluta, uscirà in seguito), tratteremo i nostri autori come le superstar che secondo noi sono. Ci aspettiamo che l’uscita del nuovo romanzo grafico di Turconi e Radice generi delle file epocali. Ci piace l’idea che la gente venga a mettersi in coda o a prendere il numerino anche per autori nostrani (anticipo che avremo un nuovo metodo di prenotazione “a priori” che scongiurerà gli scannamenti che ci hanno tanto spaventato l’anno scorso, ad esempio per Skottie Young). Secondo noi in Italia ci si emoziona poco, nel fumetto spesso ci si emoziona nel privato quando si legge un’opera che ti segna. Noi vogliamo trasmettere anche negli eventi pubblici questa cosa. Se vogliamo far capire al mondo dei negozianti di libri che anche il fumetto può generare best seller come per i grandi scrittori di narrativa dobbiamo far vedere che per gli autori in cui crediamo c’è gente che attende pazientemente in fila per tutto il tempo necessario. In questo il pubblico di Lucca sarà sicuramente un alleato leale.