[Recensione] Saga Volume 8 – Le ali, le corna e il robot

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Brian K. Vaughn e Fiona Staples continuano l’infinita epopea di Saga, che, macinando premi su premi, è arrivata all’ottavo volume, ossia al 48° capitolo, non senza cambiamenti di stile, colpi di scena e cliffhanger clamorosi.
Il titolo scelto per questa recensione, liberissimamente ispirato al western di Sergio Leone, si rifà alle atmosfere di questo volume, tipicamente western e thriller, visivamente caratterizzata da un’estrema alternanza di colori caldi e freddi.

Saga

In seguito all’improvviso e devastante aborto subito da Alana al termine del volume 7, la ragazza, suo marito Marko e il principe Robot IV, si recano su Pervious, pianeta, appunto, impervio e pullulante di pericolosi banditi, al fine di portare definitivamente a termine quella che ormai sembra una gravidanza compromessa presso la clinica di Aborto City.

L’anima trash di Saga si amplifica a dismisura in questo capitolo: mentre nei precedenti capitoli, i momenti strambi della serie si trovavano in bizzarre situazioni sessuali, nell’uso di stupefacenti e nella creazione di personaggi fuori dal comune, in questo capitolo troviamo ironia trash, divertente ma spesso fuori luogo ed imbarazzante.
Quello che tiene i lettori col fiato sospeso è, però, la straordinaria abilità narrativa di Vaughn, capace di portare i protagonisti ogni volta in una situazione diversa, lasciare i lettori sbalorditi con un turbinio di colpi di scena ed esporre concetti toccanti e commoventi attraverso i monologhi della piccola Hazel, protagonista e narratrice in ogni capitolo di una morale adatta agli avvenimenti dei suoi genitori e dei suoi amici.
Non ultimo, vorrei sottolineare la varietà di temi sociali e civili esplorati da Vaughn in questo volume: violenza femminile, aborto e diversità di genere, in quanto temi scottanti della società in cui viviamo, trovano spazio anche nella serie, con stratagemmi e situazioni che ne accentuano l’importanza e forniscono enormi spunti di riflessione su questi temi cardine.
I disegni e lo storytelling di Fiona Staples catturano perfettamente la scenegg
iatura al cardiopalma di Vaughn: lo stile inconfondibile che ha contraddistinto Saga in questi anni viene ovviamente mantenuto, in aggiunta al fantasiosissimo design di personaggi e pianeti che continua ogni volta a lasciare noi lettori a bocca aperta.
Nelle pagine di questo volume di Saga, però, oltre alle atmosfere tipiche dello Spaghetti Western, non riesco a non notare un riferimento (seppur involontario) ad uno dei capolavori della maestra del giornalismo d’inchiesta nostrano, ovvero “Lettera ad un bambino mai nato” di Oriana Fallaci: nel lungo monologo della scrittrice fiorentina troviamo la posizione di una madre contro la volontà di far nascere un bambino in un mondo così ostile e violento. I mondi in guerra di Wreath e Landfall sono un’ottima metafora del travagliato periodo storico in cui la Fallaci scrive il libro-inchiesta, quello degli anni di piombo, delle stragi e dei sequestri, ma quindi nasce spontaneo un interrogativo: e se il destino cinico e baro avesse provocato l’aborto di Alana per non far gravare sull’ipotetico nascituro il peso della guerra? Difficile a dirsi, resta sicuramente l’intenzione da parte di Vaughn di rendere Saga non solo un ottimo prodotto, a tratti capolavoro, della nona arte, bensì anche un efficace momento di riflessione sulle tematiche sociali e civili, per conoscere a fondo la società moderna e per incastonare definitivamente Saga nel pantheon dei fumetti imprescindibili.

Ma, alla fine, cosa troviamo in questo volume?
Tante ricche metafore: ad esempio, l’atmosfera desertica e western del pianeta Pervious descrive perfettamente il rischio, la mortalità e la desolazione dell’aborto spontaneo.
Tantissima azione e tanta avventura: finalmente Marko, Alana ed Hazel agiscono come una vera famiglia, un fantasmagorico trio di persone straordinariamente normali pronte a sacrificarsi l’una per l’altra.
Inoltre rivedremo in azione Il Volere, fin troppo lasciato a se stesso e abbandonato negli ultimi capitoli, ora invece protagonista di una storyline che potrebbe seriamente rivelarsi la chiave di volta dell’intera serie: teniamolo d’occhio perché potremmo sentirne parlare in futuro.
Devo essere sincero: non ci troviamo davanti al miglior volume di Saga, dal punto di vista della narrazione deficita abbastanza, con troppi escamotage e soluzioni narrative banali, ma tutto ciò per Saga rappresenta un punto di svolta, arrivato ormai al suo quarantottesimo capitolo; i punti forti, come i colpi di scena e i cliffhanger, vengono puntellati e rinforzati, mentre dal punto di vista sociale sembriamo allontanarci dal mondo idealizzato dei “Romeo e Giulietta nello spazio” per addentrarci sempre di più nella società di cui facciamo parte noi tutti.

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