Un fantasy all’italiana? Senza draghi, elfi, troll e unici anelli da distruggere? Utopia? Noioso? Assolutamente no!
Chi nasce sotto la buona stella di Dungeon’s Dragons (quello rigorosamente con scatola rossa) sa quanto è meravigliosamente bello fantasticare su avventure, su arruolarsi per andare a combattere semplicemente per il gusto di dire “ce l’ho fatta, anche io ho brandito una spada e lo posso raccontare”. YA – La battaglia di Campocarne, il primo romanzo fantasy di Roberto Recchioni ripercorre proprio questa magica atmosfera, con dei piedi ben piantati in terra italiana. Sì perché non c’è nessun nome nordico da imparare a memoria, nessuna terra di mezzo con creature magiche e oggetti di potere ma solo dei luoghi appartenenti alla nostra cultura e morfologia territoriale. Avete mai provato ad avventurarvi nelle crete senesi, o nell’entroterra calabro, avete provato a scalare le vette dolomitiche o dormito nei boschi umbri? Vi assicuriamo che tutto ciò non ha nulla da invidiare ai grandi luoghi raccontati da Tolkien o Martin ed ecco che Recchioni riesce nel primo classico miracolo all’italiana. Il bosco sotto casa nostra che utilizziamo come luogo per andare a fare passeggiate, per cercare funghi e asparagi tutto ad un tratto diviene protagonista di campi di battaglia e fughe all’ultimo respiro.
Il protagonista della storia è Stecco, un ragazzo che deve il suo soprannome al suo fisico quasi anoressico, non certo un fisico da principe o ramingo; Stecco non è per nulla forte, non brilla per intelligenza ma ha cuore e fegato, accompagnato dal sogno di diventare un combattente nelle fila della Compagnia dei Giovani Avventurieri del leggendario Granduomo. Durante il viaggio incontrerà Marta la Brutta, una montanara che col suo modo di fare burbero e spigoloso diventerà uno dei punti di riferimento nella vita di Stecco. La coppia affronterà scontri e sfide, nottate e avventure mirabolanti l’uno accanto all’altra in un turbinio di emozioni dalla passione, all’amore, dalla fisicità alla poesia.
Nonostante la trama possa sembrare semplice sono gli elementi stilistici di Roberto Recchioni il vero fiore all’occhiello di YA. Il linguaggio diretto a tratti colloquiale con un’altissima percentuale di descrizioni soprattutto delle emozioni dei personaggi è il motore pulsante della storia, mai banale ma soprattutto incisivo, l’uso dei flashback ottimo ai fini della storia con un ritmo incessante dalla prima all’ultima pagina. YA ti cattura con la storia dei personaggi, protagonisti semplici ma meravigliosi, collocati in un’ambientazione tanto magica quanto vera. Un libro che merita un seguito che fortunatamente Recchioni sta terminando per presentarlo a Lucca Comics & Games 2017: si chiamerà YA – L’Ammazzadraghi. A completare l’opera di Recchioni la meravigliosa copertina a cura di GIPI che rispecchia totalmente l’anima del romanzo nei propri personaggi.