[Recensione] Thanos di Jeff Lemire – Il ritorno del Titano e la Forza Fenice

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Thanos

Ormai alla luce di Avengers: Infinity War, il personaggio di Thanos è diventato uno dei più noti della Marvel e non è inaspettato quindi che la casa delle idee abbia voluto puntare su di lui proprio con una serie regolare lanciata da un nome importante del comicdom Americano, Jeff Lemire.

I 12 numeri che compongono la breve run dell’autore Canadese sul Matto Titano, vedono anche la collaborazione del noto disegnatore Mike Deodato Jr ( Thanos #1 a #6) e di German Peralta (Thanos #7 a #12).

L’idea alla base della run è alquanto particolare considerando la fama del personaggio nel Marvel Universe e il suo status quasi divino in molte storie anche del suo creatore, Jim Starlin, “Thanos sta morendo ed è ora per Thane di rivendicare il ruolo del padre.”

I 12 numeri realizzati da Lemire pongono il Titano in una situazione inusuale per lui, è impotente, ferito e potrebbe non sopravvivere ad una qualsiasi delle sue tipiche giornate ed è ora a marcire sul pianeta morto, Titano per mano del suo stesso figlio. L’autore cerca in tutti i modi di mostrarci un Thanos debole e fiacco, ma data anche la fama stessa del distruttore di Titano, persino al lettore viene difficile vederlo in questa luce e soprattutto non aiutano nemmeno i disegnatori. Mike Deodato, che c’è da dirlo risulta più piacevole del solito, magari perché non si colora da sé stavolta, rende Thanos ancora troppo imponente, troppo massiccio e statuario anche nella sua parentesi più decadente. Peralta in parte ci riesce grazie a qualche accortezza, soprattutto grazie ai colori di Rachelle Rosenberg, che fa un buon lavoro colorando l’artista Argentino in maniera convincente e donando al Matto Titano sfumature che fin ora non riuscivano a trasparire dalla sola scrittura, un esempio dell’ottima combo artistica tra i due è il #7 che praticamente è un numero muto che ci racconta un decaduto Thanos per immagini sul suo pianeta natale ormai morto e senza vita.

In parte questa run riesce ad essere divertente, magari per chi è alle prime prese con il personaggio pure appassionante, ma per lo più il merito va decisamente allo stesso protagonista; d’altronde stiamo parlando di uno dei villain più interessanti del Marvel Universe. Dall’altra parte questa run riesce anche nell’improbabile, chiude definitivamente il sipario su un personaggio che nessun autore, se non forse Jonathan Hickman (che l’ha creato), è riuscito ad utilizzare bene e che non convince in nessun attimo, Thane. Proprio Thane, che già era stato reso in qualche modo protagonista in Thanos: A god up there listening di Rob Williams, qui fa da co-protagonista, da “cattivo” della vicenda insieme al suo nuovo “amore”, La Morte, amata di un tempo del padre.

Per questa serie il paragone maggiore che viene fuori è quello con qualche shonen, si va avanti di power up e soluzioni narrative accattivanti per un target di ragazzi o giovani adulti che per un motivo o per un altro non si sono mai approcciati al genere supereroistico.

In parte un’occasione sprecata che non riesce a catturare l’essenza del personaggio nemmeno negli attimi finali dove il nostro protagonista riconquista il potere e torna stabilmente ad essere il Matto Tiano.

Posso solo chiudere con “Thanos è tornato.”


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