The Outer Worlds si gioca proprio come un Fallout. È una descrizione molto semplice e lineare, un confronto praticamente ovvio. È facile: già da una veloce occhiata risalta vividamente la forma meccanica dei giochi di ruolo di casa Bethesda e potreste, volendo, già sapere cosa vi può aspettare. Non è un caso che lo sviluppatore, Obsidian Entertainment, era responsabile di Fallout: New Vegas dopo tutto. Ma The Outer Worlds non si limita solo alle similitudini. No, anzi è paradossalmente, e sorprendentemente, come una migliore versione possibile di Fallout. Un potente distillato di tutto ciò che ha reso quella serie così amata.
Halcyon, la colonia più remota dell’umanità, sulla frontiera più recondita!
Vi risveglierete dall’ibernazione con decenni di ritardo su una nave coloniale abbandonata che si è perduta durante un trasferimento verso i confini della galassia, per trovarvi invischiati in una complicata cospirazione che minaccia di distruggere la colonia di Halcyon. Dopo uno stupendo processo di creazione del personaggio – che coinvolge una serie di attributi variabili, vantaggi e personalizzazione estetica quasi maniacali – esplorerete le regioni spaziali più remote e incontrerete diverse fazioni, tutte in lotta per il potere. Le decisioni che prenderete influenzeranno il destino di ogni abitante di Halcyon. Nell’equazione che le corporazioni hanno previsto per la colonia, voi sarete la variabile imprevista.
Come detto, The Outer Worlds adotta le innovazioni più avvincenti – e meccanicamente funzionali – dei moderni Fallout, enfatizzando l’esplorazione (davvero tanto immersiva) e il combattimento incisivo che viene orientato all’azione e all’imapatto grafico grazie al motore grafico (Unreal Engine),che risulta più che soddisfacente. Le somiglianze ovviamente, tra TOW e Fallout, non finiscono qui, infatti condividono lo sguardo satirico ma incredibilmente cupo di un futuro dispotico e caotico. The Outer Worlds mostra la stessa profondità dei primi giochi Interplay e Black Isle Fallout (così come altri giochi del genere RPG degli anni ’90) , con una trama narrativa all’apparenza semplice, ma complessa, che viene interconnessa a relazioni ed eventi che cambiano. In base alle nostre scelte, queste, si sviluppano in un numero apparentemente infinito, polarizzando più versioni del personaggio che vorreste essere, questo particolare meccanismo viene legato a sua volta alla varietà di scelte che potrete fare e alle azioni che intraprendere con un risultato mostruosamente iper reale. Il punto cruciale di questa configurazione fantascientifica è anche la storia. Il sistema Halcyon è gestito interamente da una sorta di consiglio di amministrazione. Infatti, scoprirete che queste corporazioni sono proprietari di interi pianeti. Lo scopo sarebbe quello di usare questi ecosistemi come parte di un più ampio piano. Senza svelarvi troppo, The Outer Worlds è l’antitesi di una versione molto cupa del genere cyberpunk.
Sembro esagerato vero? Eppure no! Alla prima impressione, le società create all’interno di questo gioco appaiono inizialmente come uno strato prevalentemente estetico, quasi effimero. Man mano che andrete avanti, scoprirete che in realtà sono il vero fulcro di tutto il contesto portato allo stremo di una metanarrazione sci-fi . Il capitalismo corporativo influenza profondamente tutto in The Outer Worlds. I modi in cui essi influenzano la società sono una varietà di livelli ben progettati , questo nonostante sembri una parodia della parodia. Ma il tutto sarà molto più radicato e reale: incontrerete lavoratori i cui mezzi di sussistenza sono resi possibili solo offrendo sé stessi allo sfruttamento e alla servitù schiavista, fuorilegge dal colletto bianco che sono più burocratici che malavitosi. Troverete, idealisti, estremisti velati e non, ognuno dei quali ha la propria filosofia su come servire al meglio la colonia e se stessi, fregandosene altamente del resto.
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In The Outer Worlds incontrerete e parlerete con una valanga di personaggi, ed è ovvio che non tutti vi staranno moralmente simpatici. Tranquilli, potrete uccidere qualsiasi personaggio del gioco (tranne uno), e il mondo si rimodellerà attorno a voi e andrà avanti senza di loro. L’importante è che vi ricordiate che quanto fate dipenderà solo da voi.
