[Recensione] Runaways Stagione 1 – Quando i tuoi genitori non sono chi credi

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Si è conclusa questo martedì la prima stagione di Marvel’s Runaways, serie co prodotta da Marvel Television e Hulu.

La serie, basata sull’omonimo fumetto di Brian K. Vaughn e Adrian Alphona, segue un gruppo di ragazzi: Alex Wilder (Rhenzy Feliz), Nico Minoru (Lyrica Okano), Karolina Dean (Virginia Gardner), Gert Yorkes (Ariela Barer), Chase Stein (Gregg Sulkin) e Molly Hernandez (Allegra Acosta).

I ragazzi, durante una riunione del gruppo a due anni dalla scomparsa di Amy Minoru, una loro amica e anche sorella di Nico, sorprendono i loro genitori, esponenti dell’associazione P.R.I.D.E., usare una cena di beneficenza dell’associazione come copertura per un brutale rituale sacrificale. I Ragazzi turbati da questa scoperta inizieranno a indagare sulle attività dei loro genitori, che a quanto pare comprendono un progetto segreto a Compton, la chiesa di Gibborim e un potente essere di nome Jonah (Julian McMahon).

Come pare molto evidente dall’introduzione, questa serie è un teen drama a tutti gli effetti, sia nelle relazioni che legano gli altri ragazzi sia nel semplice intreccio narrativo che però funziona.

Josh Schwartz e Stephanie Savage decidono di fare una cosa inusuale per un qualsiasi show supereroistico che abbia questo tipo di pubblico, ossia costruire prima di tutto una storia di origini.

Marvel’s Runaways non racconta infatti la storia di 6 ragazzi in fuga dai loro genitori, bensì di 6 ragazzi che cercano finalmente di scoprire la verità dietro ai loro genitori, una verità che gli era sempre stata preclusa e che rischia di mettere in subbuglio le loro vite, ancora di più del suicidio della loro amica Amy.

A differenza della serie a fumetti, questa serie tv si prende decisamente alcune libertà, date sia dall’impossibilità di citare alcuni elementi della mitologia del Marvel Universe, sia per poter far funzionare meglio il prodotto su schermo; non voglio dilungarmi in inutili paragoni però, voglio solo approfondire alcuni argomenti su cui la serie preme molto.

Runaways non racconta solo il lato ben affermato di Los Angeles ma racconta anche di fuggitivi. Certamente i luoghi glamour e alla moda di Los Angeles sono all’ordine del giorno, ma sono estremamente finti, come d’altronde lo sono anche nella realtà; le feste non sono mai quello che appaiono in questo micro universo creato attorno ai ragazzi e ai loro genitori.

Proprio i genitori in Runaways non sono per nulla personaggi posti casualmente, ma hanno una loro complessità, certamente non sono strutturati e caratterizzati con tutti i crismi, hanno anche loro dei momenti in cui non convincono le loro azioni, soprattutto, Leslie e Tina Minoru, ma per lo più fanno quello che qualunque genitore, buono o cattivo che sia, farebbe: si preoccupano prima dei loro figli ed è esattamente nel momento in cui smettono di farlo che le cose vanno a rotoli.

I ragazzi invece mostrano da subito una buona chimica, soprattutto le coppie stabilite nel fumetto funzionano anche su schermo, sia per come sono rese fisicamente sia per come sono scritte. Nonostante, dunque, non sia un adattamento pedissequo del fumetto di Vaughn e Alphona i personaggi rispecchiano precisamente quelli creati dai due autori.

I più convincenti sono sicuramente Gregg Sulkin che interpreta Chase, Ariela Barer che interpreta Gert e Rhenzy Feliz che interpreta Alex Wilder. Chase e Gert tra l’altro creano alcuni dei momenti comici più divertenti della serie, sia perché sono normalissimi agli occhi dei teenager, sia perché non stonano nel contesto e vengono inseriti in momenti dove la tensione è quasi inesistente.

Mentre del gruppo di adulti mi sento di promuovere decisamente James Marsters come padre di Chase e Julian McMahon come Jonah.

Marsters interpreta un personaggio abbastanza sopra le righe, che magari non da subito ma con l’incedere delle puntate mostra più comportamenti sempre più inquietanti, ma anche funzionali e motivati; mentre McMahon non si smentisce e ci regala un ottimo villain, perché si, Jonah alla fine molto più dei genitori dei ragazzi, è il cattivo della situazione, l’essere potentissimo, l’Uno che i Runaways dovranno sconfiggere.

Il personaggio di Jonah, rappresenta un ottimo connubio tra un Kingpin e un supervillain, calcolatore e sempre più deciso a perseguire il suo piano, qualunque cosa accada.

La regia di Runaways, come d’altronde quella di molti prodotti teen supereroistici e non solo, non è eccessivamente elaborata, ma accompagna la narrazione e permette allo spettatore di seguire la storia senza distrarlo da troppi elementi. La serie non manca poi di una componente fondamentale per una prodotto tv supereroistico: una gestione semplice ma efficace della componente action, che in questa prima stagione, è si ridotta al minimo ma non per questo ha reso la serie lenta, anzi si costruisce bene.

La serie tra l’altro non cade nemmeno nei cliché tipici dei prodotti Marvel, non presentando troppe battutine fuori luogo, anzi, la comicità non manca, ma è inserita solo quando conviene e non rovina i grandi momenti della serie.

Sarà sicuramente interessante vedere come gestiranno la situazione i ragazzi, ma anche il gruppo di genitori, che col progredire della serie si dimostra molto più caratterizzato e contestualizzato della sua controparte cartacea e devo ammettere che gli showrunners sono stati anche bravi nel non trasformarli in macchiette, ma dando ad ognuno un proprio arco ben definito.

Sono incredibilmente contento di questa prima stagione e non vedo l’ora di vedere la seconda, perché si, la serie è già stata rinnovata.