Passeggiando tra gli espositori della vostra fumetteria di fiducia in questi giorni potreste scorgere i primi due spillati di Green Valley, la serie di Skybound scritta da Max Landis e disegnata da uno dei più talentuosi e apprezzati talenti che il nostro paese offre oggi al fumetto americano e non: Giuseppe Camuncoli (leggi QUI la nostra intervista al Cammo in occasione della scorsa edizione di Lucca Comics and Games 2017).
Se il nome di Max Landis non vi suona nuovo probabilmente avete apprezzato molto il film Chronicle, atipica pellicola “supereroistica” da lui sceneggiata, oppure per via del suo recente omaggio al Superman della DC Comics, ovvero Superman Alieno Americano (QUI la nostra recensione). Inquadrando tutte e tre queste sue produzioni, mi è parso che Landis cerchi in tutti i modi di andare oltre ai costumi e alle armature (anche laddove non ce ne siano), puntando all’uomo che le indossa, mettendone in luce le qualità ma sopratutto le debolezze. E potrebbe sembrare strano che tutto ciò partendo da un incipit molto semplice come quello di Green Valley. I quattro cavalieri del regno di Kelodia sono uomini d’arme di incomparabile abilità, famosi in tutto il regno per via delle loro gesta, che in seguito ad una tragedia che sembra aver posto fine alla loro leggenda trovano l’occasione di riscattarsi quando vengono chiamati a liberare un piccolo villaggio dalla tirannia di un mago malvagio e dei suoi tre draghi…
Non si tratta chiaramente di un inizio dei più originali ovviamente, ma il suo svolgimento, seppur anch’esso non sia innovativo, saprà sorprendervi man mano che la lettura prosegue. Intendiamoci, ovviamente l’intento di Green Valley non è quello di stravolgere i canoni, ma senz’altro è una lettura di intrattenimento, veloce e dinamica come un film o una serie tv (e qui si vedono le evidenti influenze e abilità di sceneggiatore di Landis). E’ una storia molto variegata e bilanciata, fattore rimarcato anche dalle abilità di Camuncoli di saper illustrare magistralmente una mini composta da momenti epici, momenti più riflessivi che ci permettono di scoprire qualcosa di più sui personaggi, e anche da una discreta dose di violenza.
Uno dei difetti riscontrabili di questa serie è il poco approfondimento dei protagonisti, cosa dovuta probabilmente al limite dei 9 numeri. Limite che però non li rende affatto poco credibili, al contrario: riprendendo il discorso iniziale, i personaggi principali sono molto umani, deboli, fallaci nelle loro scelte, ma proprio per questo quanto mai veri. Il capo dei cavalieri di Kelodia, sir Berthwald, è il personaggio meglio scritto di tutta la storia, un uomo che cade in un baratro oscuro dal quale dovrà riemergere grazie anche all’aiuto dei suoi amici, esattamente come i supereroi. Sir Ralphus, al contrario, è un cavaliere risoluto e determinato, ma che dovrà comunque imparare a rialzarsi una volta caduto preda dello sconforto, mentre il simpatico Gulliver “l’Ammazzadraghi” racconta un sacco di bugie sulle proprie imprese solo per potersi far ammirare dal popolo e sentirsi pari ai suoi compagni d’arme. Tutti comportamenti molto veri, molto umani, come lo sono anche i fini dello stregone che i cavalieri di Kelodia dovranno sconfiggere.
Proprio per via della sua immediatezza, mi sento di consigliarvi di recuperare la serie una volta che Saldapress l’avrà conclusa, o acquistando il pack contenente subito tutti i 9 numeri che l’editore ha già presentato in occasione della fiera lucchese, oppure ancora aspettando un’eventuale raccolta in volume unico. Pur con qualche difetto, Green Valley è quindi una buona serie, da leggere assolutamente tutta d’un fiato e senza troppe pretese, se non quella di gustarsi una (a)tipica storia di cavalieri e stregoni.