Kenny Ortega parla della sua carriera e della sensibilità queer delle sue opere

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Kenny Ortega

Kenny Ortega, regista di High School Musical e Hocus Pocus, è stato inserito nella annuale lista del Power of Pride di  Variety per il 2020, spingendolo a fare una riflessione sulle sue esperienze come un uomo dichiaratamente omosessuale inserito nel mondo dello spettacolo, e sull’eredità che alcuni suoi lavori hanno lasciato al pubblico LGBTQ.

La lista Power of Pride di Variety cerca di evidenziare i creatori LGBTQ progressisti, onorando “coloro che nella comunità LGBTQ usano i loro riflettori per favorire la comprensione e promuovere l’inclusione nell’industria dell’intrattenimento”. Non è quindi una sorpresa la considerazione per una personalità come Kenny Ortega. Per quanto concerne l’inclusività nei suoi film, è stato sicuramente un innovatore inserendo nelle sue opere contenuti e riferimenti che hanno incentivato la sensibilità verso il mondo queer. Ha contribuito a promuovere anche messaggi di accettazione e comprensione usando toni leggeri e scanzonati per favorire la comunicazione con i più giovani.

Vi riportiamo gli estratti più interessanti della lunga chiacchierata di Ortega con Variety: “Ho messo un sacco della mia persona nel mio lavoro. Voglio dire, davvero, fin dai primi lavori che ho fatto, anche come coreografa nel cinema e nella televisione. E penso che sia lì, ciò che tu sei, e che ti stia urlando contro, o che sia lì in silenzio, è lì”.

Il personaggio di Ryan Evans di High School Musical, interpretato dall’attore Lucas Grabeel, ha rappresentato un nuovo interrogativo. Ortega prese la decisione di non rendere Ryan apertamente gay a causa della natura family-oriented del film e non era sicuro di come il pubblico e la stessa Disney Channel avrebbero potuto accogliere un personaggio gay inserito in un contesto simile all’epoca: “Devo essere onesto: non penso sarebbe stato possibile all’epoca, e la Disney è il gruppo di persone più progressiste con cui abbia mai lavorato. Ero preoccupato che la Disney avrebbe potuto non essere ancora pronta per attraversare quella linea e muoversi in quel territorio. Così, mi sono preso la responsabilità di fare scelte che sentivo sarebbero state in qualche modo colte da coloro che le avrebbero viste. Lo avrebbero visto e percepito, e si sarebbero identificati in lui. E questo è quello che è successo”.

A riguardo il regista ha poi aggiunto di aver ricevuto vari ringraziamenti dai fan: “Centinaia di giovani mi hanno detto: se non fosse stato per High School Musical non so se sarei mai stato a mio agio dentro la mia stessa pelle. Non so quando sarei stato in grado di sentirmi a mio agio abbastanza da fare coming out ed accettare chi sono”.

Ortega ha poi raccontato alcune terribili e sconvolgenti discriminazioni subite a inizio carriera, mentre stava portando in giro per gli States il musical Hair. Lo show venne rifiutato da gran parte del pubblico in South Carolina, Florida, Oklahoma dove il cast fu vittima di numerose minacce, a Tulsa addirittura il Ku Klux Klan interruppe lo show salendo sul palco. Ortega interpretava un personaggio bisessuale. Un ufficiale di polizia, infastidito da quello che il personaggio rappresentava, nascose della droga nella stanza dell’hotel dove dormiva l’attore, che venne arrestato con l’accusa di essere un pericoloso spacciatore e venne incarcerato rischiando 25 anni di prigione.

In un passaggio molto intenso, Ortega si è soffermato a lungo sulle discriminazioni subite nell’arco della sua carriera citando un episodio in particolare. Durante un tour nazionale del musical Hair , lo show fu accolto molto minacciosamente dal pubblico in South Carolina, Florida, ed in Oklahoma. Qui soprattutto, il cast fu vittima di numerose minacce durante una rappresentazione a Tulsa, dove il Ku Klux Klan interruppe lo spettacolo salendo sul palco. Durante la rappresentazione in South Carolina invece, un ufficiale di polizia, evidentemente indignato dal personaggio bisessuale interpretato da Ortega, nascose della droga nella stanza dell’hotel dove alloggiava, atto che portò al suo arresto facendogli rischiare fino a 25 anni di prigione: “Ero sul palco la sera della prima. Lui era tra il pubblico. Nessuno lo sapeva. Era un uomo calvo, io mi sono presentato come George Berger [il personagio da lui interpretato, ndr] e sono saltato giù dal palco molto poco vestito, scavalcando il pubblico. Ho scelto lui, mi sono seduto di fronte e gli ho dato un bacio sulla testa calva chiamandolo “mamma”. Lui mi ha colpito e sono caduto a terra. Lo show si è fermato e sono stato soccorso dal resto del cast. Il giorno dopo ci dovevamo spostare a New Orleans, tornammo in hotel per prendere le nostre cose e salire sul bus. Quando sono entrato nella mia stanza mi sono ritrovato sbattuto contro un muro con le mie mani legate dietro la schiena. La cosa successiva che ricordo, fu che mi ritrovai in cella e venni accusato di traffico di narcotici, il che era impossibile. Non potevamo neanche pensare di viaggiare con delle droghe. Stavamo attraversando il sud e il midwest passando i confini di diversi stati!”.

“Comunque, la cosa bella di questa vicenda è che la giudice era venuta a vedere il nostro spettacolo. Sua figlia aveva visto lo show molte volte. Quando ha saputo cosa mi era successo ha pensato che qualcosa non andava, così ha fatto ulteriori ricerche. Per prima cosa il poliziotto mi aveva arrestato con il nome di George Berger. Credeva che fosse il mio nome perché nello spettacolo avevamo rotto la quarta parete!”.

La triste vicenda non ha portato ulteriori danni, Ortega fu assolto e il poliziotto fu rimosso dall’incarico, anche se sembra che questo abbia lasciato delle scorie nel futuro regista: “Era una storia dell’orrore che è finita in questo incredibile, con un finale brillante in quanto l’intera  faccenda finì fuori dal tribunale. Lui fu rimosso dall’incarico. Sono stato liberato, ma non sarò mai più lo stesso. Cristo, continuo a guardarmi sempre le spalle, tutt’ora”.

Infine Ortega ha parlato dell’importanza di rappresentare l’estetica queer al cinema, e di come l’abbia portata nei suoi film sottolineando il suo essere un intimo divertimento autoreferenziale. Grazie a questo modo molto personale di rappresentarlo in scena, è stato in grado di portare l’estetica queer al grande pubblico in modo esplicito senza che le persone ne fossero spaventate. In Hocus Pocus, l’allegria delle sorelle Sandderson, il trio di streghe che terrorizzano i protagonisti del film, ne sono un esempio importante: “Le ragazze sono quasi delle drag queen. Ho spinto le attrici ad andare in quella direzione e ho pensato che noi se l’avessero fatto, avremmo intercettato il pubblico, e Dio sa che l’abbiamo fatto. Sono personaggi amati e emulati tutto il tempo”.

Kenny Ortega conclude con un importante appello ai giovani: “Vorrei dire solo: “Continuate a portare la torcia”. Numerose vite sono andate perdute per la ricerca di cambiamento e accettazione, e molti combattenti hanno lavorato per anni per creare un mondo in cui potessimo camminare liberamente senza discriminazioni. Non dimenticate la storia e quello che ha richiesto per portarci fin qui. Dobbiamo andare oltre. Sta a voi giovani portare questa torcia ancora più avanti”.

Fonte: WatermakOnline

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