“Gli dei muoiono. E quando lo fanno per davvero, non vengono più ricordati o rimpianti. Le idee sono molto più difficili da uccidere delle persone, ma possono comunque essere uccise alla fine”.
Sentire il nome di Neil Gaiman dovrebbe richiamare subito alla vostra memoria le sue opere a fumetti più celebri, come Sandman o The Books of Magic, ma sarebbe un errore tenere conto solo di quelle opere infatti prima di essere un fumettista Gaiman è uno tra i più apprezzati scrittori britannici contemporanei; tra i suoi scritti più interessanti non si può dunque non citare Coraline, libro nato per un pubblico molto giovane ma portatore di un messaggio inquietante e tutt’altro che infantile. E anche American Gods, che dietro una scorza molto fantasy e fumettosa, non lesina sulla violenza e sui messaggi inquietanti diretti alla società.
Immaginate di trascorrere 3 lunghi anni della vostra vita tagliati completamente fuori dal mondo, per poi scoprire che tutto ciò che avevate prima non esiste più; è quello che accade a Shadow Moon , che dopo 3 anni esce finalmente dalla prigione, pronto a riabbracciare sua moglie Laura, quando il mondo gli crolla letteralmente addosso apprendendo che la donna da lui amata è morta in un’incidente stradale insieme al suo migliore amico, Robbie; Con il quale sembra stesse intrattenendo una relazione. Proprio quando pensa di aver davvero perso tutto, Shadow riceve un’offerta da Mr Wednesday, personaggio eccentrico che lo assume come sua guardia del corpo in vista di un lungo e misterioso viaggio che l’uomo deve compiere attraverso tutta l’America. Come ben presto si renderà conto, Shadow ha accettato di accompagnare il suo nuovo datore di lavoro nella ricerca di antiche divinità e creature provenienti dai folklori di tutto il mondo: dietro la maschera di Mr Wednesday si cela infatti il dio Odino, intento a reclutare quanti più compagni possibili in vista dell’imminente guerra contro la nuova generazioni di Divinità moderne guidate da Mr World.
Come appunto anticipato prima, la situazione raccontata da Gaiman si presterebbe molto bene per essere adattata in un fumetto(cosa che tra l’altro è avvenuta proprio quest’anno, ma ve ne parleremo più avanti in un’altra sede), e non è un caso che molti sceneggiatori si siano ispirati a questo concept per raccontare le loro storie; l’esempio più recente e lampante è la run dell”Hercules di Dan Abnett uscita in occasione del rilancio All New All Different Marvel (in Italia pubblicata sulle pagine del mensile di Thor), in cui l’eroe ellenico, sopravvissuto fino ai nostri giorni, si trova a dover unire le forze con altri personaggi di diverse mitologie per combattere contro la Tempesta, un gruppo di nuove divinità a cui la gente comune sembra essersi votata.
I personaggi che Shadow e Wednseday, così come quelli che Hercules chiama a se, sono tutte ex divinità che ormai hanno imparato a confondersi tra gli esseri umani che un tempo li adoravano: alcuni fanno i macellai, altri i medici e i chirurghi, e c’è anche chi si è dato all’attività di truffatore e di ladro, divertendosi alle spese dei comuni mortali. In ogni caso, sono tutti molto restii a lasciare la loro nuova vita per affrontare le nuove divinità, sapendo bene che per loro ormai non c’è più posto in questo mondo che ormai ha abbandonato i loro culti, preferendo invece i soldi, la televisione e la tecnologia.
La componente on the road di American Gods ci permette non solo di scoprire alcune realtà attuali degli Stati Uniti ma anche di conoscere divinità originarie dai più svariati pantheon, da quello norreno a quello slavo, da quello africano a quello egizio, da quello irlandese a quello dei nativi americani, ma sopratutto scopriamo come sono arrivati dall’altra parte dell’oceano, emigrando letteralmente nell’allora Nuovo Mondo. E questo è proprio uno dei topic centrali del libro: American Gods è un’esaltazione e un’apologia dell’immigrazione. Nelle sue pagine ci vengono raccontate le vite di uomini e donne che hanno deciso di cambiare vita, proprio come hanno dovuto fare le divinità che in un modo o nell’altro gli immigrati si sono portati con loro nel viaggio, arrivando poi a perdersi e a confondersi nelle città e nelle metropoli. E’ un tema che, nonostante sia stato trattato da Gaiman nel 2001, si dimostra profondamente attuale, visto e considerato il periodo storico che stiamo vivendo.
A livello di scrittura, Gaiman alterna ogni capitolo del libro con dei racconti o leggende che si concentrano su personaggi secondari, per lo più creature o divinità minori che si sono infiltrate tra i comuni mortali e che si trovano a vivere delle vite “normali”: esempio lampante è Bliquis, l’incarnazione della lussuriosa Regina di Saba, che si concede agli uomini che la adorano letteralmente come una dea. In tutta la narrazione, ma in modo particolare proprio in questi piccoli excursus, lo scrittore descrive scene di violenza e di sesso in maniera molto minuziosa e cruda, gettando un’ombra molto pulp sulle vicende di Shadow, Wednesday e compagni. Sempre a livello di scrittura, mi sento di evidenziare nella conclusione (a cui non farò chiaramente alcun riferimento preciso) il punto debole del racconto: nell’avvicendarsi degli eventi viene costruito un climax ascendente che proprio quando ci si aspetterebbe esploda, si risolve in una maniera si sorprendente, ma che fa letteralmente scemare la tensione accumulatasi. Ma a questo, ripeto, si tratta solo di un giudizio personale.
Se siete fan di Neil Gaiman sarà molto difficile che non abbiate già letto American Gods, ma se dovesse ancora recuperare questa lacuna vi consiglio di farlo il prima possibile, vista l’imminente uscita della serie televisiva ispirata dal libro, che da noi sarà distribuita in esclusiva dalla piattaforma Amazon Prime Video.