Sinceramente, visto le decine e decine di conversazioni avute, non mi sono mai sentito come se dovessi sopportare serie di scambi inutili o eccessivi, sia per quanto riguarda nel concreto la sottile sceneggiatura, sia per la varietà di opzioni di risposta, messe a disposizione al personaggio. La moltitudine di possibilità ha permesso alle conversazioni di fluire in modo ampiamente naturale e mai, ripeto mai, robotiche. Un’eccezionale intelligenza che funziona e non fa perdere l’identità e l’intregrità del gioco. Una direzione di dialogo solida e coerente e che aiuta, e giustifica le ore trascorse, ad assorbire il mondo di The Outer Worlds attraverso la sua gente. E poi sono sempre molto coinvolgenti.
La forza del vostro personaggio risplende più intensamente attraverso i vostri compagni.
Avrete la possibilità di reclutare sei personaggi per accompagnarvi e assistervi nelle vostre avventure. Premessa: il gioco ha strumenti sufficienti per sostenere anche lo stile da “lupo solitario”. Ma avere compagni di viaggio, per la corsa alla storia, è una delizia. Ancora una volta, questo grazie alla forza della scrittura e ad un profilo del personaggio ottimamente caratterizzato. Fatto sta che i compagni si sentono come personaggi in carne e ossa, veri, non come semplicemente forme astrali che esistono solo per girare intorno a voi e alle cose che fate o che farete. Converseranno in privato tra di loro e si scambieranno pensieri su dialoghi che magari avrete avuto con altri personaggi. Possono, in situazioni estreme, lasciarvi di propria iniziativa se non sono fortemente d’accordo con una vostra linea di condotta. Ovviamente è tutto meccanicamente condizionato, ma l’illusione che il gioco costruisce è veramente accattivante e reale.
I compagni hanno i loro alberi di abilità ovviamente personalizzabili, i carichi di equipaggiamento, le tattiche di combattimento e le abilità speciali che potrete comandare loro di usare. L’altro strumento principale a vostra disposizione in combattimento, a condizione che le abilità dell’arma del vostro personaggio siano abbastanza alte da usarlo, è la TTD (Tactical Time Dilation), un meccanismo che rallenta l’azione, permettendovi di darvi un po’ di respiro, per analizzare e contrattaccare con precisione. Colpire determinate punti sui nemici vi permetterà di fare cose davvero brutali come: deformare, mutilarle o colpire con effetti specifici (con le armi giuste) come sanguinamento o stun. Nonostante abbia solide basi dei più classici rpg, il combattimento di The Outer Worlds è molto focalizzato sull’azione in prima persona, incorporando cose come parate, blocchi e schivate e attacchi con armi da mischia e armi da fuoco. C’è molta adrenalina e frenesia ed è molto piacevole. Ciò è aiutato da un design audio veramente assurdo, che dà a tutte le armi un feedback sonoro originalissimo. Una serie di “armi fantascientifiche” porteranno una certa diversità nel vostro arsenale. Alcune di queste armi avranno proprietà uniche e divertenti come per esempio metterli l’uno contro l’altro e assistere alla scena. L’unico problema con il combattimento è sulla difficoltà. Regolarla con la raccomandazione del gioco, presa la mano, diventa un gioco da ragazzi.
The Outer Worlds ha purtroppo una serie di scelte tecniche errate legati principalmente al combattimento. Queste vi consentiranno di sostenere (intenzionalmente) dei debuff restrittivi che avvengono in determinate situazioni, in cambio di un “vantaggio” extra, ma è (fortunatamente) completamente opzionale e raramente vale il compromesso. Alzare il livello di difficoltà cambia tutto e il pericolo aumenta, il salvataggio diventa limitato e vengono introdotte meccaniche di sopravvivenza, come la fame e la sete, facendo sentire ogni cosa questione di vita o di morte. The Outer Worlds offre una varietà di approcci di combattimento: alternative, attive, passive e opzionali come lo stealth.
La fine dello spazio-tempo.
Dopo all’incirca 30 ore, quando raggiungerete la fine, sarete spettatori di una serie di epiloghi che descriveranno tutto il vostro percorso e come avete risolto le numerose variabili (principali). La cosa sconvolgente sarà legato al fatto che, finito il gioco, ne vorrete ancora. La voglia di ricominciare e fare tutto in maniera diversa sarà forte in voi.
In conclusione, dato lo studio e le persone chiave coinvolte in questo progetto, questi tratti super positivi non sorprendono. Le somiglianze non sono gli unici elementi che rendono The Outer Worlds un’avventura (spaziale) veramente eccellente: la base incredibilmente solida del fantastico open world, i personaggi meravigliosi dal design accattivamene e ricercato a più livelli con combattimenti fantastici e una scrittura coerente e semplice, sono la vera chiave del successo di questo titolo. Un’alternativa che esce fuori dall’ombra delle opzioni disponibili diventando un videogioco necessario.
Aspettavo questo tipo di recensione per poter decidere l’acquisto. Adesso convinto al 110%.